CGIL CISL UIL TERRITORIALI. “Sanità: Taranto chiama Roma”

CGIL CISL UIL TERRITORIALI. “Sanità: Taranto chiama Roma”

Confronto sterile quello intrattenuto con il Governo regionale  a cui non fanno seguito impegni di alcun genere

Nonostante segnali di apertura manifestati dal Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, nel confronto avuto qualche giorno fa con i segretari regionali di CGIL CISL e UIL, restano ancora poco chiare le reali intenzioni dell’istituzione regionale in merito all’emergenza sanità.

Il confronto non è andato al di là di una generica condivisione delle richieste rappresentate dai Segretari regionali di CGIL, CISL, UIL che hanno, in maniera particolare, riproposto i temi oggetto della “vertenza sanitaria ionica”, culminata nel sit – in di protesta del 21 luglio u.s.

Del tutto disattese, invece, le richieste di confronto specifico pervenute dal territorio, Conferenza dei Sindaci inclusa, che continuano ad essere vanamente reiterate da tutti gli attori istituzionali.

Consci della drammaticità della situazione sanitaria in terra di Taranto, le scriventi hanno proposto le ben note criticità, abbondantemente trattate nel corso degli ultimi mesi e, in ultimo, portate all’attenzione del Premier, Matteo Renzi, in occasione dell’incontro del 29 u.s. Lo stesso, per il tramite del Vice Ministro Teresa Bellanova, si è riservato di far conoscere le proprie determinazioni in merito.

Nella esposizione dei temi, particolare attenzione hanno dedicato sia alla parte infrastrutturale (costruzione del nuovo ospedale San Cataldo, rifinanziamento Decreto Terra dei Fuochi, definizione del progetto sperimentale del  “Centro Ambiente e Salute”, implementazione dei servizi sanitari con l’istituzione dei reparti di: chirurgia toracica, pneumatologia, oncologia pediatrica, allergologia), che al deficit di personale sanitario (medico e infermieristico).

In relazione a tale aspetto, nello stigmatizzare la situazione di assoluto immobilismo evidenziato dalla Direzione Generale della ASL locale, hanno chiesto l’adozione di misure urgenti e tempestive, anche in considerazione dei tempi tecnici richiesti dall’espletamento delle procedure concorsuali.

Nei prossimi giorni, nelle more delle risoluzioni attese da parte del Governo, verranno valutate ulteriori iniziative a sostegno della vertenza. Riportano, di seguito, stralcio della relazione tecnica[1]

 


[1]

TARANTO OLTRE LA TRANSIZIONE.

         Sistema sanita Discorso a sé merita la questione sanitaria a Taranto che, solo recentemente, è stata elevata a vera e propria emergenza. Le politiche di sviluppo vanno raccordate con un sistema sanitario territoriale in stato di grave, conclamata debolezza. 

L’obiettivo è quello di affermare un sistema sanitario in grado di effettuare il monitoraggio ambientale del territorio,  che esca da quella condizione di incertezza e di precarietà in cui oggi è ancora confinato. Il Piano di riordino ospedaliero che la Regione Puglia si appresta a varare incrocia un ampio dissenso nell’intera comunità,  per  motivazioni che riguardano sia il metodo, con il quale si è affrontata l’intera analisi,  che il merito.

Nel metodo, si denunciano due preoccupanti mancanze da parte del legislatore regionale: – il limitato confronto di analisi sulla materia; – un Piano incentrato sui tagli, più o meno omogenei, su tutto il territorio regionale, che nulla ha concesso alla visione della specificità dei singoli territori, differenti già in partenza, sia sotto il profilo logistico che strutturale, nonché ambientale ed epidemiologico.

Nel merito, per le pesanti  ricadute negative che lo stesso comporta per la Provincia di Taranto;- Si registra grande sconcerto di fronte alle notevoli contraddizioni presenti nel piano, proprio perché interessa un territorio ormai definito da tutti ad elevato rischio ambientale  e bisognoso di forte attenzione.  Il bisogno di controllo, prevenzione ed assistenza sanitaria  deve diventare una risposta prioritaria  come argine sia al disagio socio-sanitario al quale i cittadini sono sottoposti, che alla notevole “ mobilità passiva”. – Non si tiene conto dei  pesanti tagli già subiti dal nostro territorio, effettuati dai Piani di Rientro somministrati dai precedenti governi.

La medicina territoriale non è stata potenziata e versa ancora in molte difficoltà. Per questi motivi è necessaria l’apertura di un  articolato ed immediato confronto, per chiedere che venga sospeso e rivisto, territorio per territorio, il Piano di Riordino Ospedaliero, per non mortificare e, quindi,  mettere in sicurezza il diritto costituzionale alla salute dei cittadini, garantirne l’esigibilità e creare allo stesso tempo  i presupposti per ricadute positive sull’economia locale. In tal senso sarebbe utile rivedere i tetti massimi di spesa imposti dal DM 70/95, attraverso delle deroghe, e un rifinanziamento del decreto Terra dei Fuochi, al fine di consentire il potenziamento delle strutture, la giusta dotazione strumentale e un’adeguata dotazione organica di personale sanitario supportato da un monitoraggio e da un relativo screening sanitario. In relazione a tale ultimo aspetto, si segnala che il gap tra la provincia di Taranto e le altre della Puglia si traduce in  una carenza di oltre 2.000 unità  di personale sanitario. Al momento il sistema di reclutamento del personale è totalmente inesistente.

        Infine, si propone una valutazione specifica  per la costruzione del nuovo ospedale “San Cataldo”. A distanza di quattro anni, pur in presenza di un finanziamento congruo, nulla si è concretato. Le esperienze sin qui accumulate, ci inducono a proporre l’istituzione di una figura commissariale dotata di prerogative di scopo al fine di velocizzare le procedure burocratico/amministrative.

        A margine si riportano valutazioni di carattere eminentemente tecnico.[1]

        Il Piano di riordino elaborato dalla Regione Puglia ha rimosso, totalmente, l’elaborazione pregressa e guarda a Taranto con la stessa attenzione rivolta alle altre province pugliesi. La parte occidentale si vede assegnato un ospedale di1° livello  (Castellaneta); dall’altra, quella orientale,  mutano il nomen dei presìdi, con la previsione di una dimensione organizzativa (cfr. l’ospedale rinforzato) che sfugge, finanche, agli stilemi della bizantina burocrazia italica.

        L’occasione per riequilibrare il deficit strutturale è, per ora,  un ‘occasione persa! A conti fatti mancano duemila unità di personale sanitario, 600 posti letto, un HUB di secondo livello reale (quello attuale  è, meramente, virtuale); spicca l’assenza (vedi infra) di reparti per la cura delle acuzie: questo il gap che rimane nella sua dimensione originaria.

        Taranto, lo ricordiamo, area in situazione di crisi industriale complessa, deve vedersi riconosciuto  un asset ospedaliero che fondi su tre presidi: Santissima Annunziata, Moscati di Taranto e San Marco di Grottaglie. La rete sanitaria ionica, che prenderà forma con la costruzione HUB del San Cataldo (non prima del 2022), solo dopo potrà essere riconfigurata. Oggi non esistono alternative vere e serie.

        Occorre organizzare una transizione che preveda questa struttura tripolare, riservando, all’ ospedale Santissima Annunziata, la trattazione dei casi di maggiore complessità; all’ ospedale Moscati tutta la parte oncologica e di supporto al SS. Annunziata; all’Ospedale San Marco di Grottaglie, infine, i casi meno gravi, da trattare anche in day surgery.

viv@voce

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