MANDURIA. Le mie violenze domestiche

Una manduriana che è riuscita a salvarsi

Vi voglio raccontare la mia storia di violenze subite in casa. Non vi do il mio nome per evitare il dolore ai miei figli.

Essere felici non vuol dire che tutto debba essere perfetto. Magari significa vivere di tante piccole cose nella speranza che siano più importanti delle cose brutte. Per me non è stato così. Ovunque mi voltassi vedevo solo le cose brutte che si ingigantivano anno dopo anno, mese dopo mese, intorno a me.

Mi hanno sempre definita donna, madre e moglie esemplare ma iniziai a rendermi conto che l’uomo che amavo e alla quale ero dedita mi stava facendo del male. Aspettavo dicendo tra me e me che sicuramente era solo un periodo e che tutto sarebbe passato parlando con lui, dicendo che non era giusto quello che succedeva, ma mi trovavo di fronte a un muro di cemento avendo solo, da lui, risposte date con arroganza, prepotenza e disinteresse nei mie confronti.

L’hanno chiamata violenza sessuale, qualcosa che ti aspetti possa accadere solo agli altri e che non accetti che accada a te tra le mura della tua casa, nel tuo letto nuziale dove hanno dormito i tuoi figli.

Era un dato di fatto. Il mio uomo si comportava con me come un maniaco. Vi risparmio i particolari di quello che ho subito, di quante umiliazioni ho subito, di quali atti sessuali animaleschi ho subito mentre facevo finta di dormire per non partecipare alle sue schifezze. Di quante volte ha usato il mio corpo come se ci fosse solo lui in quel letto. Mi possedeva in maniera ossessiva e io non gli negavo niente. Mi ha messo incinta costringendomi ad abortire.

Come si può parlare di amore quando non ti rispetta neanche quando hai il ciclo e vuoi essere lasciata in pace, o quando nella foga di sfogare i suoi istinti ti riempie di lividi. Tu urli per il dolore ma lui continua incessantemente …

Il mio uomo, questo mio uomo, non sopportava avessi amiche e controllava il mio cellulare, cercando qualcosa che non c’era e che la sua mente malata fantasticava.

Volevo urlare al mondo intero quello che mi accadeva, ma sapevo anche che sarebbe stato inutile. Lui risultava agli altri una persona tutta d’un pezzo e un gran lavoratore, nessuno mi avrebbe mai creduta pur vedendo che il mio corpo diventava sempre più esile.

Non parlavo più, non ridevo più e curavo un esaurimento che non c’era. Infatti così è stato quando sono esplosa. Nessuno mi ha creduto. Ho sempre provato vergogna per quello che mi stava succedendo. Per me era un tabù tutto quanto, ci stavo rimettendo la mia salute, avevo i miei figli e non potevo permettermi di crollare del tutto.

Fino a quando, grazie a delle persone fantastiche che hanno creduto in me, ho rafforzato quel briciolo di stima che mi era rimasta, ho allontanato questa persona dalla mia vita e pur essendo circondata da mille problemi, adesso dormo e mangio e non faccio uso di psicofarmaci, anche se riaffiorano ancora troppo spesso quelle scene crude di violenza gratuita.

Ho chiesto scusa a quel bimbo (che io desideravo), a cui gli è stata negata la vita e per la quale, troppo indebolita, non sono riuscita ad impormi.  Spero davvero che il mio racconto aiuti qualcuno a capire. Mi raccomando amiche non vivete nella vergogna o nascondendo quello che vi sta accadendo. Parlate sempre con tutti dei pregi e soprattutto dei difetti della persona al vostro fianco.

Non nascondetevi dietro castelli creati solo da noi donne, mogli, madri, non abbiate timore, denunciate sempre tutto ciò che vi accade.

Non fatevi negare soprattutto il diritto di essere donna, moglie amata e madre, e ricordatevi che chi non ci ama, non ci stima, non ci rispetta, quell’uomo non ci merita.

FONTE

lavocedimanduria.it                                 

 


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