Relazione CG UST CISL Taranto Brindisi

Relazione CG UST CISL Taranto Brindisi

L’intervento di Antonio Castellucci, segretario generale Cisl Taranto Brindisi

A nome di tutti ringrazio in particolare Piero Ragazzini, Segretario confederale CISL e Daniela Fumarola, Segretario generale USI CISL Puglia Basilicata, per la loro presenza ai nostri lavori e per il contributo che ci offriranno con i rispettivi interventi.

Abbiamo vissuto i giorni scorsi in un clima di profondo dolore, per l’infortunio mortale di cui è stato vittima sabato scorso il giovane Giacomo Campo, impegnato nell’appalto delle pulizie industriali in Ilva, con contratto a termine la cui scadenza sarebbe avvenuta tra qualche mese ma con la promessa che sarebbe divenuto a tempo indeterminato.

Il diritto alla vita di ogni lavoratore è un bene assoluto, è principio inalienabile, è valore non negoziabile, anche in una fabbrica dove non è raro ricevere provvedimenti disciplinari per chi si rifiuta di fare operazioni inutilmente pericolose e fuori dalle procedure.

Abbiamo testimoniato il dolore e la nostra vicinanza alla famiglia;  abbiamo anche condiviso la scelta di proclamare gli scioperi immediati tra sabato e lunedì scorsi, a sostegno dell’instancabile rivendicazione sindacale sulla sicurezza in quella fabbrica in particolare, e in tutti i luoghi di lavoro in generale.

Il siderurgico ionico va rilanciato, ambientalizzato, eppure non è dato ancora conoscere quale sia la tabella di marcia della gestione, del ripristino e dell’esercizio impianti, né risulta chiaro lo stato di esecuzione dell’Aia, né infine evidente quale sia il rapporto tra la Direzione, il sistema dei fornitori e degli appalti compreso il relativo personale.

Abbiamo condiviso insieme con la Viceministro On. Teresa Bellanova, nel corso dell’incontro tenuto nella stessa giornata di sabato in Prefettura a Taranto, la costituzione di una task force tra Commissari Ilva, Organizzazioni sindacali e istituzioni competenti in materia di sicurezza e prevenzione nei luoghi di lavoro, per un monitoraggio continuo non prescrittivo ma in grado di traghettare, appunto in sicurezza, lo stabilimento dalla fase attuale di commissariamento a quella conclusiva che vedrà una nuova Società acquirente.

Non c’è più tempo da perdere: adesso occorre essere consequenziali.

Abbiamo apprezzato e condiviso le dichiarazioni di Daniela “Davanti alla morte di un lavoratore che stava costruendo la sua vita, puntando sull’occupazione, non ci sono parole: solo dolore e preghiera!”

Dall’inizio dell’anno, in Italia sono stati circa 500 i morti sul lavoro e ciò non può configurarsi come mera conseguenza del destino, quanto piuttosto come risultato del mancato rispetto e attenzione, da parte delle imprese, sia delle procedure che delle regole di sicurezza; senza tacere sulla prevalente inidoneità dei sistemi di prevenzione, tali da poter assicurare effettive garanzie per i lavoratori.

Insomma: serve una maggiore cultura della sicurezza  e della prevenzione nei luoghi di lavoro.

I lavoratori sonospesso soggetti ad un clima di paura ed a comportamenti aziendali che valutano la vita, il lavoro e le condizioni in cui esso si svolge, come variabili dipendenti dagli interessi dell’impresa e del profitto; specie negli appalti e subappalti, dove risulta accentuata la precarietà lavorativa, sono peggiorate le condizioni di lavoro ed aumentate le pressioni sui singoli.

Certo, consideriamo inopportune le parole del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che lo stesso giorno del saluto a Giacomo, lunedì scorso, ha ribadito il suo solito ritornello, ossia fermare lo stabilimento, con ciò aggiungendo problemi a problemi.

Noi condividiamo, a fronte di tali dichiarazioni stantie e sconsiderate, la linea espressa senza mezzi termini dalla USI, per cui continuiamo a ritenere che il Presidente e l’istituzione regionale non possano semplicisticamente auspicare cose improbabili, in qualche caso impossibili come la chiusura tout court dello stabilimento, quasi che  fosse possibile farlo con un semplice interruttore.

“Interpretando il futuro” … riguardo all’Ilva pensiamo che Istituzioni e organi di controllo, la Regione in primis, debbano onorare compiti e ruoli di loro competenza, dai monitoraggi agli interventi periodici, alla sorveglianza sanitaria, al completamento dell’Aia, fino alla medicina territoriale, ecc.

Altra vicenda altrettanto dolorosa, quella del terremoto nell’Italia Centrale del 24 agosto scorso.

 Una tragedia, rispetto alla quale come CISL ci siamo prontamente impegnati alla solidarietà  verso quanti hanno perduto gli affetti più cari, la casa, il lavoro, i luoghi dell’identità familiare e comunitaria.

Con il progetto Casa Italia il Governo ha rapidamente prefigurato una strategia di medio e lungo periodo per adeguare l’intero Paese al rischio sismico, con il coinvolgimento delle parti sociali e del mondo dell’impresa; per questo riteniamo che bisogna accelerare i tempi per la ricostruzione e avere anche il quadro delle risorse disponibili, dal momento che ci vorrà più di un anno per una piena disponibilità dei fondi.

Al contempo, facciamo nostra e rilanciamo l’idea CISL di una nuova politica per la sicurezza del territorio, per la prevenzione dal rischio sismico e dalle altre calamità naturali, compreso il rischio amianto,  pur avendo la consapevolezza che il pericolo zero forse non esisterà mai.

