TARANTO. “Ilva, Mittal: le altre sorprese del nuovo Piano Ambientale”

TARANTO. “Ilva, Mittal: le altre sorprese del nuovo Piano Ambientale”

Legambiente: “Siamo stufi di conigli nel cilindro, sconti a nostre spese e sorprese a senso unico. Per ridurre davvero i rischi sanitari chiediamo di demolire le cokerie fermate, mantenere una sola linea di sinterizzazione e coprire tutti i Parchi Ilva”

Demolire le cokerie fermate, mantenere una sola linea di sinterizzazione, coprire tutti i Parchi Ilva. Per ridurre davvero i rischi sanitari presenteremo queste richieste nelle nostre Osservazioni alla proposta di Piano ambientale per l’Ilva di Taranto, depositata da AM InvestCo Italy srl, di cui stiamo proseguendo l’esame. Ne stiamo scoprendo nuove sorprese, sempre negative, dopo quella da noi già denunciata dei tempi “biblici” di attuazione che chiederemo vengano ricondotti a quelli previsti dal Piano approvato nel marzo 2014.

Cominciamo dai Parchi.

Per Parco OMO, Parchi AGL Nord e Sud, Parco Loppa, AM InvestCo srl chiede l’approvazione di un progetto alternativo alla copertura. Il progetto prevede il confinamento su tutti i lati dei parchi mediante l’installazione di barriere frangivento, il mantenimento di sistemi e procedure  di bagnatura dei cumuli attualmente utilizzati, e, per gli aspetti connessi alla gestione delle acque, impermeabilizzazione delle superfici del parco,  collettamento, trattamento e riuso delle acque stesse.

Si tratta di un grave passo indietro rispetto al contenuti dell’AIA del 2012 e del Piano Ambientale del 2014, che prevedono la costruzione di edifici chiusi, dotati di sistemi di captazione e trattamento di aria filtrata. Riteniamo irricevibile il progetto alternativo alla copertura che comporta il ricorso a sistemi di contenimento delle polveri che l’esperienza ha dimostrato non adeguati.  Peraltro, incredibilmente, a fronte di interventi assolutamente meno impegnativi della copertura, AM InvestCo prevede tempi di attuazione enormemente dilatati: una sorta di doppio sconto.

Legambiente ritiene che non ci sia alcuno spazio per sconti e mercanteggiamenti e nelle sue Osservazioni, che presenterà entro il termine previsto del 5 settembre, chiederà che vengano confermate le prescrizioni di copertura di tutti i Parchi.

Passiamo all’area cokerie

AM InvestCo si riserva la possibilità di riavvio per due batterie (la 3 e la 4 oppure la 5 e la 6) limitandosi ad indicare che “Ai sensi del piano Industriale di AM InvestCo, il riavvio di due batterie (3-4 oppure 5-6) è soggetto al verificarsi di determinate condizioni economiche. Laddove queste condizioni si verifichino, si provvederà ad attuare per la coppia di batterie da riavviare gli interventi che garantiscano la coerenza con le previsioni del DPCM 14/03/2014 come eventualmente modificate.

Dalla AM Investco non viene fornita alcuna informazione circa le maggiori emissioni inquinanti che si accompagnerebbero al riavvio di altre due batterie, che – se attuato- porterebbe a 8 il numero delle batterie operative presso lo stabilimento siderurgico tarantino.

La stessa AM InvestCo, però, nel Programma Organico Cokerie al punto relativo alla Analisi comparativa degli impatti ambientali, quantifica in 199 tonnellate/anno di polveri nel 2023 il contributo emissivo di sei batterie relativamente al flusso di emissione convogliata di polveri dalla produzione del coke e all’emissione diffusa dalle torri di spegnimento, per una produzione di circa due milioni e mezzo di tonnellate/anno di coke.

Ipotizzando una uniformità produttiva ed emissiva appare plausibile supporre che la messa in esercizio di altre due batterie comporterebbe un incremento produttivo pari a circa 800 tonnellate /anno di coke con un contributo emissivo di circa 60 tonnellate/anno di polveri che porterebbe a superare le 250 tonnellate/anno di polveri immesse in atmosfera dalle sole cokerie con una maggiorazione di un terzo rispetto allo scenario riportato da AM InvestCo.

