TARANTO. Assemblea Cittadina PD. “Ecco perché!”

Nota stampa. Intervento integrale di Gianni AZZARO

In questi giorni molti amici mi stanno supportando e li ringrazio. Molti altri però mi stanno chiedendo, ma perché ti stai esponendo, sei giovane, mettiti buono, seduto e in silenzio, arriverà il tuo turno. Perché vuoi rischiare le critiche, sobbarcarti il peso delle responsabilità politiche che rivengono ad esempio dall’esperienza amministrativa che abbiamo condiviso con gli altri del centro-sinistra o quella in provincia?

Innanzitutto perché non fuggo, e poi per alcune ragioni che provo ad esporre. Ecco i miei perché.

• Perché prima di essere militante ed esponente politico, sono un cittadino che ha avuto l’onore di servire l’istituzione più importante per il governo della città. Una esperienza che non ho cominciato dall’oggi al domani, ma ho forgiato in una storia di servizio e ascolto che è partita dal basso: dalle gloriose circoscrizioni di quartiere.

Avevo  24 anni quando ho cominciato a macinare strada e lì ho imparato a masticare amaro, a frenare gli entusiasmi, a non rispondere con frasi fatte e soluzioni facili. Esattamente quelle che oggi il mondo di un certo civismo da crociera, o quello penta stellato muove contro di noi che ci considera nel migliore dei casi incapaci se non addirittura in cattiva fede.

Che ne sanno della macchina amministrativa ingessata che non ti consente di rispondere a volte all’anziano vicino di casa che si rivolge a te con fiducia e speranza. Che ne sanno dei vincoli di bilancio. Delle somme impantanate nel patto di stabilità. Delle scelte difficili eppure opportune che ti devono far scegliere tra un asilo nido o una barriera architettonica, o ti fanno impattare dolorosamente contro i giochini appena installati nel tuo quartiere e poi brutalmente vandalizzati nel giro di qualche giorno.

Che ne sanno dei sogni, dei progetti che tutti in campagna elettorale sono capaci di raccontare senza indicare ne come, ne con quali risorse realizzarli.

Esempi piccoli, che voi conoscete benissimo, e che molti di voi come me hanno provato sulla loro pelle quando la sera a spalle basse tornavamo a casa sapendo di non poter risolvere un problema che ci sembrava di poter affrontare serenamente.

Nel mondo delle cose possibili, delle cose vere mi sono formato. Sono stato in trincea dove nessuno ti mette una medaglia sul petto, ma tutti sono pronti a sfogare su di te le loro frustrazioni. E non l’ho fatto solo io. Tanti di voi mi possono capire, sanno quello di cui sto parlando e oggi vi chiedo di non dimenticarlo;

• Perché sono un arbitro, e sui campi di calcio di periferia ho imparato a non farmi condizionare da quanto un giocatore può gridarmi addosso per provare ad intimidirmi, ho imparato a mantenere lo sguardo dritto e a prendere la decisione giusta; ma ho imparato anche che quando si sbaglia si chiede scusa; ho imparato che l’importante è non essere in mala fede;

• Perché sono uno sportivo, perché sul parquet, giocando a basket, ormai troppo di rado, ho imparato a conoscere e ad apprezzare il gioco di squadra; e non mi dite che non mi sia messo a disposizione degli altri; quante volte ho mandato a canestro chi era smarcato o meglio posizionato? Tante, me lo dovete questo. Ma ci sono momenti, quando la squadra è sotto e il pubblico è giù di morale, momenti in cui devi prendere il coraggio a due mani e provarci, entrare nella lunetta, saltare e provare a schiacciare mettendoci tutto te stesso.