Confermiamo, coordinati dal nostro livello interregionale, il nostro impegno diretto a raccogliere le sottoscrizioni già in corso tra i lavoratori,  da parte delle nostre Federazioni, degli Enti e delle Associazioni CISL ed a provvedere ad un unico versamento sul conto corrente bancario indicato.

La nostra vocazione alla solidarietà di sindacato libero, rispettoso della dignità e del valore di ogni persona, ci fa guardare non senza apprensione anche ad un altro tema, l’Immigrazione e ci fa riflettere su come implementare e migliorare sentimenti di condivisione, seguiti da impegni concreti ed esigibili verso queste persone che scappano dalle proprie terre di origine, a causa di guerre, violenze, dittature, persecuzioni e fame.

Ecco un altro tema di futuro per l’Italia e per l’intera Europa, prioritario per la CISL, per le implacabili cifre che connotano questo drammatico esodo del terzo millennio: 65,3 milioni di persone in fuga nel mondo, una su 113 è richiedente asilo o sfollato interno o rifugiato, ogni minuto almeno 24 persone sono costrette ad abbandonare le proprie case, circa 7 mila i minori non accompagnati; dato, questo, registrato qualche settimana fa anche a Brindisi dove tra i 653 migranti sbarcati, oltre a 81 donne, c’erano ben 65 minori non accompagnati.

Numeri allarmanti sui minori su scala nazionale, dove migliaia di loro sono letteralmente scomparsi e, dato ulteriormente drammatico, solo nei primi sei mesi del 2016 si valutano complessivamente in 3 mila i morti nel tentativo o di raggiungere o di attraversare, ostaggi di trafficanti criminali, il Mar Mediterraneo definito da Papa Francesco “un cimitero dei migranti”.

Altrettanto drammatica ed inaccettabile è l’illegalità dello sfruttamento di manodopera, pressoché in tutti i settori produttivi.

Se ne uscirà scongiurando emarginazioni o ghettizzazioni; favorendo servizi strutturati di ospitalità e di protezione; operando per l’integrazione con servizi di accoglienza efficienti e, nel mercato del lavoro, garantendo parità di condizioni con i lavoratori comunitari; dando impulso a politiche nazionali, regionali, territoriali, capaci di declinare insieme diritti e doveri civili; investendo nei servizi pubblici e nella crescita economica e sociale a vantaggio delle comunità, in particolare qui nel Mezzogiorno.

Al riguardo, la battaglia portata avanti con decisione dalla Fai contro il fenomeno mafioso del caporalato in agricoltura e non solo, è sostenuta dalla Confederazione a tutti i livelli.

Sfruttamento e lavoro nero colpiscono in modo devastante i lavoratori e sono un cancro anche per l’economia nazionale: l’evasione complessiva supera i 42 miliardi l’anno e a pagarne il prezzo, in concorrenza sleale ed alterazione delle dinamiche della competizione, sono anche tante aziende oneste e virtuose che si riconoscono nelle associazioni di rappresentanza, che rispettano regole e contratti e aderiscono alla contrattazione sia nazionale che di secondo livello.

 Il passaggio del ddl 2217 contro il caporalato alla Camera, sarà l’atto finale di provvedimento che renderà il nostro Paese ancora più giusto ed equo a fronte di un fenomeno che è sociale oltreché economico e che nel Mezzogiorno è stato storicamente emblema di sfruttamento e in molti casi anche di schiavitù e di violenza nel settore agricolo.

Taranto con il suo porto è sede di hot spot, così come  Brindisi che, per storia e natura, è porto di accoglienza nel Mediterraneo; questo ci induce come CISL a rafforzare sempre più la vocazione all’accoglienza del nostro territorio ed a implementare la nostra idea di solidarietà, di integrazione e di inclusione.

Il quadro nazionale presenta aspetti molteplici, di natura politica, sociale ed economica,  dai quali non possiamo prescindere, per fare il punto sulla nostra vertenzialità generale e, a cascata, su quella regionale e territoriale a partire dalle nostre priorità.

L’avvicinarsi anche del Referendum confermativo sulla riforma costituzionale – la cui data non è stata ancora fissata dal Consiglio dei Ministri – è causa di fibrillazione tra le forze politiche e potrebbe avere anche conseguenze sul Governo.

Si tratta, come è noto, di una proposta di Riforma della Costituzione Italiana contenuta nel testo di legge costituzionale approvato dal Parlamento il 12 aprile scorso e nata con un disegno di legge presentato dal Governo l’8 aprile 2014, con l’obiettivo dichiarato di superare l’attuale bicameralismo paritario, di ridurre il numero dei parlamentari,  di contenere i costi di funzionamento delle istituzioni, di sopprimere il Cnel, di sopprimere l’elenco delle materie di legislazione concorrente fra Stato e Regioni e di operare una revisione del titolo V della parte II della Costituzione.

La CISL riconoscendo comunque gli aspetti positivi della proposta di Riforma costituzionale rispetto alle proposte ed alle valutazioni espresse dall’Organizzazione negli ultimi anni, invita ogni cittadino a manifestare con consapevolezza, libertà e responsabilità il proprio voto; soprattutto chiede a tutti gli aventi diritto di recarsi a votare, partecipando e non subendo acriticamente scelte istituzionali – e di conseguenza nuove regole di convivenza civile – che connoteranno la storia prossima e futura del nostro Paese.

Con riferimento ai risvolti di natura sociale, prosegue il confronto con il Governo sulla riforma della previdenza e nei prossimi giorni è prevista la convocazione di un tavolo politico dei tre Segretari generali di CISL CGIL UIL con il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.

