Primo cittadino: la meritocrazia del professore. L’insegnante come seconda figura professionale nelle vesti di Sindaco

Primo cittadino: la meritocrazia del professore. L’insegnante come seconda figura professionale nelle vesti di Sindaco

Definire la figura del professore nei panni di primo cittadino è, alquanto, complicato, ma non impossibile

Esplicare le attività che il capo dell’Amministrazione Comunale significherebbe ribadire ciò che è,ormai,noto. Di sicuro,il Sindaco è un esponente importante,perché rappresenta la città e/o il paese di cui è a capo negli anni in cui viene eletto (ricordiamo essere 5,a seconda degli screzi o delle mozioni di sfiducia poste nei suoi confronti). Il suo “operato” è sempre visibile a tutti ed è,soprattutto, all’ordine del giorno. Le vicissitudini che portano a determinate condizioni, possono far “pagare un conto salato” a chi personifica tale figura, nel momento in cui gli interessi che prende in considerazione non abbracciano il “bene comune”, ma solo quello individuale o,per meglio dire, quello personale. Inutile dire che gli interessi riguardano,in primis, le finanze personali.

In secundis, la posizione privilegiata che il primo cittadino ricopre potrebbe migliorare,anche a livello urbanistico l’intero paese,ma,purtroppo,non ci si discosta mai dall’atteggiamento egoistico impugnato dallo stesso. Ed è proprio a questo punto che la figura del professore entra in gioco. Difatti, chi meglio di lui potrebbe mutare le sorti di un paese rendendo l’equità lo stato favorevole ai cittadini? Avendo dimestichezza con gli studenti, le problematiche di uguaglianza e favoreggiamento potrebbero essere facilmente districate da una figura che ha esperienza in queste situazioni, ma, dato che gli elogi non hanno, quasi mai, portato ad una realtà concreta, seppur desiderata da tutti, la veridicità sarà principio fondamentale e inviolabile.

Amministrare non implica solo il concetto di saper giostrare i rapporti umani o saper argomentare in base alla memoria che si ha sulle materie scolastiche,anzi la conoscenza è il rapporto costante che il primo cittadino deve avere con il popolo,chiedendo consigli,rendendolo partecipe e palesando la realtà amministrativa in tutti i suoi aspetti,sia negativi che positivi, finanziari e sociali, politici e umanitari.

Vestire i panni del Sindaco non deve,necessariamente,essere sinonimo di figura professionale che possiede già un lavoro,anzi l’umiltà,la sincerità e l’interesse per il paese sono principi fondamentali che gli elettori tengono costantemente in considerazione. Quasi come una morale che non si può dimenticare, soprattutto quando ci si mostra in pubblico durante i comizi e, dunque,non solo una volta ogni cinque anni. Un insegnante non può possedere,interamente, facoltà e velleità di questo livello. Gli interessi sono vari e,la sola capacità di saper predisporre un bel discorso,non ha molto senso, anzi, serve a ben poco se non proprio a nulla.

Lo stesso dicasi per la figura del legale che utilizza la giurisdizione a suo favore. Qui,invece,gioca un ruolo importante l’arte del saper argomentare,attraverso cenni storici che possono toccare il campo matematico, mettendo in risalto delle statistiche o, ad esempio,la psicologia delle persone tramite citazioni o aforismi che potrebbero solo “incantare” colui che ignora il vero messaggio simbolico celato dalle belle parole, arrivando sempre alla solita conclusione:un Sindaco e un’Amministrazione incompetenti.

Le modifiche da attuare sono molteplici, perciò non bisogna creare un “simposio” per bandire le questioni relative ai comuni di residenza.

Bisogna accettare le richieste e discuterne. Il professore è poco consono in questi panni,ma,anche, per affrontare criteri e iniziative che si rivolgono alla volontà comune,sancita dal decreto popolare: un futuro migliore!

Eleonora Boccuni

viv@voce

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