SAVA. Claudio Rimoli: “IO NON CI STO … A CHE GIOCO GIOCHIAMO?”

SAVA. Claudio Rimoli: “IO NON CI STO … A CHE GIOCO GIOCHIAMO?”

Cari amici di facebook e lettori di Viv@voce dopo un periodo di silenzio, rieccomi qui a scrivere …

 Ho riflettuto parecchio prima di tornare a farlo, non sapevo bene se fosse il caso o meno. Poi… mi sono fermato a pensarci e mi sono risposto di sì. Chi mi segue sul social network sa abbastanza di me ed è aggiornato quasi quotidianamente sui miei progressi post operatori fin qui fatti. Perchè… c’è ne sono stati. Cominciando a muovere i primi passi in piedi, percorso impraticabile fino a qualche annetto fa. Si è iniziato anche a parlare di girello, per avere una maggiore autonomia casalinga. Insomma… passi da gigante, fino ad ora. Lo so, cosa state pensando. Se tutto sta andando nella giusta direzione, perchè decidi di scrivere questo articolo?

Ve lo spiego subito: oggi non ho svolto la mia seduta di fisioterapia, come invece avrei dovuto fare. 

La causa è presto detta, la fisioterapista è stata spostata in un nuovo territorio. Al sottoscritto quindi deve essere assegnato qualcun altro. Ma… non so quando. Ora… siamo sempre allo stesso punto di un discorso antico, già affrontato. 

Se un paziente che è reduce da un intervento dopo aver patito sofferenze indicibili, riesce finalmente ad avere qualche buon risultato, mi dite per quale cavolo di motivo dovete sempre cambiare stravolgendo il tutto e non dare seguito a questi miglioramenti? 

Voi… avete come obiettivo far alzare in piedi un paziente e provare a farlo camminare? 

Bene… se così è lasciatelo lavorare in santa pace, senza giocarci sopra. E… possibilmente con un’unica terapista che cominci il percorso e lo porti anche a termine. Perchè questi continui cambiamenti oltre a produrre un notevole stress psicologico nei pazienti, rallentano inevitabilmente il cammino riabilitativo avendo ognuno di loro un metodo di lavoro differente. 

Spero che questo si capisca una buona volta, ma ne dubito fortemente. 

Auspico sempre che ci possa essere un unanime coro di voci a lottare contro queste spiacevolissime ingiustizie, perchè una sola non basta mai. 

Ma trattandosi del mio paese dove non tutti sono considerati uguali agli altri, non posso certo aspettarmi qualcosa di diverso in questo senso. 

Ogni volta che scrivo qualcosa pubblicamente provo sempre a risvegliare le coscienze sopite da tempo, ma forse non sono tanto bravo. Dopo un pò di anni, questo dubbio mi viene. 

Immaginando… un’ultima domanda che vi potrebbe venire in mente: se sa benissimo come funziona il loro sgangherato sistema, perchè insiste così tanto nello sbattere i pugni sul tavolo? 

Ve lo giuro, Amici Miei. Il mio non è autolesionismo. 

Ne farei volentieri a meno, credetemi. 

Come vi sentireste, se la vostra salute venisse trasformata in un gioco? 

Ecco… per fare in modo che ciò non continui, faccio sentire la mia voce perchè quel poco di dignità che ancora mi è rimasta dentro, non venga calpestata dai primi che passano. 

UN CARO SALUTO E STATEMI SEMPRE VICINO! 

 Claudio Rimoli 

viv@voce

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