Finora, il tavolo tecnico ha concluso i propri lavori sui temi relativi al cumulo gratuito dei contributi versati presso gestioni diverse, sul miglioramento della disciplina dei lavori particolarmente faticosi e pesanti, sull’equiparazione della “no tax area” fra pensionati e dipendenti e sulla eliminazione definitiva delle penalizzazioni sui trattamenti di chi accede alla pensione anticipata prima dei 62 anni di età (con 41 anni e 10 mesi se donna e 42 anni e 10 mesi se uomo).

Sono, invece, in via di definizione le misure su lavoro precoce, APE (ovvero: Anticipo Pensionistico) e sui trattamenti pensionistici aggiuntivi (cosiddetta quattordicesima) per le pensioni basse.

Va detto che i mezzi di informazione non hanno finora aiutato molto nella comprensione dei contenuti dell’intera trattativa, generando enorme confusione e dubbi interpretativi, soprattutto non spiegando che lo stato del confronto è in via di completamento, anche per effetto delle richieste di miglioramento formulate al tavolo tecnico dalle organizzazioni sindacali confederali.

Vedremo quali sviluppi ci saranno, nei prossimi giorni.

Quanto ai risvolti generali di natura sociale del Paese, nonostante alcuni miglioramenti che appaiono limitati, non decisivi e potenzialmente temporanei, non possiamo non rilevare la bassa crescita economica e, dunque, occupazionale del Paese, con attese per il 2016 in fase di ridimensionamento, come certificato anche dall’Istat.

Anche in vista delle possibili ricadute che avrà la Brexit e dei relativi contagi, è indubbio che la prospettiva di una crescita stabile e di lungo periodo dipenderà dalle scelte a livello di Unione Europea, nei cui confronti è sempre più radicato nella pubblica opinione italiana e non solo, il desiderio di una fase costituente finalizzata a riscrivere la Costituzione Europea, rilanciando l’Unione politica, rivedendo profondamente gli effetti del fiscal compact sino al raggiungimento di un tasso di crescita del 3 per cento e varando un pacchetto di provvedimenti immediati in materia di lavoro, welfare, sicurezza, democrazia.

Ma in particolare, sulle politiche di crescita, la proposta di un grande patto sociale lanciata dalla CISL, dal resto del sindacato confederale e condivisa da Confindustria, conserva il suo valore strategico, giacché solo attraverso una assunzione di responsabilità di Governo e parti sociali e la condivisione di obiettivi e di strumenti, sarà possibile affrontare e vincere le sfide cui siamo di fronte ed andare oltre la crisi.

E’, insomma, necessario un cambio di passo nella politica economica nazionale e ci aspettiamo per questo scelte precise nella Legge di stabilità, sul piano degli investimenti pubblici e privati, per nuove infrastrutture, ricerca, innovazione, energia pulita, qualità di prodotto, con relazioni industriali moderne ed una maggiore partecipazione dei lavoratori.

Quanto ai consumi, essi potranno crescere solo con una minore pressione fiscale sui lavoratori, sulle imprese che assumono e sui pensionati che, in Italia, detengono il triste, inaccettabile primato di costituire la sfera sociale maggiormente penalizzata.

La concertazione serve non solo nel rapporto tra le parti sociali – ci ha ricordato di recente Annamaria Furlan, il nostro segretario generale – ma anche tra i livelli istituzionali nazionali e locali”

 In questa ottica, è importante che siano rinnovati presto anche i contratti pubblici e privati e sia trovata una larga convergenza sugli interventi per rilanciare le politiche attive del lavoro correggendo la legge Fornero e integrando il Jobs Act, così da creare un clima positivo e di forte stimolo alla ripresa economica ed agli investimenti produttivi sia privati che pubblici.

Gli interventi decisi ad inizio mese dal Governo, di proroga degli ammortizzatori sociali riguardanti in particolare le aree di crisi complesse, tra cui Taranto, gli stanziamenti a copertura di chi è rimasto senza lavoro e senza sussidio, sono una prima risposta positiva.

Una risposta che ha riguardato, tra gli altri, i 518 lavoratori portuali in cigs della ex TCT a beneficio dei quali avevamo sottoscritto lo scorso fine luglio a Palazzo Chigi l’intesa istituzionale che individuava il percorso di ricollocazione dopo la decisione di TCT di disimpegnarsi dalle attività di trashipment.

Questo accordo, frutto di un lavoro lungo e complesso, finalizzato appunto a ricostruire una prospettiva occupazionale, ha costituito un traguardo importante nella definizione di una strategia che, nel giro di pochi anni, potrà accompagnare il processo di ripartenza delle attività di un hub che ha rilevanza strategica per l’intero Paese.

E’ stata, dunque, ottenuta la proroga della cigs dal 12 settembre u.s. a tutto il 2016  e, a seguire, verrà costituita un’Agenzia pubblica interinale che, attraverso le risorse da individuare nella Legge di stabilità, si farà carico di assumere questi lavoratori. Essa, avrà durata trentasei mesi, tempo valutato congruo e necessario per l’avvio di tutte le attività portuali a Taranto, entro i quali i lavoratori verranno ricollocati.

Nel frattempo gli stessi saranno coinvolti in percorsi di formazione e di riqualificazione professionale.

Naturalmente abbiamo espresso grande soddisfazione per il risultato raggiunto che, con il completamento delle opere infrastrutturali, consideriamo passo decisivo verso il rilancio del porto di Taranto e più in generale per lo sviluppo economico, produttivo ed occupazionale di questa parte di territorio. 

