TARANTO. Al Moma, gusto, cultura ed arte

TARANTO. Al Moma, gusto, cultura ed arte

C’è un locale a Taranto dove si passa dal gusto, alla cultura e all’arte, saltando ora di qua ora di là, sia che si tratti di opere di cucina, che di pittura o di altra creatività? Sì, al Moma

Ma il Moma non è quel locale famoso di New York ? Sì, ma c’è anche a Taranto, in via Salinella, 68. Il gusto e la vista, due dei nostri cinque sensi, due dei piaceri della vita, quelli che ci spingono a conoscere nuove sensazioni del palato e dell’occhio e con il piacere di stare a tavola.

E poi la cultura e l’arte: non esiste piacere maggiore che allargare i propri orizzonti culturali e artistici,  mentre si assapora un buon pasto e si osserva un capolavoro. È  il miglior modo per passare una serata tra amici e conoscenti, come è accaduto l’altra sera al Moma.

In occasione dell’inaugurazione di una mostra di pittura, si è potuto passare contemporaneamente dal gustare  la pinsa romana al gustare le creazioni esposte della pittrice Brunella Rossini.

Assaporare la fragranza della pinsa, fermandosi a percepire tutta la sua croccantezza esterna e morbidezza interna, e dopo aver goduto di questa passare a deliziarsi, osservando, le opere di Brunella Rossini, soffermandosi nei mille particolari per coglierne l’intima essenza.

Gusto, cultura ed arte nella pinsa romana presentata da Francesca Intermite, presidente di Terziario Donna Confcommercio Taranto, nonché titolare del Moma.

Gusto cultura ed arte anche nelle opere di Brunella Rossini, presentate dalla psicologa Lucia Bongermino, alla presenza anche di Deborah Giorgi, presidente del Soroptmist International Club di Taranto e Pietro Stigliano, presidente dell’UCAI, Unione Cattolica Artisti Italiani.

E non si sa di cosa parlare prima, se della prelibatezza romana o delle “pietre” dipinte, una riguarda la bocca, le altre gli occhi, facendo bene ambedue sia al corpo che allo spirito.

Buona e unica la pinsa romana, belle e uniche le “pietre” della Rossini: il buon gusto che si fa buona cultura e buona arte, il tutto declinato in varie forme.

C’è gusto nella pinsa romana perché grazie alla sua leggerezza è particolarmente adatta a condimenti alternativi e sfiziosi che possono sposarsi perfettamente con la pasta di questo prodotto. Per cui, potendoli abbinare, si va dal salato al dolce, dall’amaro all’aspro.

Ma c’è anche cultura, visto che è una rivisitazione di un’antica ricetta che risale al tempo dell’Antica Roma e il termine “pinsa” deriva dal latino “pinsere”, allungare-schiacciare.

E c’è anche arte perché, la ricetta originale che proviene dalle popolazioni contadine fuori le mura, prevedeva la macinazione di cereali (miglio, orzo e farro), in una particolare composizione e con l’aggiunta di sale ed erbe aromatiche. Ed ora si è giunti ad un mix di farine di frumento, pasta acida essiccata, soia e riso, con lievitazione di 48/180 ore.

Il tutto culmina nella fragranza visto che è croccante nei bordi e morbida all’interno, nella digeribilità, grazie a diverse tecniche di lievitazione-maturazione e in una farina, proveniente da una ricetta segreta, studiata e migliorata nel tempo.

E questa diventa una sublime “alternativa” alla normale pizza, veramente apprezzata da molti. 

Con tutta la cura che viene data nella produzione della farina e nella creazione dell’impasto, il prodotto che si ottiene è  leggero, quindi con pochi grassi e poche calorie, allo stesso tempo però  si possono apprezzare sapori di pasta lievitata difficili da imitare.

Ma anche se non c’è solo la pinsa romana da consumare al Moma, per questo il locale non a caso è chiamato “ristopinsabracevino”, è giunta l’ora di dare spazio all’altra chicca della serata, motivo dell’incontro organizzato: le “Pietre”, esposte nella personale di Brunella Rossini, il loro spettacolo e ciò che risveglia in noi la loro osservazione.

E  c’è gusto, cultura ed arte anche nell’espressività del linguaggio della Rossini e nelle sue fantasiose quanto semplici invenzioni cromatiche, a partire dalla scelta delle pietre, individuate, lavate, curate e accarezzate. E già qui inizia il gioco percettivo di scambio con questo elemento naturale che restituisce anima e calore ovviamente della madre terra. A tal proposito ricordiamo anche la nota “Stone Terapy”, la terapia della pietra.

Soddisfare il gusto e appagare la persona, questa è la vera sfida, in gioco, al Moma, che è un progetto, molto di più di un ristorante.

Qui,  si sarà sempre circondati da opere di artisti che si succederanno nei diversi periodi dell’anno.

La mostra delle “Pietre” che si è inaugurata il 25 ottobre sarà fruibile al Moma fino al 5 dicembre e si potrà acquistarle. A differenza della pinsa romana che ovviamente, sarà sempre disponibile e solo al Moma !

Vito Piepoli

viv@voce

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