NO AD UN’ALTRA FIBRONIT ! STAVOLTA A MELPIGNANO-MAGLIE !

NO AD UN’ALTRA FIBRONIT ! STAVOLTA A MELPIGNANO-MAGLIE !

 Per salvare il Territorio, la Salute dei cittadini, ed il buon nome della virtuosità amministrativa dei nostri comuni

URGE FERMARE la nascita dell’ impianto industriale in oggetto per la manipolazione di tonnellate di AMIANTO al giorno, e dall’ assurda ubicazione in feudo di Melpignano, e alle porte nei fatti dei centri abitati di Maglie e Scorrano, come di Cutrofiano e Corigliano d’Otranto!

Impianto dai cittadini non battezzato con alcun epiteto eloquente, dato che già solo il suo nome ricorda l’ASBESTOSI, termine che fa già paura a sentirlo, il nome di una delle più mortali malattie imputate all’amianto (asbesto)! 

Un’ industria che mescola insieme tonnellate di amianto e rifiuti organici, e che dalla CO2 produrrebbe poi anche biomasse!

Una “sperimentazione” con tonnellate di rifiuti trattati?!

Ma che sperimentazione è visti i tonnellaggi enormi?

E se una sperimentazione ubicata tra i centri abitati da tantissimi cittadini,

allora chi sarebbero le cavie?!

Ovviamente ci si deve chiedere!

MA VI RENDETE CONTO DI COSA STIAMO PARLANDO!? “PEGGIO C’E’ FORSE, FORSE SOLO UN DEPOSITO DI SCORIE NUCLEARI ALL’ARIA APERTA!”

(Questo il giusto slogan gridato dai cittadini, che vi riportiamo!)

APPELLO A TUTTO IL TERRITORIO, AI CITTADINI E ALLE ISTITUZIONI

PAROLE D’ORDINE di Giustizia e Virtù amministrativa:

NEGARE OGNI AUTORIZZAZIONE A SIMILI IMPIANTI ANCHE SE RIDIMENSIONATI,

ANCHE PERCHE’ NON LO SI DEVE MAI SCORDARE:

“Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa!”

All’attenzione urgentissima di

 – Regione Puglia

– Assessorato all’Assetto e Qualità del Territorio della Regione Puglia

– Assessorato alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia

– ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente) Puglia

– Provincia di Lecce

– Servizio Ambiente e Tutela Venatoria della Provincia di Lecce

– Difensore Civico Provincia di Lecce

– Polizia Provinciale

– Ai comuni e loro amministrazioni e sindaci, massime autorità sanitarie locali responsabili della salute e qualità di vita dei cittadini:

– Comune di Maglie

– Comune di Melpignano

– Comune di Scorrano

– Comune di Corigliano d’Otranto

– Comune di Cutrofiano

– Comune di Collepasso

– Comune di Muro Leccese

– Comune di Supersano 

– ASL/Lecce – Agenzie Sanitarie Locali

– Soprintendenza ai Beni Culturali, Architettonici, Paesaggistici ed Archeologici

– A tutti gli organi di stampa

 

OGGETTO: Osservazioni avverse alla realizzazione di un impianto industriale definito “sperimentale” per il trattamento dell’ iper-nocivo e pericoloso AMIANTO, in feudo di Melpignano, alle porte di Maglie, Cutrofiano, Scorrano, Corigliano d’Otranto. Area ad oggi fortunatamente fuori dai circuiti nocivi delle filiere dell’amianto di sua produzione o altro trattamento, sempre e comunque iper-pericoloso.

Urge impedire questa idea industriale, che si tradurrebbe, per tutti i gravi motivi esposti qui di seguito, in un oltraggio alla buona pianificazione del territorio, alla salute dei cittadini, al territorio e alla sua economia!                             

In merito all’ impianto in questione sottoposto alla procedure di VIA:

http://www.regione.puglia.it/index.php?page=burp&opz=getfile&anno=xlv&file=o-65.htm&num=108

Le osservazioni si correlano e sono in riferimento quindi anche a quanto mostrato in questa schermata, osservata in rete, nel sito ufficiale della Provincia di Lecce in merito alle  pratiche in corso:http://www.provincia.le.it/

MAGLIE, CUTROFIANO, SCORRANO, CORIGLIANO D’OTRANTO E MELPIGNANO

È iniziato un inaccettabile CONTO ALLA ROVESCIA per poter CONTINUARE A RESPIRARE tranquillamente!

URGE che voi tutti, Enti interpellati e coinvolti presentiate osservazioni per fermare l’incubo del mega impianto industriale di trattamento dell’amianto e altri rifiuti. La rischiosità legata all’ “amianto” non è questione che si possa affrontare con superficialità e disattenzione, ma che implica forti e grandi RESPONSABILITA’!

Gli operatori che entrano in contatto con materiali contenenti amianto devono indossare speciali tute protettive integrali, a protezione della pelle, occhi, mucose e delle vie aeree! E questo deve fare riflettere in coscienza tutti gli enti decisori!

E’ IMPORTANTE che prendiate in massima urgente attenzione queste osservazioni avverse da noi tutti cittadini a voi inviate, e che raccolgono il disappunto e la indignazione difficilmente contenibile, connessa alla preoccupazione crescente di tutti i tantissimi cittadini che lì vivono e/o che son proprietari di case e terreni della vasta area interessata, che rischierebbe di diventare insalubre ed invivibile, ecertamente vista psicologicamente così dalle genti per la necessaria prevenzione che porterebbe chi potesse a migrar via, con conseguente deprezzamento di beni immobili, e crollo di attività agricole biologiche, turistiche e di ristorazione, che li si svolgono, nelle contrade Luca Giovanni, Sant’Elia, Frasciola, Francavilla, Petrore, Appidè, Sant’Isidoro-San Sidero, Cortidroso, Luci, Pezzate, Torre Mozza, Rio, Muntarrune, Santi Stefani, Policarita, Rioni Pini, Palicella, eccetera, eccetera, eccetera.

E’ stato un mese ormai e più di un passa parola frenetico tra la gente che vive, o ha proprietà, nei pressi delle zone più a rischio, tramite i social network, e porta a porta per informare chi non fosse a conoscenza, perché lontano da internet, di questa gravissima emergenza territoriale da scongiurare subito, e che minaccia le loro vite e quella dei loro cari, nonché quella di tutti gli abitanti dei paesi citati.

Abbiamo fatto pertanto da terminale delle loro innumerevoli osservazioni avverse, che cerchiamo qui di sintetizzarvi, da inviare ai parlamentari a Roma e agli uffici degli enti sopra riportati.

Le popolazioni si stanno organizzando in comitati, per spronare gli amministratori locali con i loro consigli comunali, e la Regione e Provincia al massimo intervento, per fermare questo apocalittico e lugubre incubo industriale che toglie il sonno!