L’intesa è stata raggiunta grazie all’impegno congiunto delle istituzioni pubbliche, a partire dal Governo nazionale, i Ministeri del lavoro, del Mise e delle Infrastrutture, la Regione Puglia e l’Autorità portuale.

Questo risultato, che  ha premiato la capacità dei lavoratori i quali, attraverso le loro rappresentanze sindacali, hanno difeso tenacemente i posti di lavoro, coincide temporalmente con l’intesa intervenuta, ad inizio mese, tra Confindustria, CGIL CISL UIL per affrontare la difficile situazione congiunturale e governare con più efficacia i processi di transizione industriale.

La stessa intesa propone un modello innovativo di gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali, che mette al centro la ricollocazione dei lavoratori, assegnando alle parti sociali, attraverso la contrattazione, un ruolo attivo e di grande responsabilità.

Un accordo sindacale promuoverà la condivisione di un piano operativo di ricollocazione finalizzato a favorire la formazione e, appunto, la ricollocazione dei lavoratori, già durante il periodo di cigs.

Per le attività di formazione e di ricollocazione le parti hanno previsto la possibilità di operare attraverso i Fondi interprofessionali.

Confidiamo, adesso, nella condivisione di queste proposte da parte del Governo e ne auspichiamo la piena attuazione, convinti come siamo che nell’attuale contesto produttivo ed economico esse siano utili a dare risposte adeguate ad imprese e lavoratori.

Al di là dei tecnicismi, sui quali non entriamo per opportunità di sintesi, i costi di questi processi  sarebbero di fatto ridotti; insomma, non si spenderebbe di più mentre le parti sociali si assumerebbero la responsabilità di contribuire nelle situazioni di crisi a mettere al centro il lavoro, i lavoratori, la loro ricollocazione e formazione, riportando questi elementi nella contrattazione.

Contrattazione che è da intendere sempre come esercizio di partecipazione e di democrazia; e da concepire non solo come attività fondamentale del sindacato e delle parti sociali in genere ma anche come l’incontro, la sintesi tra bisogni e istanze diverse tra capitale e lavoro.

Contrattazione che in tanti settori produttivi presenta un deficit non più tollerabile, con 8 milioni di lavoratrici e lavoratori in attesa di rinnovo di ben 45 contratti scaduti, mentre 3 milioni di loro appartengono al pubblico impiego.

Nel pubblico impiego i contratti non si rinnovano da 7 anni, nei trasporti sono in attesa di rinnovo i dipendenti delle attività ferroviarie e del comparto merci e spedizioni, nel settore metalmeccanico per 1 milione e 600 mila il contratto è scaduto a fine 2015, in quello elettrico si tratta per il rinnovo per circa 60 mila addetti, in energia e petrolio per 37 mila.

Ed ancora: nel tessile e abbigliamento sono aperte le trattative del contratto scaduto il 31 marzo scorso, nel settore pelli, concia, calzature la trattativa riguarda 77 mila lavoratori e 5 mila imprese, in quello delle ceramiche e piastrelle sono in attesa di rinnovo 28 mila addetti, in lavanderie industriali sono coinvolte 20 mila lavoratori, in gas e acqua ne sono interessati 40 mila lavoratori e 600 imprese.

Infine: nella grande distribuzione 500 mila dipendenti delle Aziende associate con Federdistribuzione attendono il rinnovo da 2 anni, nel settore turismo (comparti: industria turistica, pubblici esercizi, agenzie di viaggio, farmacie private, ecc.) aspettano 1 milione e mezzo con un’attesa media di oltre 3 anni, nel settore del credito cooperativo da oltre 2 anni aspettano circa 37 mila dipendenti, nell’edilizia il contratto legno-arredo è scaduto il 31 marzo scorso per 300 mila lavoratori in aziende industriali, artigianali e Pmi, mentre è stata chiesta l’apertura del tavolo per il Ccnl edilizia che interessa circa 600 mila dipendenti, scaduto il 30 giugno.

C’è da essere preoccupati e noi lo siamo fortemente, per la scarsa attenzione del Governo, in particolare nei riguardi della pubblica amministrazione che, ne siamo fortemente consapevoli, ha ruolo strategico nel favorire la ripresa economica, la crescita e la competitività del Paese.

Riteniamo che in questo settore la contrattazione debba definire obiettivi generali condivisi, percorsi e modalità per realizzarli ma anche relazioni sindacali e un modello contrattuale moderno e libero dai lacci di una legislazione invasiva che rende irrigidito ogni singolo processo.

Consideriamo emblematica, al riguardo, la vertenzialità che ci vede esposti come UST in queste settimane, insieme con Fp e Fisascat sui tagli o accorpamenti delle Camere di commercio.

Il sistema camerale nazionale –  con le Aziende Speciali, le Unioni Camerali regionali, le società partecipate e le controllate  – è realtà produttiva di eccellenza, anche nel nostro territorio.

Sosteniamo che tale sistema non è una sommatoria indistinta di enti burocratici incapaci di offrire servizi moderni, come farebbe intendere il decreto attuativo della Legge Madia (124/2015) in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, approvato in esame preliminare a fine luglio scorso dal Consiglio dei Ministri confermando la riduzione del numero di Camere di commercio  dalle attuali 105 a non più di 60, fermi restando la presenza di almeno una per Regione e l’accorpamento di quelle con meno di 75 mila imprese iscritte.

Tra Taranto e Brindisi, il personale diretto e quello operante nelle Aziende speciali e nelle sedi secondarie è di circa 150 unità e il Governo dovrebbe prevedere comunque una ricollocazione.

E’ per queste ragioni che noi continueremo a condividere tali preoccupazioni ed a sostenere questa vertenza che il 29 settembre p.v. porterà a manifestare unitariamente a Roma migliaia di lavoratrici e lavoratori.

