Organizzazione sanitaria e assistenza psichiatrica, il “modello Lecce” e la sfida della promozione della salute negli istituti di pena

Promuovere la Salute all’interno di un carcere è uno dei traguardi più ambiziosi per la psichiatria moderna

A Lecce, venerdì scorso, nella Sala Teatro della Casa Circondariale di Borgo San Nicola, si è riusciti a fare qualcosa di più: raccontare un’esperienza concreta e farla diventare patrimonio comune. C’è tutto questo nel congresso scientifico intitolato “Nuove sfide della psichiatria: i percorsi di cura per la gestione dei disturbi psichici in ambiente carcerario”, che ha raccolto attorno al “modello Lecce” psichiatri, medici, magistrati e operatori sanitari e giudiziari.

Difatti, con l’attivazione nel settembre scorso della Sezione Intramuraria per la Tutela della Salute Mentale per le persone ristrette presso la Casa Circondariale di Lecce, la ASL Lecce ha completato la “filiera assistenziale” disponibile per questa specifica tipologia di utenza, un vero e proprio PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale), secondo il modello promosso dalla Conferenza Unificata Stato-Regioni, probabilmente unico nella realtà nazionale.

La sezione intramuraria non è solo il primo reparto del genere in Puglia, e uno dei più grandi in Italia, ma è anche un modello avanzato di collaborazione, suggellato da un Protocollo d’intesa, tra Azienda sanitaria, Regione Puglia e Amministrazione penitenziaria. Con risultati concreti, in termini di servizi offerti alla popolazione carceraria (oltre un migliaio di detenuti), che promettono ulteriori sviluppi. Alla Sezione psichiatrica – un “reparto ospedaliero” dotato di 20 posti letto – sono infatti collegati poliambulatori e servizi sanitari specifici, compreso il sistema di telemedicina carceraria che consente di realizzare un’importante attività diagnostica in remoto, capace quindi di limitare drasticamente i trasferimenti all’esterno, a tutto vantaggio della sicurezza di detenuti e operatori. Il tutto inserito nella cornice della Carta dei Servizi sanitari carcerari.

In questa dimensione globale si colloca dunque il congresso di Lecce, un intenso momento di approfondimento e riflessione che ha visto la presenza delle Istituzioni, al massimo livello di rappresentatività; tra gli altri: il dott. Antonio Maruccia, Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Lecce, il dott. Carmelo Cantone, Provveditore Dipartimento  Amministrazione Penitenziaria della Regione Puglia e Basilicata, la dr.ssa Silvia Maria Dominioni, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Lecce, la dr.ssa Cristina Rizzo, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Lecce. Padroni di casa la dr.ssa Rita Russo, Direttore della Casa Circondariale di Lecce ed il dott. Serafino De Giorgi, Direttore del Dipartimento Salute Mentale ASL Lecce.

Tra i partecipanti (circa 250) spiccava la presenza delle direzioni degli Istituti di pena della Puglia e Basilicata e dei loro comandanti, ufficiali ed agenti di Polizia Penitenziaria, oltre a numerosi operatori della Salute Mentale delle ASL di Lecce, Brindisi e Taranto.

Professori universitari, giuristi e specialisti ASL hanno prodotto relazioni molto apprezzate dal pubblico. Il prof. Massimo Clerici, dell’Università di Milano, ha illustrato “Il progetto Insieme” ed i percorsi di cura per il detenuto con disturbi psichici; Silvia Maria Dominioni ha parlato degli aspetti problematici della detenzione nella persona con disturbi psichici gravi; del trattamento del paziente con disturbo psichico e abuso di sostanze ha invece trattato il prof. Sergio De Filippis, dell’Università di Roma, mentre Paola Calò ha puntato l’attenzione su depressione e gestione del rischio suicidario, illustrando protocolli e percorsi di cura integrati applicati nel penitenziario leccese. Tiziana De Donatis ha quindi approfondito il tema della detenzione e Psichiatria di Comunità, allargando lo sguardo verso le prospettive del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale e, in chiusura, Alessandra Moscatello ha spiegato come è organizzata e gestita nella prassi quotidiana la Sezione Intramuraria per la Tutela della Salute Mentale.

Un percorso di conoscenza all’interno dei nuovi assetti dell’organizzazione sanitaria penitenziaria, con la forte consapevolezza che, proprio sul versante dell’assistenza psichiatrica, si è di fronte ad una nuova prospettiva da cogliere e, insieme, alle criticità più difficili da affrontare, poiché i disturbi psichici risultano tra le patologie maggiormente rappresentate nella popolazione detenuta. Una condizione di estrema fragilità che le statistiche rendono evidente. Secondo la Società Italiana di Medicina e Salute Penitenziaria, più di 42 mila detenuti italiani – circa il 77% degli oltre 54 mila totali – convivono con un disagio mentale: dai disturbi della personalità alla depressione, fino alla psicosi. Problemi gravi che possono portare a conseguenze estreme, come i circa 7mila episodi di autolesionismo registrati ogni anno nelle carceri italiane, o i 43 casi di suicidio e gli oltre 900 tentativi nel solo 2014.
Uno scenario complesso, insomma, a cui l’esperienza maturata a Lecce mira a offrire una risposta credibile, da un lato promuovendo la salute dentro gli istituti di pena, dall’altro attraverso la costruzione di protocolli di cura accessibili e, soprattutto, di sistemi di sostegno multidimensionali in favore del paziente-detenuto ma anche di ogni operatore responsabile di azioni di trattamento.

Singolare, infine, anche la cornice in cui si è svolto il congresso. Il teatro del carcere è stato rimesso a nuovo per l’occasione, ed in pochi giorni, dal settore specializzato della Polizia Penitenziaria e dai detenuti lavoranti, realizzando una “location” che non aveva davvero nulla da invidiare alle sedi congressuali convenzionali. Nel corso dei lavori è poi venuto alla luce un mosaico, un’opera d’arte coperta da intonaco e di cui si era perduta memoria. Una bella sorpresa per tutti, giacché la bellezza può trovare modi e luoghi insospettabili per farsi apprezzare.

 

 

 

 

 

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