SAVA. Fogna pubblica. Ma quanti altri decenni ancora ci vorranno per averla?

SAVA. Fogna pubblica. Ma quanti altri decenni ancora ci vorranno per averla?

Dalla prima metà degli anni ’70 ai giorni nostri. Cosa hanno detto, cosa hanno fatto i primi cittadini savesi in questi passati oltre 40anni

Cerchiamo di raccontare, o meglio di descrivere, le ragioni che hanno portato il nostro paese ad essere ancora sprovvisto del più importante servizio pubblico per una comunità: la fogna pubblica. Nella prima metà degli anni ’70 ad una domanda fatta da un cronista al primo cittadino dell’epoca sul perché il paese non si era ancora dotato, a differenza di molti comuni che già avevano avviato l’iter per la raccolta dei liquami, la risposta fu secca.

“I savesi portano i loro scarti nelle campagne e da qui li usano come fertilizzanti per la terra”. Una risposta che, a leggerla con gli occhi di oggi, ha dell’incredibile. Ma fu con l’emergenza nazionale sul colera che fu avviata la costruzione del depuratore sulla interprovinciale Sava-Francavilla e addirittura furono posizionati già, sotto traccia, i tubi di raccolta nelle Vie più importanti del paese. Sembrava che fosse tutto pronto per gli allacciamenti ma da qui arriva lo stop da parte della Prefettura. Motivo?

E’ stato sbagliato l’esproprio! Ovvero, sulla carta risultava un luogo ma di fatto non era quello dove il depuratore era stato costruito. Incredibile! Questo blocca tutto. E il susseguirsi dei sindaci non ha avuto la capacità di prendere di petto la situazione e di avviarla a degna risoluzione.  In questo stallo, passati ben 25anni, nel 1994 è stato il sindaco Aldo Maggi a prendere in mano la situazione e ad imporre alla Regione l’emergenza igienico-sanitaria. Da qui l’Ente regionale ha avviato i finanziamenti al nostro Comune per cominciare a mettere sotto traccia i primi tubi di raccolta dei reflui.

Una volta avviata l’impiantistica, servendo quasi il 90% del paese ad esclusione delle zone nuove, Aldo Maggi si è fermato e la Regione Puglia ha calato dall’altro l’idea del Depuratore consortile. Ovvero un depuratore che potesse servire anche Manduria e le sue marine. L’Europa ci finanzia il tutto in quasi 15milioni di euro. Apparentemente sembra andare bene. Sembra.

Nel suo progetto primitivo la Regione individua lo scarico in battigia e da qui comincia il calvario. Manduria, e relativamente Avetrana, protestano vivacemente contro questa decisione. A ragione, proprio in virtù delle due decine di chilometri di costa che cadono nel feudo messapico, Manduria e Avetrana bloccano il progetto con lo scarico in battigia in quanto renderebbe non più limpida l’acqua del mare.

Nichi Vendola, governatore succeduto a Raffaele Fitto, accontenta le rivendicazioni dei due Comuni. Quindi, non più lo scarico sulla riva del mare ma a due chilometri e servito da una condotta sottomarina. Sava, crede che sia la volta buona. Il Comitato cittadino di salute pubblica non vede l’ora di vedere realizzata l’opera in modo che il nostro paese risolve, una volta per tutte, l’atavica mancanza della fogna pubblica. L’instabilità amministrativa di Manduria e Avetrana detta legge: non vogliamo più la condotta sottomarina a due chilometri ma ben sì a 4. Si trovano sul campo delle manifestazioni personaggi politici che, pur di avere maggiore visibilità, cavalcano l’onda della protesta facendo finta di scordare che molti di loro erano tra quelli che avevano avvallato il progetto.

Sava sta alla finestra e alcune affermazioni sulla stampa locale, del tipo “Il Depuratore può scaricare dove vuole l’importante che si attivi il tutto quanto prima” mette di traverso il nostro paese con i Comuni interessati direttamente al Depuratore consortile. Passano gli anni e nessun Comune su citato si pone un’alternativa seria allo scarico a mare. Per cui, essendo nato Consortile il depuratore resta tale e nessun Comune, dico nessun Comune, prepara un progetto alternativo magari per conto proprio uscendo così da questo muro contro muro che vede i tre Comuni interessati.

Una volta andato via Aldo Maggi, è Dario IAIA a farsi carico (elettoralmente, con la propaganda) della risoluzione del problema. Macchè. Manco questo. Anzi, IAIA è bravo a litigare con Manduria e Avetrana, è una sua prerogativa questa, e promette sfracelli. In un incontro nella sala consiliare savese nel novembre del 2016 dice addirittura “bloccheremo le strade del paese e indiremo lo sciopero cittadino, perché Sava vuole la fogna quanto prima” e punta il dito contro il governatore della Puglia in quanto “c’è la volontà politica che i lavori non iniziano e Emiliano è il regista”.

Ma nello stesso incontro fu l’ex vicesindaco Fabio Pichierri che dal microfono lo sbugiardò: “In questi due anni non sono stati fatti interventi amministrativi nella Regione sul tema depuratore”.

Intanto la Regione va avanti per contro suo, ignorando Manduria e Avetrana, e dà in appalto la costruzione del depuratore ma il problema rimane lo scarico. Un anno fa la ditta appaltatrice inizia i lavori di sbancamento dell’intera area designata ma ecco le proteste.

Le manifestazioni cittadine che vedono i sindaci di Avetrana, di Manduria e di tanti altri Comuni limitrofi (per solidarietà questi ultimi), ma Sava non c’è, impongono il blocco temporaneo della costruzione del depuratore. Ed è passato già un anno.

Dario IAIA si defila dal contesto e oggi marcia non sappiamo verso dove. Ma visto che è così bravo a dare direttamente progetti per svariate decine di migliaia di euro ai tecnici perché non ha pensato a far progettare un depuratore con la fitodepurazione per Sava e lasciare Manduria e Avetrana al loro destino?

Questo poteva fare e non lo ha fatto. In questi sette anni di sua amministrazione è stato bravo solo a riempire le pagine dei giornali e a litigare con tutti.

Anche lui è responsabile, amministrativamente e politicamente, se oggi Sava non ha la fogna pubblica.

Giovanni Caforio

viv@voce

Lascia un commento