Sgradevolissimo, non si può aggiunger altro, aver dovuto assistere in questi giorni ad una macchina mediatica mistificatoria che ha sottaciuto i rischi connessi a questa stravolgente ipotesi, e mossasi sui media per incensare il progetto di trattamento in Melpignano di tonnellate di amianto. Un’ipotesi legittima ovviamente per i proponenti come ogni ipotesi imprenditoriale, ma al contempo così stravolgente per i territori!

Ci auguriamo che presto, anche quanti non ne abbiano ancora preso le distanze, siamo certi in buona fede e per scarsa conoscenza medica del mostro “amianto”, ora più informati RESPONSABILMENTE se ne tirino fuori a tutela dei territori, e della salute dei cittadini essi stessi inclusi!

SI PRESENTANO QUINDI QUI OSSERVAZIONI AVVERSE PER SCONGIURARE L’ALTISSIMO RISCHIO AMIANTO A MELPIGNANO E NEL CIRCONDARIO CHE NE SEGUIREBBE!

Per darvi il sentore della discussione in corso ci limitiamo a fare copia incolla dalla rete di uno dei tanti appelli rimpallati tra mille condivisioni con copia/incolla sui social network. Così ve ne inseriremo nel seguito tra virgolette ed in corsivo diversi di questi appelli o pensieri giuntici dai cittadini perché è importante valichi la trincea del burocratese quello che è il volume della preoccupazione dei territori, che poi vi giunge nella forma di un cartaceo, di un file di osservazioni, dietro al quale è bene comprendiate come si nascondono tante ansie e dolore civico!

AMIANTO GRAVISSIMO RISCHIO tra MAGLIE, MELPIGNANO, CUTROFIANO, CORIGLIANO e SCORRANO, nell’ entroterra di Otranto! Rischio serio, pesante e preoccupante!
PARLIAMONE, INFORMIAMOCI ED INFORMIAMO PERCHE’ IN QUESTI GIORNI I COMITATI DEVONO PRESENTARE CON URGENZA SALVIFICHE OSSERVAZIONI AVVERSE CONTRO QUESTO INCUBO NEGLI UFFICI DELLA PROVINCIA DI LECCE E DELLA REGIONE PUGLIA E FAR DELIBERARE CONTRO I LORO COMUNI! NON C’ E’ TEMPO DA PERDERE!”

Così in un’ area fortunatamente linda dalle filiere industriali dell’ amianto, della sua vecchia produzione, come del suo stoccagio e/o trattamento, in cui resta qualche quintale di onduline di amianto ancora da ben smaltire, e parliamo dell’ hinterland di Maglie e dell’ entroterra Otrantino, vediamo invece una ditta privata che tenta oggi, e in questi giorni abbiamo raccolte da parte di TUTTI osservazioni avverse, e stanno per partire petizioni rivolte anche ai Ministeri della Salute e dell’Ambiente, di realizzare nel feudo di Melpignano, (nota città del basso Salento per l’annuale evento del Concertone della Notte della Taranta che attira decine di migliaia di persone ogni anno), un’ industria, assolutamente in contraddizione con la realtà culturale, economica, ed ecologica del territorio, e che veicolerebbe lì, da aree esterne a quel territorio, tonnellate di amianto settimanalmente, per lì trattarlo, con tecniche persino “sperimentali” implicanti poi anche tonnellate di rifiuti agricoli vari, e persino latte … latte, quando nell’ invirtuoso abbandono della pastorizia, (da rifavorire nelle varietà domestiche locali e nel biologico), già le aziende produttrici di formaggio stentano a reperire latte sufficiente nel Salento!

Una sperimentazione sulla nostra testa come sarebbe fare fare lì sperimentazioni industriali tra case di civile abitazione! E le cavie sempre chi sono … Non lo possiamo accettare, non lo potete accettare! Non lo dovete autorizzare!”

E doveroso è qui premettere se si parla di Melpignano delle considerazioni non di poco conto.

In internet all’ indomani del Concertone della Notte della Taranta in Melpignano, dell’agosto 2014, alcuni cittadini si chiedevano quali fossero i suoi costi. Ci sentiamo di dire che quale sia il costo della Notte della Taranta, le sue ricadute positive per il Salento non son solo maggiori, ma diciamo di più, sono INCOMMENSURABILI! Mai denaro meglio speso forse nel Salento!

Ma oggi, si deve riconoscere, che anche grazie a quell’evento tutti abbiamo assunto maggiore consapevolezza del valore della nostra terra e cultura, chi lo negasse mentirebbe a sé stesso. Ed è grazie anche a quell’ evento che con più forza l’ abbiamo difesa tutti la nostra terra in questi ultimi anni (non a caso gli stessi anni in cui il territorio si è rivoltato fino alla importante storica ed epica cancellazione del famigerato inceneritore alla diossina di Copersalento, ubicato a Maglie, alle porte della città e di quella prossima di Melpignano!

Al cui confronto però l’ ipotesi industriale in oggetto che parla di tonnellate giornaliere di amianto da trattare, e altre tonnellate giornaliere di rifiuti organici, par quasi il ricordo di Copersalento impallidire!!!!

E questa terra la dobbiamo difendere dagli assalti dell’ industrializzazione delle grandi strutture che minacciano le buone piccole diffuse pratiche virtuose nei nostri per fortuna piccoli graziosi comuni.

Per questo ad esempio ora dobbiamo tutti insieme, insieme a tutti i nostri enti pubblici responsabili, scongiurare l’ arrivo settimanale in quel territorio di tonnellate di amianto per un progetto in loco di “sperimentale”, dunque neppure ancora certa, inertizzazione.

Si legge dalla relazione di sintesi del progetto dell’impianto, (prime frasi del capitolo “Opere in progetto”) “… L’impianto pilota ha dimensioni sufficienti per trattare almeno kg. 1000 alla volta (per un quantitativo totale giornaliero pari a 5 ton ) di manufatti in cemento-amianto…”

quindi, si tratta di un impianto destinato a trattare quantitativi di materiale ben superiori rispetto a quelle che tradizionalmente si ritiene siano le quantità tipiche di un impianto definibile come “pilota”!

Stiamo intervenendo per la difesa di un territorio fortunatamente ad oggi libero da impianti legati all’ iperpericoloso (come tristemente ben noto in letteratura medica e cronaca!) ASBESTO.

Siamo certi, certissimi, che approfondita questa ipotesi imprenditoriale privata, la politica locale dirà il forte saggio categorico No, e non potrebbe essere altrimenti, che attendiamo a tutela della salute dei cittadini e salubrità di intere comunità, case, periferie, market e scuole prossime, come centri ospedali, (nella vicina Maglie e Scorrano, solo ad esempio), interi centri urbani prossimi, aree di produzioni di prodotti agricoli d’eccellenza per l’alimentazione che non si possono così fare contaminare! Aree di altissima valenza turistica, agri-turistica, ambientale e archeologica!

