MANDURIA. “A chi appartengono i Beni Culturali?”, una riflessione di Cecilia De Bartholomaeis già assessore ai Beni Culturali

Nota stampa dei Verdi messapici

Quale peso ha il grande patrimonio archeologico e monumentale di Manduria nella vita dei suoi abitanti?Quale posto occupa nella loro percezione dell’ambiente circostante? Quanta attenzione, quanta cura, quanta parte dei loro pensieri sono disposti ad accordare ad esso? Queste domande nascono spontanee nel vedere l’apparente indifferenza con cui vengono accolti fatti e notizie che invece altrove desterebbero scandalo. Indifferenza alimentata dalla “distrazione” degli amministratori rispetto al dovere di informare e coinvolgere i cittadini.

Così, diffusa indifferenza suscita l’apertura di porte e finestre nella facciata settecentesca dell’ex Convento delle Servite; così come il rinvenimento di un frantoio ipogeo, che altrove sarebbe esplorato (cavità carsica? ipogeo basiliano? tomba messapica? parte di un ambiente più vasto?) e valorizzato e che qui invece viene colmato e ricoperto….senza tante storie!

Che dire poi delle emergenze archeologiche venute alla luce nel corso dell’intervento di riqualificazione dell’area circostante l’edificio destinato ad accogliere la nuova Casa Comunale, di cui ha dato notizia il direttore dei lavori, rimaste del tutto ignote alla cittadinanza, che non solo non ha modo di apprezzarne l’importanza, ma nemmeno di deciderne la destinazione?

Qualcuno poi ricorda i granai rinvenuti in Piazza Commestibili, anch’essi frettolosamente interrati, ma opportunamente segnalati da apposito cartello(caso, forse unico in Italia, di cartello indicante non una presenza ma un’assenza)? Quanti Manduriani (oltre ad Aurelio Mastrovito) stanno perdendo il sonno per il Museo della Civiltà Messapica, la cui realizzazione sembra sempre più evanescente?

Chi si preoccupa dei reperti della defunta mostra “Oltre le Mura”, accatastati in fragili cassette?

Ora un cospicuo finanziamento (alcuni milioni di euro) sta per “abbattersi” sul nostro Parco archeologico, senza che la cittadinanza abbia la minima idea di quali interventi siano previsti. Eppure i proprietari del Parco siamo noi, i cittadini di Manduria! A chi si rechi in Comune per avere informazioni, presumendo che almeno in quelle stanze ne sappiano qualcosa, viene risposto che no, il Comune non possiede il progetto! Indiscrezioni parlano di una postazione multimediale, di un punto ristoro, di cartelli informativi ed altre simili amenità.

Ma chi lo ha deciso?

La parola magica utilizzata da amministratori e tecnici comunali, per rispondere ad ogni dubbio e fugare ogni perplessità, è sempre la stessa: Soprintendenza. “Lo ha deciso la Soprintendenza. Lo ha voluto la Soprintendenza.

Lo ha autorizzato la Soprintendenza.” Quasi che l’amministrazione comunale, cioè la città, avesse abdicato ad ogni iniziativa al riguardo, priva di una politica dei beni culturali sua propria, a favore di un soggetto, la Soprintendenza appunto, organo periferico e bistrattato di uno Stato sempre più orientato ad “attenzionare” i beni culturali nella misura in cui servano a far cassa.

Ecco quindi progetti e soldi, tanti, finalizzati non si sa bene a che cosa, mentre forse si dovrebbe porre attenzione ad altro: ad esempio, al fatto che solo una piccola parte dell’area archeologica delle Mura messapiche si trova all’interno del Parco, mentre il resto è ancora proprietà privata; che la città messapica è ancora tutta da scoprire; che un’altra città messapica, a Castelli, si trova nell’abbandono più totale; che anche solo una parte di una cifra così cospicua potrebbe servire a costituire un fondo fiduciario, atto a rendere il Parco autosufficiente dal punto di vista finanziario e gestionale.

Tutto ciò meriterebbe di essere approfondito e discusso, tra noi, i cittadini proprietari dei beni, prima di decidere dove e come indirizzare le risorse.

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