Nel comparto Scuola l’ultima riforma ha mortificato la contrattazione, intervenendo solo per legge sugli incentivi alla formazione del personale e sulla valorizzazione professionale dei docenti (bonus annuale per il merito), senza prevedere un passaggio contrattuale per la condivisione dei criteri di destinazione e, dunque, operando discriminazioni tra il personale (tra docenti di ruolo e docenti con contratto a tempo determinato, anche se annuale).

Per il personale dirigente, docente e ATA il blocco contrattuale ha determinato forti perdite sui salari e sul loro potere di acquisto; un’ulteriore penalizzazione, se si osserva che nella comparazione con le retribuzioni del personale che svolge le stese mansioni negli altri Paesi dell’area euro, gli stipendi della Scuola italiana sono tra i più bassi.

Abbiamo condiviso e sostenuto con forza, anche nella Giornata nazionale Rsu e Delegati dello scorso 7 settembre, le ragioni che spingono ancora oggi  la Cisl Scuola a rivendicare le opportune modifiche alla legge 107 su quegli aspetti di cui, in fase applicativa, si sono ancor più evidenziati limiti e insufficienze.

Valutazioni, queste, che proprio dalla diretta esperienza sul campo continuano a riceve piena conferma, a dimostrazione di come l’impianto della “Buona scuola” non incontri consenso e condivisione in un corpo professionale che lo sente estraneo e lontano dai suoi valori e dalle sue migliori esperienze.

Possiamo affermare che il Contratto collettivo nazionale spesso viene messo in discussione, mentre per la CISL esso è fattore fondamentale e continuerà ad esserlo; altrettanto fondamentale è la contrattazione di secondo livello nei luoghi di lavoro e nel territorio, da rafforzare e rendere esigibile per cui l’auspicio è che il Governo agevoli questo percorso con il decreto sulla detassazione dei premi di risultato e del welfare contrattuale.

Oggi il secondo livello – intuizione storica della CISL – coinvolge poco più del 20-30 per cento delle imprese, eppure esso è strategico per migliorare la loro competitività e dare maggiori opportunità salariali ai lavoratori mediante il raggiungimento di obiettivi condivisi.

Va ricordato infine, che circa il 77% dei contratti di secondo livello nel 2012-2015 ha riguardato crisi aziendali ma nel 2015 sono cresciuti accordi su salario, orari, welfare aziendale.

Le questioni nazionali, cui abbiamo dato evidenza fin qui costituiscono una sorta di cornice, all’interno della quale si colloca tutta l’articolata vertenzialità CISL Taranto Brindisi che di seguito evocheremo, in qualche caso solo per titoli, affidando ai Colleghi delle singole Federazioni di entrare più nello specifico, considerato – e questo vogliamo sottolinearlo con forza e con reciproco orgoglio – che non esiste vertenza che non possieda il profilo della confederalità, intesa come condivisione sinergica delle complessità rivendicative con cui è alle prese il nostro territorio.

Un territorio che, come abbiamo sempre sostenuto, non è né povero né marginale e che determina un contributo importante per il Pil nazionale, così come ben evidenziato e riportato anche dai rapporti delle due Camere di commercio in occasione della giornata dell’economia 2016.

Territorio che ha sempre più necessità di ricercare o, in qualche caso, di ritrovare dinamiche concertative più spinte per una visione condivisa di futuro che certamente tenga conto, con il rispetto dovuto, anche di storie, di tradizioni e di consuetudini presenti e passate.

In particolare nell’ultimo periodo, per andare oltre la crisi, le priorità della CISL per Brindisi sono state rilanciare con l’idea di una alleanza per lo sviluppo, prendendo le mosse dalla firma del Patto per la Puglia che, oltre al merito generale della messa a sistema di finanziamenti pari a 2,71 miliardi per interventi infrastrutturali, assegna però, scarse risorse a questo territorio.

In più circostanze avevamo ribadito la nostra proposta di fare rete, ricominciando finalmente a ragionare in maniera comune e condivisa tra Istituzioni, rappresentanze sociali, rappresentanze parlamentari, consiliari regionali ed associative, sistema del credito, sui versanti dell’infrastrutturazione e del sostegno finanziario ad una progettualità di sviluppo diversificato e di valorizzazione delle peculiarità possedute, per rendere definitivamente attrattiva l’intera area.

La proposta, inoltre, è di fare rete anche con i territori limitrofi, Taranto soprattutto, tra sistemi aeroportuali e universitari, turistici, dei beni culturali, dei comparti agricolo e agroalimentare, al contempo intercettando risorse aggiuntive attraverso il flusso dei Fondi Strutturali Europei 2014-2020 e nei settori comuni della portualità e della retro/portualità, benché oggi ci vediamo costretti a prendere atto dell’accorpamento dell’Autorità portuale di Brindisi con quella di Bari e non, come da noi auspicato, con quella Taranto.

La nostra è una proposta di futuro, da sostenere con un lavoro immane, niente affatto semplice ma sarà un percorso determinato, lungo il quale proseguiremo avendo la consapevolezza che la proposta CISL potrà ottenere il consenso di quanti dichiarano di avere veramente a cuore il bene comune.  

Auspichiamo dunque, per questa parte di territorio, nuovi luoghi di elaborazione delle strategie di sviluppo in attesa che tutti i soggetti in campo, a cominciare dagli Enti Locali, esercitino il proprio ruolo propositivo, concertando per progetti comuni, su modalità e volontà per realizzarli, aderendovi nel segno della condivisione e della corresponsabilità.