Prevenire i rischi evitandoli del tutto è sempre la cosa migliore e più corretta e giusta, specie poi in questo assurdo caso!

Se in un territorio dove arrivano tonnellate di amianto per essere stoccato in discarica si realizza un impianto di inertizzazione la situazione muta poco, viceversa se un tale impianto si realizza in una zona dove fortunatamente non giunge amianto extra-territoriale, (il locale amianto ancora da smaltire nel circondario, si esaurirebbe in poche ore visti i quantitativi che si prevede di “manipolare” nell’ipotesi impiantistica in oggetto), allora in quel nuovo territorio si introduce anche un’inevitabile sgradevole paura nei cittadini e nella gente di respirare!

E’ anche e non solo per questo che occorre dire un virtuoso No a questo impianto!

“W la Notte della Taranta, W il nostro Territorio, il Salento e la Puglia tutta da difendere e migliorare in Natura!” (sempre dalla “vox populi”! E ci piace ricordare qui l’antico detto: “Vox Populi, Vox Dei!”)

Tutte queste osservazioni avverse a questo impianto vi giungono nei tempi utili, impianto di asbesto e altri rifiuti connessi al suo progetto industriale, impianto poi pensato assurdamente lontano dai siti autorizzati di stoccaggio dell’ amianto in Puglia dove forse, se operativamente efficiente, potrebbe avete un senso.

Qui non ne avrebbe alcuno di senso! Nessunissimo!

Tante utili riflessioni per il bene del nostro futuro che dipende da ciò che tutti facciamo oggi!

Ma la questione è di tale gravità che quand’anche, e non è questo il caso, osservazioni giungessero oltre i tempi limite, andrebbero lo stesso prese subito in considerazione per il loro altissimo valore, e per la gravità della questione!

Dalla “FIBRONIT” il cui nome già incute ovvio e giustificato terrore dopo la cronaca fatta di tantissimi dolorosissimi decessi da amianto-asbesto, la micidiale industria di eternit di Bari, dalle discariche autorizzate o meno di amianto, l’ amianto dall’ ILVA di Taranto, dalle aree industriali pugliesi e forse persino neppure solo quello pugliese, da siti e suoli contaminati …. tutto veicolato in centinaia di tonnellate da numerosi camion quotidianamente lungo le strade provinciali che lambiscono i comuni interessati, Maglie, Cutrofiano, Scorrano, Corigliano d’Otranto e Melpignano:

“Ma vi rendete conto di cosa stiamo parlando! Peggio c’è forse, forse, solo un deposito di scorie nucleari all’aria aperta!”

Questo il giusto slogan gridato dai cittadini, che vi riportiamo!

Poco tempo, fa contro la medesima ipotesi imprenditoriale per l’ attività di trattamento dell’amianto, attività sempre iper-insalubre e mega-pericolosa, abbiamo, nei tempi corretti, presentato osservazioni avverse nell’iter, che vedeva quest’ipotesi industriale presentata per essere realizzata in feudo di Scorrano. Da ARPA Puglia abbiamo ricevuto conferma della ricezione delle nostre osservazioni che erano state attenzionate doverosamente. Ora, che il Comune di Scorrano con altissimo senso di responsabilità l’ha scacciata dal suo territorio non concedendo nessunissima autorizzazione, come ovvio e giustissimo, dalla sua zona industriale, ci ritroviamo un progetto di medesima tipologia, a distanza di poche ore ripresentato in feudo di Melpignano, alle porte di tantissimi comuni, in un’ area nei fatti rurale o meglio dire peri-urbana pregevolissima! 

E’ ovviamente speranza, ma più che altro certezza, come potrebbe infatti essere altrimenti, che preso atto della gravità dell’ipotesi imprenditoriale di cui si discute, dopo gli impegni turistici estivi, (eventualmente in mancanza di perizia con faccende mediche dopo una breve auto-documentazione in merito), subito anche i comuni ora interessati rigettino via ogni accoglienza ad una simile idea industriale inaccoglibile ed indiscutibile, data l’insalubrità del materiale che si vorrebbe trattare, quali siano le sue volumetrie e attività: SI STA PARLANDO DI TONNELLATE DI  AMIANTO!

Un simile progetto per il trattamento dell’ amianto in feudo di Melpignano è assolutamente inaccoglibile.

-) I rischi di liberazione in amianto nell’ambiente, data la sua facile volatilizzazione, durante la movimentazione, il trasporto, il momentaneo inevitabile stoccaggio, il pretrattamento e durante il trattamento, nonostante per quest’ultimo le possibili rassicurazioni della ditta, sarebbero elevatissimi  e

-)  l’area sorge a pochi passi dal centro abitato di Scorrano, e di quelli di Maglie, Corigliano d’Otranto e Cutrofiano.

-) Il sito di ubicazione per le sue caratteristiche è assolutamente incompatibile ad accogliere una simile struttura!

-) Tutta l’area immediatamente circostante vede la presenza di edifici di civile abitazione in ambiente periurbano.

-) I rischi per la salute provenienti dall’ amianto sono come ben noto in letteratura medica e dalla cronaca elevatissimi: Nocività delle fibre di amianto (anche chiamato “asbesto”). La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l’uso in molti Paesi. Le polveri contenenti fibre d’amianto, respirate, possono causare gravi patologie, l’asbestosi per importanti esposizioni, tumori della pleura (ovvero il mesoteliomapleurico), e il carcinoma polmonare.

Gli amianti più cancerogeni sono gli anfiboli, fra essi il più temibile è la crocidolite. Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano.

Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa: un’esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrar malattie.

L’amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per la coibentazione di edifici, tetti, navi (ad esempio le portaerei classe Clemenceau), treni; come materiale da costruzione per l’edilizia sotto forma di composito fibro-cementizio (noto anche con il nome commerciale Eternit) utilizzato per fabbricare tegole, onduline, pavimenti, tubazioni, vernici, canne fumarie, ed inoltre nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto (vernici, parti meccaniche, materiali d’attrito per i freni di veicoli, guarnizioni), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni. Altro uso diffuso dell’amianto era come componente dei ripiani di fondo dei forni per la panificazione.

Inoltre, la polvere di amianto è stata largamente utilizzata come coadiuvante nella filtrazione dei vini.

-) Ed oggi leggiamo nel progetto in discussione, cosa che ci lascia a dir poco allibiti, se non esterrefatti, che in assenza di siero di latte sufficiente in loco, (come ovvio impossibile reperire in loco tonnellate giornaliere di siero di latte!), si potrà ricorrere, per trattare l’amianto, a rifiuti come residui di olivicoltura e residui di viticoltura?!

