Un piccolo gesto nella nostra quotidianità …

A volte essere d’aiuto, a chi ne ha bisogno, è importante

Tutti mostriamo una sensibilità particolare verso il rispetto umano. Ed è giusto. Ma a volte ci capitano delle cose a cui non ci vogliamo sottrarre. E in queste cose, nel nostro piccolo, possono essere grandi per davvero verso chi ha bisogno. Magari, come in questo caso, senza nulla chiedere.

I fatti: ieri mattina, verso le 9 tornavo da Taranto e all’uscita di Fragagnano, direzione Sava, ho visto un ragazzo di colore, di circa una ventina di anni e dal fisico asciuttissimo, dirigersi a piedi verso Sava con una latta di benzina nella mano. Era di spalle alle auto che andavano verso il nostro paese. Mi sono fermato. Ho chiesto se aveva bisogno di un passaggio. La tanica della benzina lasciava presagire che l’auto che aveva era rimasta senza benzina a metà strada. Sale nella mia auto e ci dirigiamo verso la sua auto.

Nel tragitto gli chiedo se nessuno si fosse fermato a chiedergli se aveva bisogno di qualcosa. Risposta negativa. Arrivati a metà strada Sava-Fragagnano, e sulla sosta della corsia di ritorno verso Fragagnano, vi era un furgone rosso con dentro due donne di colore. Una più grande e l’altra più giovane. Ironia della sorte di fronte alla corsia opposta c’era una stradina di campagna con due prostitute di colore sedute ad attendere i clienti. Nulla a che fare, tra di loro, connazionali. Lo scenario era questo. Francamente non mi sono scoraggiato e manco fatto problemi se qualche “paesano” mi avesse visto in questo luogo. Interessa ben poco, quello che interessava era attendere che il giovane senegalese mettesse il carburante nel suo furgone e vederlo ripartire con direzione Taranto.

Messa la nafta nel serbatoio, atteso qualche decina di secondi e pronto l’avviamento del motorino elettrico per far sì che azionasse tutto il resto meccanico. Ma che. Non parte. Anzi, al primo giro di chiave il motorino dimostra segni di non risposta. Si capisce subito che, oltre alla mancanza del carburante, c’è un problema all’accensione. Che fare allora? Unica soluzione: provare a rimorchiare il furgone collegandolo al gancio posteriore della mia auto. Aperto il cofano, ahimè, non trovo il gancio che si attacca al paraurti posteriore.

Un problema, in quanto non posso rimorchiare il furgone e tentare, se ci fosse stato il gancio, la classica partenza con la seconda marcia del furgone inserita mentre il veicolo è in corsa. Dico al ragazzo di aspettare in quanto mi dirigo verso Sava, allo sfascia macchine che sta all’entrata del paese, e trovo un gancio per l’auto. Dieci, quindici, venti minuti ma del gancio, di quel tipo, non si trova nulla nel magazzino. Riparto e torno a Sava. Destinazione dal caro amico carrozziere, sempre disponibilissimo. Qui trovo il gancio apposito e anche una robusta corda. Torno sulla Sava –Fragagnano e collego il gancio alla mia auto e al gancio anteriore del furgone. Beh, credo che ora dovrebbe partire.

Chi passa in quel momento suona con il clacson divertito nel vedere lo scenario: il direttore di Viv@voce (faccia ahimè conosciuta, forse nel bene o forse nel male, ndr) con gli extracomunitari su di un lato della provinciale e sull’altro le prostitute senegalesi. Il contesto del luogo poteva lasciare facili dubbi. Andiamo avanti. Si parte. Il ragazzo senegalese, seppur seguendo le mie istruzioni per la messa in moto (nozioni basilari per noi maschietti) non riesce a fare come gli avevo detto io. In quel frangente, da una stradina di campagna, esce un caro amico agricoltore molto pratico di meccanica. Lo fermo, gli chiedo aiuto.

Scende dalla sua auto e si mette immediatamente a disposizione svuotando il filtro della nafta in quanto, in mancanza di carburante, lo stesso aveva preso aria e dava impedimento al carburante di arrivare fino alle candelette. Gli dico di mettersi lui alla guida del furgone. Il ragazzo senegalese scende dalla guida e prende il suo posto il caro amico. Da premettere che all’interno dell’abitacolo c’erano le due donne senegalesi. Il tempo di partire, con il furgone trainato, e subito si mette in moto. Ringrazio l’amico che si era prestato all’opera, smonto il gancio dalla mia auto e slego la corda del furgone.

Il ragazzo, prima della fermata del suo autoveicolo,  era diretto a Taranto al mercato rionale dei Tamburi ma vista l’ora sopraggiunta ha cambiato, giustamente, idea ed è tornato a casa, a Manduria. Operazione da “buona azione quotidiana” fatta.

Io credo che bisogna uscire da questo guscio di diffidenza che ci siamo e ci hanno fatto mettere addosso da chi ci incute paura o imprime in noi diffidenza verso chi non ha le nostre stesse condizioni di vita. Sia economiche o altro.

Nel caso particolare il ragazzo non ha chiesto aiuto a me, in quanto era rassegnato ad andare a piedi. Ma sono stato io che, nel mio piccolo, sono stato di grande aiuto per lui e per i suoi familiari che erano nell’abitacolo del furgone ad attendere da più di qualche ora.

Ghandi in un suo scritto diceva questo: “Chi fa un bene ad uomo, non lo fa all’uomo direttamente. Ma lo fa all’umanità intera”. Ecco …

Giovanni Caforio

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