• Perché sono ancora un idealista e non rinuncio al sogno che in questa città ci si possa unire sotto una bandiera comune che è quella del bene per Taranto; non voglio spaccare, voglio unire; il mio è semplice entusiasmo e se qualcuno lo ha interpretato come la volontà di distruggere sappia che questa è una pura e deliberata distorsione della realtà; io voglio sentire, annusare, captare l’entusiasmo, la gioia, la speranza che viene da un popolo festante e colorato che ricomincia a credere di potercela fare; quel popolo può essere solo il popolo del centro-sinistra, un popolo fatto di associazioni, movimenti, soggetti civici, studenti universitari, artisti e sportivi;

• Perché oggi, quando vengo in queste stanze dove si sente tanfo di chiuso, la chiusura verso la gente che sta di sotto e ha mille pensieri per la testa, molto spesso pensieri che la angustiano, sento che mi manca l’aria, mi manca l’ossigeno. Ci siamo ridotti ad una conventicola, facciamo piccoli calcoli di bottega, strategie arzigogolate e incomprensibili, tripli salti carpiati, per cercare di raggiungere obiettivi piccoli piccoli; e quando la gente non ci viene dietro cadiamo dalle nuvole; come se quelli sbagliati fossero loro. Beh vi dico con grande onestà che finora quelli sbagliati siamo stati noi; perché la gente ci chiede di non fare grandi calcoli, ma di puntare a grandi obiettivi, perché la gente ci chiede di prestare l’orecchio ai loro problemi, quelli quotidiani, di rimanere con i piedi ben piantati per terra, ma con la testa fra le nuvole

• Perché noi siamo il PD e non possiamo raccontare all’esterno di essere il più grande partito di questo paese, di questa città e poi smentirci demandando, solo per fini elettorale, strategici e comunicativi ad un esterno le responsabilità che dovrebbero appartenere alla nostra classe dirigente, alla classe dirigente che diciamo di voler e saper formare. Noi siamo il Pd, io sono del PD e voglio raccontarlo a Taranto, assieme alla mia, alla nostra idea di città, senza portavoce e senza intermediari, condividendola a casa nostra, nella casa del centro-sinistra.

• Perché ho vissuto un’esperienza elettrizzante al tavolo per il Contratto Istituzionale di Sviluppo, durante la quale ho capito che far cambiare pelle a questa città è possibile. Dopo aver elaborato, con un team di esperti, una visione organica e strutturata del futuro, chiamando a raccolta amministratori pubblici e imprenditori, abbiamo elaborato il Piano Strategico per Taranto. Un lavoro questo che ha ottenuto il riconoscimento unanime di Invitalia, Regione Puglia e Governo. Per cui a chi parla di nomi io rispondo con il mio programma.

• E infine permettetemi: perché ho 40 anni e due figli, perché ogni mattina prima che si sveglino vado a guardarli mentre sono a letto. Così placidi, ma anche così indifesi. Loro contano su di me, si aspettano che li protegga e che lotti per il loro bene. I nostri figli si aspettano questo da noi! Vogliamo davvero deluderli per l’ennesima volta? Vogliamo davvero giocare sulla loro pelle? Vogliamo davvero parcheggiarli all’università sino a quando sono infine pronti, preparati, molto spesso più preparati di noi, e poi vederli depressi perché non siamo stati in grado di costruire per loro un’economia diversa in grado di apprezzare la loro professionalità? Io non me lo perdonerei, la mia coscienza non me lo perdonerebbe.

• Perché se non ora quando?  Perché nella vita, come nella famiglia, così in politica, ciò che conta è l’esempio che forniamo. E l’esempio che dobbiamo dare ai nostri figli, ma in generale alla generazione che ci segue, è il non aver paura di andare incontro alle responsabilità e di farle proprie, assumendocene onori, ma soprattutto oneri. Questi sono i miei perché.

Per queste ragioni ho intenzione di andare avanti, ma non per questo di spaccare una comunità che ritengo essere ancora la mia comunità, o di mortificare le legittime ambizioni dell’amico Lucio. Rispetto a chi oggi vuole andare alla conta per decidere il futuro di Taranto, per l’ennesima volta, nel chiuso di una stanza con 75 delegati, dico: andiamo fuori, tra la gente, facciamo decidere al nostro popolo. Per questo chiedo, a norma di statuto, primarie aperte. Viva la democrazia.

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