Leggiamo infatti dalla “Relazione di Sintesi” del progetto: “L’ impianto potrà funzionare utilizzando altri rifiuti alimentari di natura acida, come il residuo acido della lavorazione del vino e dell’ aceto come pure quella del pomodoro”

Quantitativi immensi di rifiuti organici, infatti da qui estraiamo http://www.corriere.it/scienze/12_novembre_20/amianto-smaltito-siero-latte_4607acdc-3259-11e2-942f-a1cc3910a89d.shtml :

“una tonnellata di eternit (cemento + amianto) e 10 tonnellate di siero di latte: dalla loro reazione si libera CO2”

Ora dalla Relazione di Sintesi del progetto si legge che si vorrebbero trattare fino a 5 tonnellate giornaliere di manufatti cemento-amianto, ergo servirebbero 50 tonnellate di siero di latte al giorno …

Essere perplessi è ingegneristicamente il minimo, da cittadini le perplessità e preoccupazioni di fronte a questi quantitativi molte di più ancora! Si può davvero presentare un simile impianto come “pilota”!

E poi se si tratta di un impianto pilota, come mai leggiamo nel PDF di seguito linkato, che già le licenze dei brevetti correlati alla “tecnologia” correlata son stati venduti ovunque per realizzare ovunque in Italia tanti impianti da nord a centro e sud, di queste portate gigantesche, e tutti  definiti “pilota”, “prototipi”!?

Ma le “prototipazioni” una volta non si facevano in miniatura e poche, se non un solo prototipo da testare! Ed oggi perché questa degenerazione lessicale-semantica fuorviante del concetto di impianto “pilota”!?

In questo PDF a questo link leggiamo  http://www.chemicalcenter.it/wp-content/uploads/2013/10/chemical-articolo.pdf : “Questi impianti pilota saranno dimensionati in modo da smaltire al massimo 10 tonnellate di eternit al giorno e si differenzieranno utilizzando rifiuti alimentari acidi diversi e tipici della regione in cui sorge l’impianto, così, a fianco del siero di latte esausto, potranno essere utilizzati i rifiuti acidi della viticultura, della spremitura delle olive, della lavorazione dei pomodori e della produzione di birra. (…) modifiche del processo brevettato per adeguarlo all’utilizzo dei diversi rifiuti alimentari acidi abbondanti e facilmente reperibili sul territorio”

Questa strana associazione “chimica” dell’amianto con il latte, per trattarlo, e si dice ora tentare di renderlo “inerte” in questi impianti definiti “sperimentali”, ricorda in maniera inevitabile, nulla più che una coincidenza ovviamente o forse l’input che ha portato ad approfondirne le interazioni chimiche, quella “pseudo-medica” del latte che veniva fatto bere agli operai delle fabbriche di amianto, dicendo loro che purificava i polmoni ed il sangue dall’amianto inalato … si mostrò dopo assai inefficace per smaltire l’amianto dai loro polmoni, e la dimostrazione dell’ inefficacia, lo si dava per eccellente antidoto, fu la morte per asbestosi di tantissimi operai come in tutt’Italia denunciano ancora ovunque i famigliari di quegli operai vittime!

Peccato non funzionasse questa storia del latte contro l’amianto quando lo davano nelle industrie da bere agli operai! E’ uno strano ritorno, questo dell’ associazione del latte contro l’amianto ed i suoi nocivi effetti. Ovviamente immaginiamo sia solo una coincidenza e nulla altro!

Paion in ogni caso “corsi e ricorsi storici” di filosofica memoria, che suggeriscono prudenza.

Come non pensare, dunque, alla favoletta del latte da bere che purificava sangue e polmoni, e dato da bere in passato proprio agli operai che lavoravano nelle industrie che manipolavano amianto, e tanti di essi purtroppo invece …

QUI ESTRAIAMO DAI TANTI RICORDI DELLE FAMIGLIE DEGLI OPERAI DECEDUTI “Ricordo che l’azienda dava ogni giorno 1/2 litro di latte( doveva depurare ) alle persone a contatto con l’amianto. dopo anni si è scoperto che il latte faceva aumentare l’assorbimento delle fibre…”; “Lavorava su turni di 24 ore e per 10 anni scendeva nella “blindata”, una stanza 3 piani sotto terra e ha fine turno gli davano mezzo litro di latte da bere.” http://www.beppegrillo.it/2006/02/primi_in_europa.html (Ringraziamo gli amici del ForumAmbiente e Salute per averci ricordato di questo parallelismo sul latte e l’amianto)

No altre “sperimentazioni” con amianto e latte, per favore, e non in Salento!

I cittadini tuteleranno in tutte le sedi il loro territorio ed adiranno tutte le autorità preposte alla salvaguardia della salute pubblica, per costringere, laddove non già avvenisse, i funzionari pubblici alla massima responsabilità!

Leggiamo quindi della volontà perseguita di trattamento di tonnellate di siero di latte, e tonnellate di rifiuti di viticoltura e olivicoltura, e altre attività agricole, da legare al trattamento dell’ amianto, fino addirittura a leggere in questo, che pare un calderone in cui metterci di tutto e di più:

che saranno prodotte biomasse in forma di alghe con la CO2 liberata nei processi!

E dunque comprendiamo come sia un’attività che tende a liberare gas, anidride carbonica, i gas possono veicolare, se in atmosfera evacuati, particelle di amianto, e non solo, da tali processi chimico-mineralogici poco noti ancora alla scienza, e su cui, cosa questa preoccupante, mancano studi incrociati ed indipendenti e praticamente una letteratura scientifica!

Insomma dar autorizzazioni sarebbe come gettarsi in un burrone senza conoscere la profondità e se sotto ci sarà acqua, quanto profonda, o direttamente nuda roccia o alberi secchi a tronchi acuminati!

E la cosa grave e che chi decide rischia di gettarvi intere popolazioni, e non solo sé stesso, se anche lui vive in quelle aree!

Leggiamo sempre nella “Relazione di Sintesi” del progetto: …la CO2 in eccesso può essere utilizzata per la produzione di biomasse attraverso la crescita di alghe fotosensibili da cui poi derivare carta e cellulosa.”

Dunque si evidenzia la presenza di emissioni nei processi industriali di fumi che se non stoccati finirebbero in atmosfera persino!!!

Ed ecco un altro preoccupante corso e ricorso storico a distanza di pochi anni:  la produzione di biomasse da “alghe” attraverso la CO2, esattamente come per un impianto, (in quel caso anche per bruciarla in loco e produrre energia), un’ idea industriale biomasse-alghe, scongiurata mesi fa per fortuna dal sollevamento della Città, era stata presentata sui suoli dell’ abbattuto inceneritore di Copersalento in Maglie, l’inceneritore alla diossina e centrale elettrica a biomasse e rifiuti vari, che grazie a dei moti popolari di alcuni anni or sono, è stato totalmente raso al suolo, dopo tanti danni arrecati al territorio! Un’ idea imprenditoriale che è stato combattuta dai cittadini e bloccata nel suo iter autorizzativo, perché la parola “biomasse” nel Salento fa suonare mille giusti campanelli d’allarme a tutela della salute e della qualità dell’aria contro emissioni nocive, a seguito della loro combustione per produrre energia iper-incentivata come energia elettrica “verde”, in realtà tutto meno che verde, e che pertanto fa gola a tante imprese.

