Taranto. LA SOLIDARIETÀ, UN DONO CHE RIEMPIE IL CUORE OLTRE LE DIVISIONI

Un proficuo confronto tra massoneria e chiesa

Il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, ha usato una metafora suggestiva per spiegare quanto sia necessario, in un tempo di profonde divisioni come quello odierno, investire nella pratica della solidarietà: «Alzando lo sguardo, guardiamo tutti lo stesso cielo».

Non deve destare meraviglia, quindi, vedere seduti allo stesso tavolo, per un confronto sincero, massoni e rappresentanti del clero, come accaduto martedì scorso a Taranto in occasione del convegno “Le vie della solidarietà – Percorsi diversi per un’unica umanità”.

L’iniziativa, organizzata dall’associazione “Io sono contro” presieduta da Giuliana Cianciaruso, con il patrocinio della Provincia di Taranto, del Grande Oriente d’Italia e del Consiglio dei Maestri Venerabili di Taranto (gli interventi sono stati moderati dal direttore di Taranto Buonasera Enzo Ferrari), ha messo a confronto solidarietà laica e cristiana, con lo scopo di verificarne la sostanziale concordanza. Perché quando bisogna recuperare la dignità umana, quando bisogna aiutare chi è in difficoltà, quando bisogna donare il proprio tempo e praticare le proprie emozioni, «evitando che si trasformino in rimozioni» per dirla con Bisi, non vi sono differenze che tengano.

Dopo i saluti del consigliere provinciale Antonio Cannone, delegato del presidente Giovanni Gugliotti, e del presidente del Collegio Circoscrizionale dei Maestri Venerabili di Puglia del GOI, Luigi Fantini, il responsabile degli Asili Notturni “Umberto I” di Torino e il responsabile della Caritas diocesana di Taranto, rispettivamente il Gran Maestro aggiunto del GOI Sergio Rosso e don Nino Borsci, si sono misurati in un confronto sulla pratica della solidarietà. Che è fatta di cose concrete.

Offrire un giaciglio, abiti dignitosi, un pasto caldo, denti sani per poterlo consumare («un povero ha 8 denti in meno di un ricco», ha ripetuto più volte Rosso), anche piedi curati perché per chi vive per strada camminare è una parte importante della giornata, sono azioni che istituzioni come Asili Notturni e Caritas offrono da decenni, spesso in sinergia, mettendo da parte insegne e percorsi di natura religiosa o filosofica.

A Torino si fanno 5mila interventi l’anno, sono state fornite oltre 500 protesi dentarie (gli Asili Notturni sono presenti anche a Taranto, con progetti mirati), numeri replicabili dalla Caritas diocesana, dove l’esperienza trentennale di don Borsci («con la comunità Airone – ha spiegato – abbiamo salvato centinaia di ragazzi dalla tossicodipendenza, che ora sono inseriti a tutti i livelli della società») si è riversata nell’opera quotidiana a sostegno dei poveri.

Solidarietà che, con l’occhio del clinico Domenico Mazzullo, massone e psichiatra che ha partecipato al convegno di martedì, resta un mistero insondabile. L’istinto di sopravvivenza, infatti, dovrebbe essere più forte della tensione ad annullare sé stessi per salvare gli altri. Eppure la solidarietà si pratica, anche se meno di quanto se ne parli. E resta un mistero insieme al suo opposto, la crudeltà: «Gli aguzzini nazisti – ha raccontato Mazzullo – facevano tiro a segno con i corpi dei bambini prigionieri dei campi di sterminio, salvo poi tornare dalle famiglie che vivevano vicino a quell’orrore, magari per curare i fiori del proprio giardino».

Ecco perché, quando le ombre della storia appaiono addensarsi nuovamente, bisogna ricorrere alla forza della condivisione. «La nostra è un’umanità dolente – le parole del Gran Maestro Bisi –, la solidarietà serve. Per questo ringrazio tutti i fratelli che la praticano, qui a Taranto come altrove: dobbiamo essere nel mondo, dobbiamo condividere, ricordando che prendere riempie le mani, ma donare riempie il cuore».

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