“Sarte pagate un euro all’ora. In Puglia”. La denuncia del New York Times e e la risposta di Salvatore Toma, Presidente della Sezione Tessile, Moda e Abbigliamento di Confindustria Taranto e Confindustria Puglia

“Sarte pagate un euro all’ora. In Puglia”. La denuncia del New York Times e e la risposta di Salvatore Toma, Presidente della Sezione Tessile, Moda e Abbigliamento di Confindustria Taranto e Confindustria Puglia

Accuse ai colossi italiani della moda 

“Migliaia di lavoratrici sottopagate creano indumenti di lusso senza contratto o assicurazione”. Il New York Times attacca apertamente grandi aziende italiane della moda perché secondo il giornale americano sfruttano il lavoro nero pagando le lavoratrici anche un euro all’ora, in Puglia.

“Made in Italy, ma a che prezzo?” è quanto chiesto, e denunciato, dal New York Times che nell’articolo “Inside Italy’s Shadow Economy” paragona le condizioni di lavoro in questa parte d’Italia a quelle in India, Bangladesh, Vietnam e Cina. In apertura del réportage la testimonianza di una donna di Santeramo in Colle.

Salvatore Toma commenta l’attacco del New York Times  

Mi sento di respingere fortemente, ed allo stesso tempo di stigmatizzare, la denuncia riportata dal New York Times: in Puglia non esistono più condizioni di lavoro del genere, e se le grandi case di moda si rivolgono a noi, è invece proprio per il contrario: le nostre maestranze sono le più qualificate e in possesso dei requisiti di legge”.

Così Salvatore Toma, Presidente della Sezione Tessile, Moda e Abbigliamento di Confindustria Taranto e Confindustria Puglia, respinge al mittente le accuse lanciate dal quotidiano statunitense riguardanti le presunte condizioni di lavoro (paragonate a quelle del Bangladesh) in cui opererebbero le lavoratrici addette alle confezioni in Puglia.

“Si tratta di una evidente forzatura che il rinomato giornale, probabilmente ai fini di un sensazionalismo non meglio giustificato, ha voluto fare gettando un’ombra pesante sul nostro comparto. Un comparto che – aggiunge Toma – è invece in fortissima crescita ed espansione e sta puntando, anche attraverso la mia presidenza e in stretta collaborazione con Sistema Moda, alla formazione continua attraverso una sempre più stessa collaborazione con gli istituti scolastici e l’università.

Oggi sicuramente esistono ancora frange di lavoro sottopagato- come in tutti i settori- ma neanche lontanamente paragonabili a quanto denunciato dal N.Y. Times. Sono proprio le grandi aziende, peraltro, a chiedere ai laboratori il Durc (documento unico di regolarità contributiva, ndr) ed altri adempimenti sulla sicurezza, rendendo di conseguenza molto più fitte le maglie della legalità, dalle quali evadere diventa difficile.

La grande attenzione – prosegue Toma – alla formazione ed all’innalzamento dei livelli di istruzione su cui stiamo puntando, inoltre, è proprio mirata all’abbattimento di quella piccola quota di sommerso ancora presente. Infangare un’intera categoria non servirà certo a farci tornare indietro.

Noi in Puglia siamo bravi ed è una condizione che ci viene oramai riconosciuta a tutti i livelli: abbiamo però competenze che vanno salvaguardate e quindi respingiamo totalmente al mittente questo tentativo di screditare una tradizione che vige in Puglia ( e a Martina Franca in particolare) oramai da più di un secolo”.

Toma, intervistato stamani da Rai Radio 3 (nel corso della trasmissione “Tutta la città ne parla”) ha preannunciato specifiche iniziative che la sezione promuoverà a breve proprio in merito alla crescita – quantitativa e qualitativa, con le attività formative in itinere – del comparto della Moda pugliese.

 

viv@voce

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