E poi da tutto questo processo che è “sperimentale” negli esiti, ma certo non nei tonnellaggi quotidiani di materiali pericolosi e rifiuti da trattare: persino con un prodotto di dunque incerta assenza di amianto a valle, dato l’aspetto “sperimentale” e la mancanza di studi adeguati su questa tecnologia “nuova”,  far vernici e fertilizzanti!!!

In questi due articoli leggiamo:

http://www.corriere.it/scienze/12_novembre_20/amianto-smaltito-siero-latte_4607acdc-3259-11e2-942f-a1cc3910a89d.shtml

http://www.chemicalcenter.it/wp-content/uploads/2013/10/chemical-articolo.pdf

della produzione come prodotti in uscita, acqua “scaricabile in fogna” [cosa che preoccupa molto e lascia perplessi] e materiali da mettere in commercio come vernici e fertilizzanti!

 

Rischi di assurda contaminazione di vasti ecosistemi!

 

E col fatto che poi dagli scarti di questo ciclo di trattamento di materiali iper-pericolosi escano “fertilizzanti”, bisogna avere la memoria corta per non ricordare che le ceneri di Copersalento alla diossina furono impiegate come fertilizzanti nei campi … che idea geniale che fu! Si ma solo per smaltire e risparmiare quello che era un rifiuto speciale! E il tutto con autorizzazione della Provincia!

 

I casi son diversi certo, ma ci ricordiamo delle ceneri dell’ inceneritore Copersalento che si autorizzarono nel 2004 come concime in agricoltura che gli agricoltori andavano a caricar sui trattori e camion … per poi scoprire che eran ceneri alla DIOSSINA, che han contaminato tutto il territorio con conseguenti abbattimenti da parte dell’ ASL di centinaia di capi di bestiame contaminato!

 

Historia magistra vitae”!

 

Anche storia recente! Possibile che vi sia qualcuno che ha già dimenticato!? Siamo certi di No!    

Note storiche-mediche sulla nocività dell’amianto: La prima nazione al mondo a usare cautele contro la natura cancerogena dell’amianto tramite condotti di ventilazione e canali di sfogo fu ilRegno Unito nel 1930 a seguito di pionieristici studi medici che dimostrarono il rapporto diretto tra utilizzo di amianto e tumori. Nel 1943 la Germania fu la prima nazione a riconoscere ilcancro al polmone e il mesotelioma come conseguenza dell’inalazione di asbesto e a prevedere un risarcimento per i lavoratori colpiti.

Non a caso gli operatori che entrano in contatto con materiali contenenti amianto devono indossare speciali tute protettive integrali, a protezione della pelle, occhi, mucose e delle vie aeree! 

-) Valga per tutto il caso “Fibronit”, il cui amianto ora potrebbe arrivare a Melpignano!

Pensate il paradosso assurdo: invece di realizzare questo impianto di affermato “trattamento sperimentale” di amianto, dunque ad esiti incerti, ignoti, dove l’amianto c’è in abbondanza pericolosamente, lo si vorrebbe costruire in siti VERGINI, come Melpignano nell’hinterland di Maglie a decine di chilometri di distanza dai centri dove l’amianto sta già, con l’implicata così conseguente necessità di doverlo pericolosamente trasportare!

Sarebbe folle, pazzesco e altamente irresponsabile autorizzar tutto questo pericoloso nonsense! 

La società per azioni Cementifera Fibronit era un’azienda produttrice di elementi per l’edilizia in amianto fondata a Bari nel 1935. Tra i suoi prodotti figurava in particolare l’eternit. Per molti anni è stata tra le prime 35.000 principali imprese europee.

Il problema eternit

Gli ex stabilimenti della società, che ha interrotto la sua attività nel 1985, sono ora una discarica di amianto a cielo aperto: nel 2011 ci sono 300 m² di eternit ancora in azienda e da bonificare. Circa 100.000 m², 39.000 dei quali sono coperti da edifici industriali e magazzini.

L’ inchiesta

L’amianto del cementificio ha causato direttamente la morte di 180 dipendenti e nel corso degli anni circa 700 persone hanno perso la vita, con una media di 40 vittime all’anno, spesso per mesoteliomamaligno della pleura. Si calcola che i residui possano potenzialmente mettere in pericolo la salute degli 80.000 abitanti del quartiere Japigia a Bari, dove si trova la fabbrica in stato d’abbandono, in attesa di una completa bonifica degli impianti.

La Procura di Voghera ha aperto un fascicolo giudiziario da 80.000 pagine sul caso Fibronit. Nel 2011 il sostituto procutore Giovanni Benelli ha chiesto la chiusura della maxi-inchiesta con l’accusa di “disastro doloso, omissione dolosa delle norme antinfortunistiche, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose” nei confronti dei 10 ex amministratori indagati.

La Fibronit nei media

Nel 2010 sono iniziate le riprese del documentario La fabbrica della morte, per la regia di Vito Palumbo e Michele Sforza, mentre “la Repubblica” nel novembre 2011 si è occupata con un’inchiesta di questo caso.

[Vedi anche per approfondimento:  Inchieste di Repubblica: Broni, l’amianto killer, Repubblica.it, 4 novembre 2011. URL consultato il 7 novembre 2011;  Fibronit, addio alla fabbrica dei veleni parte il cantiere per realizzare il parco, 18 febbraio 2009, p. 2. URL consultato il 7 novembre 2011;  Da qui all’Eternit… il viaggio di Avanti Pop alla Fibronit di Bari. URL consultato il 18 giugno 2010;  Lorenzo Bordoni – FpSMedia, La fabbrica velenosa che uccide come una bomba a orologeria, 4 novembre 2011. URL consultato il 7 novembre 2011 ; AA.VV., Amianto. Responsabilità e risarcimento dei danni, Maggioli Editore, 2010, p. 27 (Google libri) ; Fibronit the Movie ]

-) Nel territorio salentino, ARPA, Asl, e LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori), in numerosi studi e dichiarazioni hanno sottolineato in Puglia e nel Salento in particolare l’aumento abnorme di malattie alle vie respiratorie, e tumorali, soprattutto a carico dei polmoni e delle altre vie respiratorie che si stanno riscontrando nei territori del basso Salento, dove si vorrebbe proprio ubicare questo ennesimo opificio insalubre.  Mentre si deve operare per eliminare le cause di neoplasie, qui invece si rischia vedere moltiplicato il loro numero!