Una prospettiva inaccettabile: Legambiente chiederà nelle sue Osservazioni alla proposta targata AM InvestCo che le cokerie 3, 4, 5 e 6 vengano tutte demolite

Arriviamo all’impianto di sinterizzazione

AM InvestCo si riserva la possibilità di tenere in esercizio la seconda linea dell’impianto di sinterizzazione limitandosi ad indicare “Il piano industriale di AM InvestCo prevede di operare almeno una linea dell’impianto di sinterizzazione …… laddove il piano industriale di AM InvestCo rendesse necessario operare la seconda linea dell’impianto di sinterizzazione, si prevede si realizzare, anche su questa linea, gli interventi previsti non oltre il 23/08/2023.

Anche in questo caso dalla AM Investco non viene fornita alcuna informazione circa le maggiori emissioni inquinanti che si accompagnerebbero a tale configurazione produttiva. In alcuni recenti report Ilva relativi alla comparazione dei Piani forniti da AM Investco e da AcciaItalia, però, prospettando una produzione a regime di acciaio liquido pari a 8 milioni di tonnellate annue da alto forno e a 2,2 milioni di tonnellate annue da bramme supponendo coefficienti emissivi (calcolati da ILVA) pari a: 0,227 kg/t per le polveri, 1,269 kg/t per gli NOx e 1,941 kg/t per l’SO2, ipotizzando il funzionamento di una sola linea per la produzione di agglomerato si calcola che si otterrebbero minori emissioni pari a:

2956 tonnellate/anno per gli ossidi di azoto (NOx)

4114 tonnellate/anno per l’anidride solforosa (SO2)

250 tonnellate/anno per le polveri

Pertanto Legambiente chiederà nelle sue Osservazioni che venga autorizzato l’esercizio di una sola linea dell’impianto di sinterizzazione

A supporto delle nostre richieste rammenteremo che, nelle Considerazioni conclusive della sua Valutazione del Danno Sanitario Stabilimento Ilva di Taranto del 2013, ARPA Puglia ha già evidenziato il persistere di rischi sanitari per la popolazione di Taranto, anche ad A.I.A. Ilva completamente attuata, nel caso si raggiungesse la capacità produttiva autorizzata di otto milioni di tonnellate/anno di acciaio indicando che: “La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio prodotto dalle emissioni in aria dello stabilimento ILVA di Taranto ha evidenziato, sia per il quadro emissivo 2010 che per lo scenario successivo all’adempimento all’AIA, una probabilità aggiuntiva di sviluppare un tumore nell’arco dell’intera vita superiore a 1:10.000 per una popolazione di circa 22.500 residenti a Taranto (situazione precedente all’AIA) e per una popolazione di circa 12.000 residenti a Taranto (situazione post‐AIA).

Tali rischi sono stati ribaditi nelle Conclusioni  del successivo Rapporto di valutazione del Danno Sanitario Stabilimenti ILVA-ENI-CISA -APPIA  ENERGY dell’aprile 2015 dove  ARPA Puglia ha indicato che “ La valutazione del rischio cancerogeno inalatorio delle emissioni in atmosfera per lo scenario 2016, per gli stabilimenti ILVA, ENI, CISA e APPIA ENERGY nell’area di Taranto evidenzia un numero di circa 14.000 persone residenti a Taranto per le quali, ipotizzando un’esposizione costante alle concentrazioni modellizzate per 70 anni, la probabilità aggiuntiva di sviluppare un tumore nell’arco dell’intera vita é superiore a 1:10.000.

Si registra, cosi, un lieve incremento del numero di persone esposte ad un rischio cancerogeno inalatorio maggiore di 1:10.000, rispetto a quello riportato nel report relativo alla sola ILVA; tale Incremento è legato, pero, quasi esclusivamente all’introduzione delle emissioni di origine portuale, mentre il contributo di ENI, CISA e APPIA ENERGY all’estensione della fascia “critica” non risulta di particolare rilievo.

Alla luce dei dati sopra esposti Legambiente ritiene del tutto incompatibile con il necessario abbattimento dei rischi per la salute di cittadini e lavoratori sia la conservazione della seconda linea di sinterizzazione, sia il riavvio di una ulteriore coppia di cokerie, sia i progetti alternativi alla copertura dei Parchi Ilva, sia la già denunciata dilatazione dei tempi di attuazione del Piano

Siamo stufi di conigli nel cilindro, sconti a nostre spese e sorprese a senso unico.

 

 

viv@voce

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