Per Taranto, continuiamo a profondere il nostro impegno nell’incalzare il Governo sui tempi di attuazione del Contratto Istituzionale di Sviluppo (Cis), appellandoci a istituzioni ed Enti strumentali, affinché svolgano il proprio ruolo fino in fondo per tutto ciò che sono chiamati a rappresentare.

Il territorio ionico, come è noto, dichiarato area industriale di crisi complessa e già da tempo colpito dalla crisi del settore siderurgico, beneficia di condizioni procedurali, progettuali e di previsioni economiche collegate sia al Cis sottoscritto con il Governo, che al Patto per il Sud.

Per quanto riguarda il Porto, monitoriamo in continuazione lo stato di avanzamento dei cantieri per l’adeguamento della banchina e della piastra logistica, l’avvio dei dragaggi, le offerte pervenute all’Autorità portuale per una o più concessioni nel Molo Polisettoriale e, non per ultimo, l’inserimento del Porto di Taranto negli itinerari del traffico crocieristico; opportunità che hanno la forte attenzione anche del Governo, così come più volte evocato da Matteo Renzi e dai vari ministri sempre più spesso presenti a Taranto.

La Portualità, per entrambi le città e territori, è vettore imprescindibile dello sviluppo e va correlata sempre più ad una economia del Mare – ancora non pienamente valorizzata nel suo profilo identitario e nelle potenziali ricadute economiche ed occupazionali – e ad un Distretto del turismo che sappia offrire strumenti e supporti innovativi a questo settore qui ancora insufficientemente strutturato.

Sorvoliamo sullo sterile impatto mediatico, avuto dalla proposta di una Legge speciale per Taranto prefigurata alcune settimane fa dal Presidente del Governo Regionale il quale, in verità, dopo una valanga di critiche fondate e bene argomentate, anche da parte nostra, al momento non ne parla più.

Il Presidente Emiliano certamente ha la piena legittimità di decidere qualunque legge i cui riferimenti siano infrastrutture e interventi straordinari, se la sua maggioranza politica in Consiglio lo sostiene e riesce ad assicurarne le coperture finanziarie; ma eviti presumibili conflitti Istituzionali come di fatto ci sembra potrebbe accadere con tal genere di proposte.

Sarebbe, invece, quanto mai opportuno e giusto nei confronti di Taranto e qui potrebbe essere identica la richiesta per Brindisi, decidere di nominare immediatamente un assessore che possa essere per il Presidente vero collegamento, autentica espressione, reale sintesi e profondo conoscitore del tessuto sociale e territoriale per affrontare strutturalmente la moltitudine di problemi che attanagliano queste due realtà.  

Ricordiamo che c’erano stati impegni molto precisi da parte dell’Esecutivo regionale, in occasione delle prime Giunte riunite a Taranto e a Brindisi oltre un anno fa, dove a conclusione dei rispettivi incontri era stato dichiarato che sulla base di quanto registrato nella stessa seduta, la stessa Giunta avrebbe elaborato specifici documenti di indirizzo con un relativi crono programma (mai pervenuti o non di nostra conoscenza), che potesse dare una risposta a tutti gli input ricevuti nell’incontro, in quanto l’occasione costituiva solo l’inizio di un dialogo che sarebbe proseguito per tutto il corso della Legislatura.

A nostro avviso invece, c’è stato e c’è tuttora un deficit di partecipazione istituzionale e sociale, tra questo territorio e lo stesso livello regionale.

Taranto, Brindisi: non possono e né debbono divenire luogo di scontro ma, come abbiamo più volte proposto come CISL in questi anni, dovrebbero trasformarsi in una nuova Agorà per rendere proficua ogni opportunità di confronto propositivo, scevro da qualunque appartenenza ideologica e partitica.

E’ il caso di altre vertenze specifiche sulle quali siamo impegnati con le rispettive Federazioni di categoria: il futuro prossimo dell’Ilva, del Gruppo Leonardo, di Avio, della Centrale Enel e di Versalis, della Santa Teresa, di Isolaverde (con Gruppo di lavoro Industria della UST/Coordinamento Ilva appalto e indotto: Fim, Fit, Fisascat, Felsa, Femca, Flaei, Filca, Fistel),  il Piano di riordino ospedaliero con Fp (con Coordinamento Politiche Sociali della UST: Fnp, Fisascat, Cisl Scuola, Fp), il Piano Trasporti con Fit (con il Dipartimento Politiche Infrastrutture e Trasporti della UST), le Politiche sociali (Coordinamento…).

ILVA/LEONARDO/AVIO/CERANO/VERSALIS: Auspichiamo che effettivamente venga superata la gestione commissariale dell’Ilva, affidando l’Azienda ad industriali capaci di riprendere con maggiore vigore e determinazione il completamento del piano ambientale e di sicurezza, necessarie per il futuro dell’Ilva.

L’allungamento dei tempi – oggi si parla di 9 mesi di attesa – è oggettivamente un problema perché lo stato dell’arte presenta una gestione minimamente ordinaria di problematiche che invece sono straordinarie ed alle quali va posta la parola fine.

Noi confidiamo nel superamento di questo stato di cose al fine di rilanciare in tutte le sue condizioni lo stabilimento siderurgico ionico, in quanto necessario per l’intero settore manifatturiero nazionale e l’economia territoriale.

Analoga preoccupazione la riserviamo alle contrazioni delle commesse e delle lavorazioni nel Gruppo Avio (Marine & Industrial), nonché alle prospettive del Gruppo Leonardo nella provincia di Brindisi, ovvero alle incertezze presenti ed alle imprevedibili evoluzioni sul futuro produttivo dei relativi impianti e dei destini occupazionali.

