TARANTO. ”Non voglio avvelenarmi più di quanto lo faccia ogni giorno”

TARANTO. ”Non voglio avvelenarmi più di quanto lo faccia ogni giorno”

L’urlo del tarantino nel giorno del Wind Day

Oggi il soffio del vento arriva dalla zona industriale. Da quelle alte torri, dalla fabbrica. E l’Arpa Puglia ha avvisato la cittadinanza che oggi sarebbe stato il cosiddetto “wind day”, dall’inglese, “giorno di vento”.

Un giorno di vento a Taranto non è un giorno di vento comune. Non quando il vento proveniente da nord ovest soffia sulla città, causando una maggiore dispersione di inquinanti. I maledetti inquinanti di Taranto, che interessano la zona vicina all’area industriale, zona abitata tra l’altro. E a Taranto oggi dovrebbero chiudersi le finestre, nonostante il caldo, nonostante l’estate.

E la immaginate voi una vita in funzione del vento dal quale difendersi in questi giorni?

E non solo. Oggi a Taranto si dovrebbe evitare di uscire in determinate fasce orarie per fare sport. Sembra lo scenario questo, di un film ambientato a Chernobyl. Ma così non è: stiamo parlando di Taranto, una città che negli anni, per quanto abbia tentato di riscattarsi e farsi valere, è succube della fabbrica. E’ la fabbrica che decide per Taranto.

E’ la fabbrica che decide quando aprire le finestre, quando uscire a fare una corsetta, quando respirare. Ma il tarantino? Che ne pensa di tutto questo? Un grido, una forma di protesta, arriva da un commerciante titolare di un’attività.

Lo stesso stamane, ha apposto all’esterno del suo locale chiuso, un biglietto con su scritto: «Questa attività rimarrà chiusa il 12 e  13 agosto a causa del “wind day”. E siccome non  voglio avvelenarmi più di quanto lo faccia ogni giorno, mi allontano dalla città. A dopo wind…». La foto è di Francesco Manfuso, ed è stata diffusa dalla pagina Facebook Solo a Taranto.

A questo si è costretti a Taranto. Ad allontanarsi dalla città. Perché le urla di disperazione restano inascoltate; i dati sconvolgenti delle morti e dei tumori infantili sembrano non sortire alcun effetto in chi dovrebbe tutelarla questa città.

La città fantasma. La città delle lotte incomprese, e dei lottatori inascoltati. E il messaggio di questo commerciante è molto chiaro: qui si cerca di sopravvivere più che vivere. E se questa non è una sconfitta, dite un po’ voi cos’è …

Elena Ricci

viv@voce

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