SAVA. Corso Umberto. Quelle due strane transenne messe di traverso sul marciapiede

SAVA. Corso Umberto. Quelle due strane transenne messe di traverso sul marciapiede

Iniziativa privata con autorizzazione comunale?

Certo è che non finiremo mai di stupirci quando le cose prendono una direzione diversa da quella originaria. Andiamo alla trafficata Corso Umberto, strada comunale che porta a Manduria e, al ritorno, diventa l’unica via di transito per il nostro capoluogo di provincia.

Da quasi un anno hanno messo ben due semafori con rilevazione elettronica, della serie 160 euro ad ogni infrazione che si fa passando con il rosso. Compresi i punti decurtati sulla patente. Bene, in prossimità del primo semaforo, direzione Manduria e sulla sinistra, abbiamo sempre notato un largo marciapiede transennato sul suo bordo parallelo alla strada. E questo, crediamo, sia stato fatto per evitare la sosta selvaggia in prossimità delle attività commerciali che si trovano in questo tratto di strada.

Da premettere, inoltre, che il marciapiede è molto basso e quindi messe queste transenne fisse potenzialmente potevano servire a far desistere qualche automobilista indisciplinato. E fin qui ci siamo. Ma risulta incredibile la collocazione di due transenne trasversali le quali delimitano, a linea d’aria, l’inizio e la fine di un corpo di fabbrica specifico. Quindi, francamente, possiamo dire che è stata la proprietà a far collocare queste transenne trasversali. E a che vantaggio? E con quale autorizzazione viene permesso questo?

Il codice della strada recita così: “Il marciapiede è una parte della strada, al di fuori della carreggiata, destinata alla circolazione dei pedoni”. E allora, quale sarà stata la ragione da parte dei proprietari di far collocare queste due transenne trasversali, quando di fronte al loro corpo di fabbrica ci sono già altre transenne parallele alla carreggiata?

Dalle informazioni raccolte dal nostro giornale pare che sia stata data l’autorizzazione dall’Ufficio dell’Urbanistica. Chiederemo le classiche carte e vedere con quale motivazione hanno permesso tutto questo.

Giovanni Caforio

 

viv@voce

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