Tribunale di Bari riconosce la pericolosità della parte meridionale della Nigeria

Tribunale di Bari riconosce la pericolosità della parte meridionale della Nigeria

A richiedente asilo nigeriano viene accolta domanda di Protezione Umanitaria. Avvocato Stigliano: “Un’ordinanza che fa giurisprudenza”

Finora i richiedenti asilo che provenivano dalla parte meridionale della Nigeria vedevano respinte da nord a sud dell’Italia, le loro richieste di protezione internazionale.

Solo i richiedenti provenienti dal Nord della Nigeria interessato dagli attacchi terroristici del gruppo Boko Haram avevano ottenuto finora protezione. Ma dal primo luglio anche i nigeriani del Sud possono sperare grazie ad una ordinanza.

Il Tribunale di Bari ha accolto infatti la richiesta da parte di un cittadino nigeriano di Edo State concedendogli la protezione umanitaria per la “pericolosità riconosciuta anche della parte meridionale del Paese”, luogo di provenienza del ricorrente.

 “E’ una ordinanza che fa giurisprudenza” commenta così l’avvocato Mariagrazia Stigliano che ha seguito il ricorso. E continua: “E’ una ordinanza importante e sebbene il richiedente sia ritenuto dal giudicante non credibile, viene comunque ritenuto da questo meritevole di protezione, perché anche il sud della Nigeria è considerata una zona ad alto rischio secondo l’ultimo rapporto Amnesty e secondo i dati forniti dal sito ministeriale “Viaggiare Sicuri”.

Sulla decisione del Giudice ha prevalso soprattutto la sua duplice condizione di vulnerabilità come “espatriato” e come “cattolico” in un territorio che “ha conosciuto negli ultimi mesi  l’attività di gruppi terroristici di ispirazione islamica, colpevoli di quotidiani massacri di nigeriani per la maggior parte di fede cristiana, e attentati indiscriminati- e per l’escalation diffusa in tutto il territorio anche da parte delle autorità” come si legge nella ordinanza in questione.

Ma l’Avvocato Stigliano sottolinea  inoltre che nella decisione “ha prevalso sulla non credibilità del ricorrente, l’alto grado di integrazione raggiunto medio tempore in Italia, dal richiedente”. Il richiedente asilo ha dimostrato in poco tempo la volontà di vivere qui in Italia: ha partecipato ad un corso di alfabetizzazione e ha trovato anche una occupazione se pure in contratto di apprendistato, fa sapere l’avvocato, che opera anche nel Centro Interculturale Nelson Mandela di Taranto, da dove è partita la richiesta di consulenza legale.

Il centro dimostra quindi ancora una volta la sua valenza e efficacia, e di essere uno strumento al servizio dei più deboli e meno abbienti.

Nonostante l’Associazione Salam, che lo gestisce, non riceva più alcun finanziamento pubblico, il centro continua ad essere aperto agli stranieri come agli italiani, ed offrire servizi, come la consulenza legale o il supporto psicologico, nella consapevolezza che le risposte ai “nuovi” problemi che la società oggi ci pone davanti, si debbano fondare su atti concreti che mirano all’“apertura”, alla “partecipazione”, ad una “responsabilità”, e che rimettano al centro l’individuo e la sua dignità nel rispetto della sua identità, della sua storia e diversità.

 A. Podda

viv@voce

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