-) il Principio di Prevenzione e Precauzione, sancito nella Costituzione Europea, come anche l’ articolo 32 della Costituzione Italiana, (che impone tra i doveri della Repubblica Italiana quello di tutelare e prendersi cura della Salute delle persone), implicano il totale diniego di ogni autorizzazione all’impianto in questione, nel sito in discussione come in ogni altra località basso Salentina, che non sia all’interno di discariche preesistenti ed autorizzate di amianto. Tali impianti al limite dovrebbero trovare ubicazione nelle aree dove il materiale ad oggi è stato pericolosamente stoccato, perché lì, in aree già eventualmente preposte alla movimentazione dell’asbesto, si possa operare per rimuovere l’amianto stoccato, ad esempio in discarica, per inertizzarlo veramente, sempre nell’ipotesi che il processo di inertizzazione di cui in oggetto sia efficace e pienamente sicuro, e di certo la parola “sperimentale” che si usa, pone ovviamente vari interrogativi di non poco conto!

-) Per di più proprio la natura “sperimentale” incrementa il rischio, poiché si parla di tecnologie nuove, brevettate ma poco o per nulla  sperimentate che renderebbero dunque i cittadini e il territorio tutto oggetto indiretto e inconsapevole di sperimentazione, a mo’ di implicite ed inconsapevoli “cavie”! E questo è ancor più intollerabile.

-) Il tipo di impianto poi più in generale comporterebbe, per le sue caratteristiche di trattamento, l’arrivo di rifiuti maleodoranti anche organici di varia tipologia, e già per questo si deve dire No a questa ipotesi impiantistica, se poi si aggiunge il discorso amianto, la gravità della situazione, già grave, si moltiplica a dismisura superando ogni vetta di intollerabilità ed inammissibilità.

-) Il territorio Salentino è stato caratterizzato nei recenti mesi trascorsi da una forte mobilitazione civica volta ad impedire l’arrivo nel territorio di amianto esterno, a seguito della notizia dell’attracco di una nave carica di sabbie contaminate da amianto, nel porto di Gallipoli. Uno sbarco pericoloso che a seguito della sollevazione popolare è stato fortunatamente impedito e che ha reso materia quotidiana di discussione e indignazione la questione dell’ uso del Salento come “pattumiera” per il trattamento e lo stoccaggio dell’amianto, proveniente da altri territori.

-) Si fa notare infine che per la sua natura geologica il Salento è terra priva del minerale asbesto, e che pertanto tutto l’amianto presente è frutto di introduzione antropica!

Grande e crescente è la giusta e purtroppo fondata preoccupazione tra i cittadini di Maglie e del circondario, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano e Scorrano, per l’idea impiantistica in questione.

Per cui anche si guarda con la giusta fiducia e speranza e con trepidante attenzione alla sua valutazione anche da parte  dell’amministrazione di Melpignano, cui è giunta dalla ditta privata la richiesta di accogliere la tremendamente pericolosa, per sua fisiologica natura, attività di trattamento dell’ASBESTO, con la combinazione di altri rifiuti insieme, nel feudo da essa amministrato, vigilato e per missione tutelato.

L’ infelicissima proposta impiantistica vorrebbe far ubicare questo impianto in un luogo ben preciso che nei fatti è più lontano dal centro urbano della città di Melpignano, ma ben più prossimo ai centri abitati di Cutrofiano e Corigliano d’Otranto, e praticamente quasi addossato a quello di Scorrano e Maglie (distanza solo 2 km, e a pochi metri di distanza dai confini amministrativi del feudo di Maglie).

Dà fiducia comunque in merito, il fatto che Melpignano fa parte del gruppo dei Comuni Virtuosi d’Italia, virtuosità sempre mostrata e perseguita da Melpignano, e da noi riconosciuta, in tutte le sue scelte; ora la scelta ubicativa della ditta privata, se, per disattenzione, fosse avallata dal comune, come ovviamente impossibile una volta approfondita la natura della sottesa idea industriale, sarebbe ben poco etica e rispettosa dei paesi vicini per queste distanze, poiché implicherebbe non tener conto di questa dannosità per i paesi confinati e le loro genti; anche e non solo per questo, ma per l’attenzione all’ambiente a 360° che connota tutti i comuni virtuosi d’Italia, siamo certi, conoscendone la virtuosità, che Melpignano, sarà in prima fila, per fermare e allontanare via dal territorio questa idea imprenditoriale così intrinsecamente preoccupante, a conferma, (e così non vanificando e negando), una condotta amministrativa che sin ora è stata sempre faro cui guardare e da promuovere! La stessa virtù già manifestata dal vicino comune di Scorrano che ha negato qualunque autorizzazione alla medesima idea imprenditoriale sui suoli del feudo di sua giurisdizione, solo poche settimane fa!

Da qui la migrazione del progetto nella vicina Melpignano, ma nei fatti su suoli prossimi al feudo della stessa Scorrano, che si vedrebbe così vanificata, quest’ultima città, anche la sua meritoria attenzione all’ambiente, che è passata e passa dal No assoluto e categorico, come giusto e doveroso che sia, a questo impianto in oggetto!

IPER-EMERGENZA AMIANTO e RIFIUTI ORGANICI insieme a Melpignano, che minaccia i centri ancor più prossimi di MAGLIE, SCORRANO, CUTROFIANO e CORIGLIANO d’Otranto.

Sotto grave bersaglio è la contrada amena di Cortidroso e quella residenziale rurale di Torremozza di Maglie, quelle di Muntarrune e Rio. Prossimi i famosi centri di ristorazione di tenuta Luca Giovanni ed Appidè, frantoi, mulini e importanti produzioni agricole di qualità!

-) Conosciamo meglio il sito ubicativo infelicemente scelto praticamente nelle adiacenze del regionale

PARCO NATURALE DEI PADULI E DELLA FORESTA BELVEDERE:

si tratta di una contrada nei fatti rurale, quella dei “Chiani” chiamata, nei pressi di Masseria Cortidroso e della Pineta de lu Pumu, una preziosa area di pascoli rocciosi carsici connotata anche da antiche pietre monumenti-megalitici, ben nota ai cittadini per la raccolta di erbe e funghi eduli; pascoli che giungono fin verso Masseria Torre-Mozza e quindi la bellissima e rinomata dal punto di vista turistico e ricettivo Masseria Appidè a Nord, e attraverso il vallone carsico “de lu Riu”, (masserie Pezzate, Luci, Nacrilli, ecc.), fino a Scorrano a Sud. Il sito di ubicazione ipotizzato per questo impianto industriale dall’attività insalubre, del tutto anacronistico e fuori luogo in quel contesto, è non lontano dalle storiche masserie Petrore e Francavilla. Contrada Francavilla è inoltre ben nota alla tradizione popolare per la leggenda che vi vorrebbe esser lì nata, in epoca romana, Santa Cesarea. E non lontano dalla bellissima e rinomata dal punto di vista turistico e ricettivo Masseria, Casina e Villa di Luca Giovanni. Un’ area connotata da importanti pinete e boschi di querce di varie specie (“Oscu de lu Riu”, “Oscu de la Frasciola”, “Oscu de Sant’Elia (o Sant’ Ulia)”, “Oscu de la Signura (o ‘Ca Giuvanni)”,), relitti dell’antica Foresta Belvedere e di Cutrofiano;

non a caso per quel vasto comprensorio ricco di habitat prioritari tutelati dalla Direttiva Habitat 92/43 CEE, la Regione Puglia ha voluto con il nuovo PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale Regionale) la nascita del Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, che indica una ben precisa e virtuosa direzione di sviluppo e valorizzazione per quel territorio oggi così assurdamente minacciato!