 Quanto alla Centrale Enel di Cerano occorre un serio dibattito per affrontare “dal basso” la questione per una vera ambientalizzazione, salvaguardando in primis il capitale umano.

Nell’ultimo incontro con la Società Eni-Versalis, programmato dopo la dichiarata chiusa la trattativa per la cessione di un quota di maggioranza della società al Fondo Americano SK Capital, l’Eni ha confermato che Versalis è ritornata nel bilancio consolidato del Gruppo e risponde direttamente all’Amministratore Delegato.

La stessa Versalis, presente all’incontro, ha fatto un esame dello scenario macro economico e del settore chimico a livello mondiale e nazionale nonché delle proprie attività che nella sostanza conferma il quadro di contesto discusso lo scorso anno, che ha portato alle scelte di investimento del precedente Piano Industriale 2015-2018.

La Femca, in particolare, ha sottolineato la necessità che siano recuperate le relazioni industriali ed il rapporto di fiducia con tutti i lavoratori messo alla dura prova da mesi di incertezza e decisioni aziendali sbagliate, ribadendo l’aspettativa di un nuovo Piano Industriale e investimenti in grado di rendere sempre più competitiva l’Azienda, le produzioni di chimica tradizionale e di chimica verde, in tal modo consolidando i diversi siti produttivi e direzionali presenti nel Paese e quindi l’occupazione.

Come UST continueremo a seguire gli sviluppi di questa vertenza,  che ha segnato punti a favore del sindacato, del nostro territorio e del Paese, contro rischi di dismissioni e di tagli occupazionali.

SANTA TERESA/ISOLAVERDE: Auspichiamo soluzioni definitive per i rispettivi dipendenti delle due partecipate (rispettivamente delle province di Brindisi e di Taranto), individuando percorsi di ricollocazione con la stessa Regione, per esempio nel sistema delle bonifiche o presso altri Enti attraverso altre soluzioni condivise con le parti sociali.

 Parliamo di centinaia di  persone che rischiano, a breve, di essere espulsi dal mondo del lavoro.

PIANO DI RIORDINO OSPEDALIERO: Lo schema di provvedimento per il riordino della rete ospedaliera continua a riportare le nostre critiche ampiamente articolate con numerosi documenti, iniziative pubbliche e mobilitazioni anche unitarie, contro le penalizzazioni cui le aree di Taranto e di Brindisi  potrebbero essere sottoposte.

La straordinaria situazione ambientale ed epidemiologica in entrambi i siti dalla notevole presenza industriale, dichiarati da tempo ad alto rischio ambientale e sanitario, gli squilibri rivenienti dai precedenti Piani di rientro, le previste chiusure/riconversioni di tre ospedali nel brindisino e uno nel tarantino, la cronica carenza di organici, il bassissimo livello previsto di posti-letto per mille abitanti (Brindisi, 2,7 – Taranto, 2,8) a fronte una media pugliese del 3,4 ed una nazionale del 3,7, sarebbero una punizione troppo severa per non coglierne la gravità.

La riunione in 3^ Commissione regionale che ha esaminato, con parere consultivo, gli emendamenti allo schema di provvedimento il 19 settembre u.s. ha creato spaccature all’interno della maggioranza che sostiene un Presidente Emiliano sempre più blindato e chiuso in se stesso.  

In attesa delle decisioni politiche che verranno adottante in Regione, noi continueremo nella nostra battaglia e continueremo a sollecitare il Presidente a confrontarsi con il sindacato confederale pugliese e territoriale, in coerenza con l’impegno a farlo che si era assunto e mai finora onorato.

PIANO TRASPORTI: In occasione della Conferenza sul nuovo Piano Triennale dei Servizi (PTS) 2015-2017 organizzato dalla Regione Puglia a giugno 2015, la UST insieme con la Fit territoriale e il nostro Dipartimento, elaborarono una serie di osservazioni distinte sia per il territorio di Taranto sia per quello di Brindisi tra PTS (Offerta ferro, offerta automobilistica, investimenti, Nodi interscambio e integrazione) e Piano Attuativo.

Riteniamo di dovere incalzare ulteriormente la Regione, con il supporto immancabile della USI.

POLITICHE SOCIALI –  Il nostro impegno su questo versante è ormai esperienza consolidata; da un lato sui Piani sociali di Zona dall’altro sulle questioni della sanità e sulla contrattazione sociale con i Comuni sui rispettivi bilanci, imposte locali, vivibilità e sicurezza dei quartieri, centri per gli anziani, ecc.

I Piani sociali di Zona, intrecciati con le questioni socio sanitarie anno dopo anno diventano il pezzo più consistente ed importante del welfare locale di prossimità ed ogni anno grazie alla concertazione tra sindacati ed Ambiti territoriali, notevoli risorse finanziarie per svariati milioni di euro diventano servizi sociali importanti, per minori, disabili, anziani, oltreché per il contrasto alla povertà, alle dipendenze alle violenze su donne e minori.

E’ importante considerare che tutto ciò significa anche lavoro ed occupazione.

Non è stato facile far superare ai Comuni ionici ed a quelli di Brindisi  la logica campanilistica del far da sé e convincerli ad operare insieme in Ambiti territoriali equivalenti ai distretti Asl; ma alla fine ci siamo riusciti almeno nella stragrande maggioranza del 10 ambiti Taranto Brindisi.

Diversa è, purtroppo la situazione sulla contrattazione con i Comuni.

Sono ancora pochi quelli che accettano di confrontarsi con i sindacati confederali sulla destinazione ed i loro bilanci e soprattutto sulle imposte locali.

