Carmen Manco ha ricevuto il Premio Internazionale Spoleto Art Festival‏

 “Non vi è alcun metodo più sicuro per evadere dal mondo che seguendo l’arte, e nessun metodo più sicuro di unirsi al mondo che tramite l’arte” (Goethe)

Questo si legge nel sito internet carmenmanco.wix.com/painter-website di una artista tarantina. Si tratta di Carmen Manco, che è in mostra a Spoleto fino al 15 agosto e che ha ricevuto di recente il Premio Internazionale speciale all’artista “Spoleto Art festival 2016”.

La sua esposizione va sotto il nome “Mediterraneo” ed è stata presentata all’hotel nuovo Clitunno di via delle Terme, da Luca Filipponi presidente dello Spoleto Art Festival. 

Sono presenti una ventina di opere del nuovo filone neo-figurativo, frutto delle recenti sperimentazioni artistiche e l’anteprima del catalogo che è stato editato appositamente per Spoleto.

L’artista è stata premiata per il livello del percorso artistico e culturale svolto e la mostra personale, curata dal presidente dello Spoleto Art Festival ha officiato il Premio.

Il Premio Internazionale Spoleto Art Festival 2016 si avvale del pregevole impegno di grandi artisti e maestri dell’Arte Contemporanea come Sandro Trotti per la direzione artistica, Sandro Bini per la Presidenza della Commissione Tecnica, Giuliano Ottaviani e Ennio Calabria per le preziose collaborazioni.

Il direttore artistico e patron della manifestazione Giuliano Ottaviani, ha svolto le premiazioni della biennale assegnando dei particolari riconoscimenti agli artisti che si sono distinti. Ottaviani ha espresso piena soddisfazione per la riuscita della Biennale tanto che già si è messo al lavoro per organizzare una prossima edizione ampliata e rafforzata.

“Le tele presenti nella personale di Carmen Manco sono il frutto di un interessante ciclo  pittorico che personalmente ho definito “neo-figurazione”, risultato di studi, ricerca, sperimentazione, approfondimenti sull’arte contemporanea e riflessioni su cosa un’artista del XXI° secolo che muove dal figurativo possa ‘dare’ lungo un percorso virtuoso” ha riferito Luca Filipponi.

Il critico e storico dell’arte Sandro Costanzi ha curato una breve prolusione all’artista.

E a questo punto più che continuare a dare spazio alla nostre parole, diamo spazio di seguito alle accreditate parole del critico, perché ubi maior minor cessat.

In questo ciclo pittorico, Carmen Manco si rivela un’artista che sa rappresentare la femminilità. Sottolineo a lettere maiuscole ‘SA’, nel senso pieno del termine ‘SAPERE’, perché se c’è oggi, a livello figurativo, un tema sfiorito e abusato è proprio quello della donna.

Carmen Manco, invece, ne sa cogliere l’essenza intima; nel nudo che diviene la forma, l’incarnazione di un’anima, l’essenza diventa percezione di una sensazione, la percezione di un’emozione, un interiorizzare un’espressione, un evento che accade nella vita di tutti i giorni e che coinvolge anche il corpo, nel senso più ampio della parola.

Il nudo che dipinge Carmen Manco rappresenta, una stagione, un evento esistenziale, il passaggio dall’estate all’autunno della donna che ha raggiunto la propria pienezza d’animo, il proprio fulgore e che, in qualche maniera, comincia a temere i segni del naturale declino.

Allora, nella coscienza del ‘cosa rimane’, vengono buttate tutte le spoglie, tutto ciò che è inutile, che non serve più e ci si perde dentro se stessi dove si ritrova, appunto, la propria essenza intima. Questo concetto è evidente anche nelle maternità nelle quali si coglie la consapevolezza e il timore della precarietà della vita.

Le donne che allattano il frutto del proprio grembo e che danno quel che possono oltre al nutrimento, sembrano volere infondere coraggio perché la vita di tutti i giorni è quella che è. Traspare questo amorevole dare anche il cuore, l’affetto.

Nelle tele di Carmen Manco emerge anche la dialettica dello scontro-incontro tra miseria e nobiltà, tra il degrado del tempo e la gloria di ciò che fu. Ci sono vari strati in cui “l’oro e l’argento” vanno a sovrapporsi alla materia. Un richiamo quindi alla terra e dall’altra parte alla gloria come scoperta. I dipinti si prestano a un lavoro di archeologia psicologica, di archeologia nel e del profondo, che permette di tirar fuori i momenti preziosi legati al senso della vita.

Quello di Carmen Manco è un figurativo contemporaneo perché c’è un discorso estetico di forma che si sovrappone ad altre forme e che pertanto viene frammentata e crea un ordalico vitale giocato sui temi del marrone, del verde, dell’arancio, del giallo. Ma c’è anche una punta di rosso che simboleggia la vita. L’artista mette quella punta di rosso, come quel pizzico di pepe che sanno mettere le cuoche, quel non più di tanto, ma necessario per dare un senso a tutto. Vi è in lei, inoltre, una ricerca di ciò che è puro, documentata sempre dalla costante presenza del bianco.

Vito Piepoli

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