Lì si incontrano uliveti dove si produce un rinomato olio, famosi frantoi e mulini, nonché importanti attività pastorali. Maglie poi vi vede nel suo feudo la vicina presenza delle Masserie Muntarrune con la antica Chiesetta di San Donato, con la storica e caratteristica carrareccia dai profondi solchi nella pietra scavati nei secoli dalle ruote dei carri, chiamata “Via dell’Olio”; una zona di alte valenze agricole ma anche dunque naturali, paesaggistiche, storiche, ed archeologiche, dove Maglie ha realizzato anche un parco verde periurbano, il Parco del Rio, da migliorare ancora ma che già indica la ben diversa vocazione dell’area che oggi questo impianto legato all’importazione lì di amianto  minaccia.

L’area minacciata lì in feudo di  Maglie è connotata da una residenzialità diffusa nei campi, come nel caso del quartiere bucolico di via Torre Mozza (zona delle strutture ludico-sportive di “Maglie 90”), che si ritroverebbero addossate all’impattante impianto.

Una simile idea industriale in quel contesto va cassata subito, senza troppe tergiversazioni. Inoltre si tratta di aree geologicamente carsiche, (come mostrano alcune vicine importanti voragini con inghiottitoi, l’ “Avisu da Turre” e la “Vora Appidè”, in cui confluiscono dei rivi campestri dall’importante flora e fauna); aree pertanto molto critiche per la facilità di contaminazione da parte del percolato da stoccaccio e trattamento di rifiuti delle falde freatiche di acque potabili del sottosuolo; falde molto vulnerabili per la presenza di calcari fessurati molto permeabili.

DALLA CITTADINANZA MOBILITATASI CONTRO

riportiamo questo dato geologico-vincolistico, molto preoccupante e vincolante nel verso di fermare l’ impianto giuntoci dai cittadini:

 

-) SU QUEL TERRENO DOVE LA DITTA VORREBBE FAR SORGERE L’ IMPIANTO C’È UN VINCOLO PER LA PRESENZA DI UNA DOLINA, RISCONTRABILE NEL NUOVO PUG (PIANO URBANISTICO GENERALE) DEL COMUNE DI MELPIGNANO.

Il dato ci è stato inviato accompagnato da questo preambolo che vi riportiamo per trasmettervi il sentore della protesta. Dai cittadini della vicina Cutrofiano:  “Si fermi l’impianto per la trasformazione dell’Amianto (Eternit), a due passi da Cutrofiano e Maglie. La popolazione venga tutelata impedendo i processi produttivi e lo stoccaggio, a cominciare dal trasporto del pericolosissimo materiale cancerogeno. MUOVIAMOCI E FACCIAMO MUOVERE LE NOSTRE AMMINISTRAZIONI A TUTELA DELLA SALUTE E NON SOLO, E AFFINCHE’ FERMINO DEL TUTTO QUESTO FOLLE CORRELATO PROCESSO DI PERICOLOSA NEO-INDUSTRIALIZZAZIONE!

Nel loco Melpignano ha realizzato un capannone per la differenziazione dei materiali negli anni passati, nulla a che vedere con l’impatto che avrebbe invece lì tale impianto privato, e il correlato arrivo giornaliero lì di decine e decine di grossi mezzi di trasporto carichi di maleodoranti rifiuti organici essudanti nocivo percolato da trattare sempre lì, e amianto.

-) QUEL TERRENO E’ OGGI NEI FATTI RURALE RECUPERABILE – PER L’AFFERMAZIONE DEL PRINCIPIO DELLO “STOP AL CONSUMO DI SUOLO” ANCOR PIU’ L’IDEA PROGETTUALE IMPIANTISTICA Lì E’ DA CASSARE!

La scoperta della esatta ubicazione dell’impianto è stata una brutta rivelazione: un’ area così bella e nei fatti rurale e più prossima ai tanti centri urbani citati sopra! Il tutto in un Salento e in un’ area già zona rossa per i tumori e malattie respiratorie da causa inquinamento umano!

Un incubo a tinte fosche implicante tonnellate di rifiuti di asbesto=amianto (in manufatti con cemento), amianto tristemente causa acclarata della mortale ASBESTOSI;

ma poi, studiate il progetto, come hanno fatto meticolosi tecnici ambientalisti, ingegneri e legali di Maglie che ringraziamo, scoprirete che insieme all’amianto si vorrebbero fare arrivare lì altre tonnellate quotidiane giornaliere, non solo di amianto, ma anche di rifiuti organici di industrie casearie, siero di latte, e rifiuti agricoli della produzione vitivinicola, olearia, ecc. Impatti tremendi

C’è poi poco approfondimento scientifico sull’efficacia al 100% di questa mescolanza chimico-biologica   (ammantata di tantissima pubblicità!); basterebbe un 1% o molto meno di inefficacia per dar luogo ad un vastissimo disastro ambientale, oltre quello nei luoghi già solo implicato se si costruisse lì un impianto industriale!

E su questa poca conoscenza e mancanza di piene garanzie scientifiche avviare un progetto definito “sperimentale” … !? (Chi son le cavie? Il pensiero va ai cittadini, noi tutti ed i nostri territori e futuro!).

Amianto e biomasse, inquinamento e rischio amianto aggiunti ai fumi (CO2, eccetera) e odori nauseabondi delle biomasse-rifiuto!

CHE AGGIUNGERE OLTRE: SAREBBE SOLO L’ INIZIO DELLA FINE !

Un addensamento di rischi che ben ha le potenzialità per superare l’orrore di inquinamento dell’ inceneritore Copersalento e della miriade di discariche abusive da cui con ogni sforzo il territorio sta cercando di liberarsi!

Sotto un velo pubblicitario pesudo-ecologista ci pare tutto questo poter aprire la finestra da cui fare rientrare, celando e mielando, tante pericolosità industriali combattute dal territorio!

Oggi un’ idea industriale che si può però fermare, domani un incubo che diventerebbe tristemente realtà, con irreversibili conseguenze per le vite umane!

La sicurezza dei cittadini e quello che accadrà, dipende solo da VOI ADESSO, che siete, i destinatari di questa lettera, i RESPONSABILI PRIMI ISTITUZIONALI!

Per le motivazioni c’è solo l’imbarazzo della scelta! Qui già tante espresse!

Noi lì vogliamo il PARCO NATURALE DEI PADULI e della FORESTA BELVEDERE, già istituito dalla Regione Puglia nel suo nuovo virtuoso PPTR (Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia), non questi aberranti osceni rischi ancora industriali! Vogliam vedere progetti di riforestazione con le antiche specie, rinaturalizzazione, sana agricoltura biologica!

