TARANTO. Esuberi Ilva. “Un Consiglio regionale monotematico da tenere a Taranto e, perché no, proprio davanti alle portinerie Ilva”

TARANTO. Esuberi Ilva. “Un Consiglio regionale monotematico da tenere a Taranto e, perché no, proprio davanti alle portinerie Ilva”

Proposta del Consigliere regionale Gianni Liviano

Un gesto segno che dia il senso della vicinanza della Regione ai problemi occupazionali tarantine. Ma deve essere un Consiglio che esplori la vicenda Ilva in tutte le sue sfaccettature e che produca atti concreti, provvedimenti da mettere, poi, sul tavolo del governo per far capire che non si possono prendere decisioni sulla testa delle istituzioni cittadine e regionali e, soprattutto, su quelle dei lavoratori e di una città che continua a pagare dazi troppo alti.

Produrre atti concreti perché di fronte a circa cinquemila esuberi e ad un piano ambientale, quello presentato da Am Investco, che ha riscosso critiche da tutti, nessuno escluso, e di cui non è dato ancora sapere se le osservazioni che le associazioni ambientaliste e le istituzioni siano state tenute in debita considerazione e, di fatto, utilizzate per ricalibrare il piano stesso, non si può essere passivi. Non possiamo permetterci il lusso di lasciare il passo alla politica parolaia. La politica dei fatti, invece, deve cominciare a manifestarsi e a far sentire la sua voce.

 Magari, per quanto riguarda la Regione Puglia, mediante percorsi di formazione per i lavoratori che saranno considerati esuberi, aiuto a start up di attività imprenditoriali, incentivi all’esodo volontario”.

A lanciare la proposta è il Consigliere regionale Gianni Liviano che, nel chiamare in causa la Regione per quanto di sua competenza richiama quanto previsto nella Legge regionale speciale per Taranto, di cui è il coordinatore del tavolo tecnico, che aveva già ipotizzato l’emergenza che sarebbe scoppiata in conseguenza dell’espulsione dal ciclo produttivo di un numero cospicuo di lavoratori.

Infatti, che ci fosse all’orizzonte lo spettro degli esuberi “non possiamo certamente considerarlo una novità”, aggiunge Liviano. “Della possibilità di esuberi consistenti, infatti, se ne parlava già prima che il governo propendesse per l’affitto del ramo d’azienda alla cordata ArcelorMittal – fa presente Liviano – per cui non mi sembra il caso, adesso, di parlare di fulmine a ciel sereno. Già in tempi non sospetti c’erano indicatori che andavano verso quella direzione, a cominciare dagli allarmi lanciati dell’Ocse. Adesso, però,  non è il momento delle lacrime di coccodrillo ma quello di rimboccarsi le maniche”.

Ai lavoratori Ilva, che lunedì si riuniranno in assemblea permanente e che incroceranno le braccia per ventiquattro ore, “va la mia solidarietà e vicinanza e già da ora do la mia adesione ai loro cortei” così come “mi sento vicino alle ditte dell’indotto che rischiano di essere cancellate via senza colpo ferire. Ora, però,  bisogna tornare ad essere incisivi, se mai lo siamo stati, e non accontentarsi delle parole del sottosegretario Bellanova che continua a ripetere che nessun lavoratore sarà lasciato per strada e che nessun posto di lavoro andrà perso.

È vero – prosegue Liviano – che Am Investco parla di diecimila assunzioni ma sono obiettivi  che saranno raggiunti nel lungo periodo. Adesso c’è il contigente da governare e occorre farlo con atti risolutivi della vicenda.

 Attendiamo, inoltre, di sapere, – conclude – le determinazioni cui giungerà la commissione Antitrust dell’Unione europea. Decisioni delle quali non si potrà non tenere conto. Ma quello che più auspico è che la città non si divida ma sia solidale e una cosa sola con i lavoratori”.

 

viv@voce

Lascia un commento