Ciò nonostante sia nel territorio di Taranto che in quello di Brindisi con diversi Comuni riusciamo a discutere e ad ottenere alcuni positivi risultati sulle questioni sopra richiamate.

Consideriamo punti di forza della UST: – il Gruppo di Lavoro Industria Appalto Indotto, costituito per monitorare gli sviluppi concernenti la vertenzialità in atto nel territorio, in un’ottica di integrazione di sistema tra i vari settori produttivi, nonché finalizzato a monitorare gli sviluppi concernenti la vendita e la presa in carico o, in subordine, l’affitto dello stabilimento Ilva di Taranto; – il Coordinamento Politiche Sociali finalizzato alla concertazione e alla contrattazione sociale con i 10 Ambiti Territoriali (tra Taranto e Brindisi) e con i singoli Comuni.

Abbiamo concordato, insieme con la Felsa, sull’opportunità di una imminente  riflessione comune sulla direttiva europea Bolkestein – intervenuta nel 2006 per disciplinare la concorrenza nel mercato interno e recepita nel 2010 dal governo italiano – che  sta rivoluzionando anche la vita dei molti commercianti aderenti alla Fivag che fanno mercati su aree pubbliche.

Sosteniamo la rivendicazione della Slp, perché Poste Italiane rimanga azienda pubblica, con la maggioranza delle azioni in mano allo Stato, condividiamo la denuncia della First nei confronti delle banche italiane che continuano a ridurre personale e a chiudere sportelli, salvo osservare che il costo pro-capite del personale cresce per colpa delle spese straordinarie; inoltre torneremo, insieme con la Fns, a rivisitare la Casa Circondariale di Taranto ma auspichiamo di poterci recare anche nel Carcere di Brindisi, per sostenere l’annosa vertenza riguardante la carenza di Poliziotti penitenziari e sostanzialmente per rivendicare la vivibilità di luoghi  e rapporti coerenti con il principio costituzionale della finalità rieducativa delle pene.

Care amiche, cari amici,

avviandomi alle conclusioni, attraverso un percorso condiviso con la Usi, anticipo al Consiglio generale che stanno per rientrare nella competenza della UST i Comuni ricadenti nei territori di Taranto e di Brindisi  che, secondo una precedente ripartizione, erano stati attribuiti ad altre province.

Inoltre, sono in fase di discussione finale, i Regolamenti USC e USZ che, quando diverranno ufficiali, divulgheremo in maniera capillare, affinché tale occasione divenga ulteriore stimolo al consolidamento della Confederalità, attraverso iniziative mirate ed interventi efficaci che implementino una contrattualità locale, sociale e di prossimità sempre più qualificata e pregnante.

Con gli stessi Regolamenti, vogliamo dare coerenza a quanto sostenuto nella nostra Assemblea organizzativa territoriale, tenutasi a Brindisi l’anno passato, ovvero che le decisioni assunte a livello confederale sulle risorse rendano le stesse esigibili per la prima linea: Rsu, Saf, Sas, Direttivi aziendali, Rsa, Rls, Terminali associativi, responsabili comunali e di Usc.

Grazie ai lusinghieri risultati che finora abbiamo potuto apprezzare, proseguiremo nel nostro Progetto Formativo finalizzato a Dirigenti, Rsu, Rsa, Terminali associativi, Rls, Collaboratori e Attivisti di tutte le Categorie, con i quali manterremo i collegamenti anche dopo la fine dei corsi.

Sta producendo buoni frutti la regionalizzazione del Sistema fiscale (i nostri Caf) così come è possibile riscontrare, qualitativamente, qualitativamente, ed in termini di efficacia e di efficienza, anche nel nostro territorio.

Per quanto riguarda l’Inas di Brindisi sosteniamo come UST l’iniziativa della neo responsabile territoriale, decisa a far recuperare al nostro Ente quelle posizioni di preminenza, in pratiche e relativi punteggi, che storicamente lo hanno contraddistinto rispetto a tutti gli altri Patronati sindacali.

L’Inas di Taranto fa oggi i conti con due avvenuti pensionamenti che, come avevamo paventato, rischiano di mettere in seria difficoltà l’organizzazione del servizio, l’assistenza ai cittadini e quella a favore delle Federazioni e, dunque, dei nostri associati, così come purtroppo riscontrato in questi giorni.

E’ pertanto necessario, come condiviso con tutte le Federazioni di categoria, che sia ripristinato al più presto un organico competitivo in termini numerici e professionali, a fronte di un territorio come Taranto che conta 600 mila abitanti, 8 Sedi Zonali Inas e 29 comuni da coprire, in questa fase storica in cui abbondano crisi complesse e vertenze generalizzate, che richiedono anche un Patronato strutturato con un servizio efficace e personale qualificato.

Adiconsum, Sicet, Anteas sono gli altri pezzi di un mosaico confederale che vogliamo consolidare sempre più con servizi specifici che alimentano identità CISL e proselitismo.

L’Italia, la Puglia, Taranto Brindisi, hanno bisogno di più sindacato, di più CISL, sul territorio e tra le persone.

Con la nostra iniziativa paziente ma incessante, con le nostre parole d’ordine di partecipazione, contrattazione, corresponsabilità, giustizia sociale e con i nostri valori di pluralismo, autonomia, libertà, siamo tutti chiamati a confermarci portatori di speranza insieme con quanti, donne o uomini, lavoratrici o lavoratori, anziani o giovani, vogliono mettersi in gioco per condividere progetti di cambiamento e di futuro.

E sarà una speranza, questa, che non potremo mai permetterci di deludere.

Ecco le nostre priorità; ecco perché siamo impegnati ad interpretare il futuro per andare oltre la crisi. 

viv@voce

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