E ci piace ricordare che in questa mobilitazione i cittadini hanno raccolto proprio l’appello in vernacolo locale “DDISCIATE SALENTU!” SVEGLIAMOCI E DIFENDIAMO QUESTA TERRA gridato ai centomila presenti dal bravo cantante Alessandro Mannarino proprio dal palco della Notte della Taranta 2014 in Melpignano, poche sere fa, emozionante ed assolutamente da sentire_

https://www.facebook.com/video.php?v=10203766463995303&set=vb.1629939859&type=2&theater

Immaginare lì un tale impianto e tutte quelle tonnellate di ondine di amianto imballato che arriverebbero lì fa rabbrividire!

IMPORTANTE CONSIDERAZIONE: Inoltre nel progetto in discussione, si dice che poiché qui nel Salento latte non ce ne sarebbe molto: “10 tonnellate di siero di latte per una tonnellata di amianto-cemento da trattare”, si cercherà di usare scarti di viticoltura ed olivicoltura”!!!! ???? Ma se davvero allora “tutto ciò che di acido esiste” ha il potere di inertizzare l’amianto, uno dei materiali-minerali per antonomasia più resistenti chimicamente e ad altissime temperature che si conosca, ma che magia, perché già in tutto il mondo non si fa così?

Perché non si fa dove l’amianto c’è? A Maglie-Melpignano non ce n’è, Grazie a Dio, è bene sottolinearlo! Perché la sperimentazione non si fa in un grosso centro industriale dove l’amianto già c’è, come dentro l’ ILVA a Taranto … e invece si va a scegliere per una strana “sperimentazione”, così immensa, un sito così distante dai depositi di amianto, e dove l’amianto lo si deve trasportare!?

La logica dice che c’è qualcosa che non quadra!

La pianificazione industriale ed urbanistica dice che c’è più di qualcosa che non quadra!

Simili industrie richiedono siti industriali speciali, per poter iniziare solo a promettere minime garanzie, e non aree rurali peri-urbane mai industrializzate come contrada CortiDroso!

Ma venite a vedere questa contrada del Parco regionale naturale dei Paduli per capire con i cinque sensi di cosa si sta parlando e di quale luogo rurale-naturale residenziale paradisiaco, e quindi di che immenso paradosso!

Le principali criticità connesse agli impianti di inertizzazione dell’amianto

Dalla slide 44 in poi, ci sono preoccupanti dati, in questo documento, che confermano le alte preoccupazioni per questi impianti, link: http://www.iss.it/binary/amia/cont/CLARELLI_.pdf . Da pagi 49 leggiamo:

-) Assenza di codice procedurale normativo nazionale specifico riguardante la realizzazione, la gestione, la sicurezza e le situazioni di emergenza degli impianti;

-) Possibile immissione sul mercato di materiali non totalmente inertizzati [Dio nostro! E nell’ impianto in questione ne farebbero pure vernici e fertilizzanti in uscita, e acque di scarto di qualità definita tale da essere liberabili in fogna!?

Chi si può permettere il così assurdo rischio di contaminazione di vasti ecosistemii!?];

-) Possibili alti costi di produzione;

-) Incompleta definizione compiti/ruoli dei controllori pubblici;

-) Scarsa o nulla accettazione e bassa consapevolezza informativa da parte della collettività .

Ne sarebbe totalmente calpestata la “Agenda 21”, letteralmente: “cose da fare nel 21esimo secolo”; un ampio e articolato “programma di azione” scaturito dalla Conferenza ONU su ambiente e sviluppo di Rio de Janeiro nel 1992.

Ma non solo, pensare di consentire una simile mostruosità industriale vorrebbe dire calpestare: la Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale, nota come Convenzione di Aarhus, un trattato internazionale volto a garantire all’opinione pubblica e ai cittadini il diritto alla trasparenza e alla partecipazione in materia ai processi decisionali di governo locale, nazionale e transfrontaliero concernenti l’ambiente. (Focalizzata sul rapporto tra il pubblico e le autorità pubbliche, è stata firmata nella città danese di Aarhus, il 25 giugno 1998 ed è entrata in vigore il 30 ottobre 2001. Al maggio 2013, essa è stata ratificata da 45 stati e dall’Unione europea. In particolare in Italia è stata ratificata con la legge n. 108 del 16 marzo 2001).

Basta poi cercare un po’ sulla rete e si trovano i primi dubbi dagli esperti di chimica, sull’efficacia del metodo chimico in questione, per le basse temperature usate in esso a fronte della proverbiale resistenza ad alte temperature dell’amianto, e per la sua natura di minerale molto inerte e chimicamente resistente, del resto dubbi favoriti dalla mancanza di una serie di articoli, di studi e contro-studi indipendenti, di letteratura scientifica insomma!   

DUBBI: http://www.ecodellevalli.tv/cms/97712/gianico-dalla-regione-no-allimpianto-per-il-trattamento-dellamianto/

QUANDO SI TRATTA DI AMIANTO LA PRUDENZA E’ D’OBBLIGO ANCHE SE IL FINE PUO’ SEMBRARE/ (O ESSER PRESENTATO) BUONO!

Così che la politica pugliese segua l’ esempio virtuoso recentissimo della Regione Lombardia http://www.ecodellevalli.tv/cms/97712/gianico-dalla-regione-no-allimpianto-per-il-trattamento-dellamianto/

 che ha ascoltato l’appello levatosi dai cittadini contro un impianto per il trattamento proprio dell’amianto, che minacciava il loro futuro e sonno,

non meno di questo impianto sempre di trattamento di tonnellate di amianto giornaliero (fino a 10 tonnellate giornaliere di eternit si leggerebbe http://www.chemicalcenter.it/wp-content/uploads/2013/10/chemical-articolo.pdf, una montagna di amianto insomma!!!!) alle porte di Maglie, Scorrano, Cutrofiano e Corigliano,

(cambiando “l’ordine degli addendi”, il tipo di tecnologia impiegata per il trattamento, non cambiano le tonnellate di amianto che pericolosamente raggiungerebbero la nostra zona quotidianamente, e con incerti ed imprevisti impatti veri “da sperimentare” appunto sulla nostra pelle!)

Leggiamo il volantino dei comitati della Val Camonica, GRANDI!

Anche là parlavano di progetto “sperimentale”!

Si son mobilitati come noi oggi. Han raccolto ben 20 mila firme! E hanno vinto!

Cosa hanno vinto? La certezza di poter continuare e respirare senza paura!

ORA POSSONO GRIDARE: “IO ORA NON HO PAURA DI RESPIRARE!” e vi par poco! https://docs.google.com/viewer?a=v&pid=forums&srcid=MDU3MDk0NTE4MDA2MDc2NTE5MDUBMDQwNzI0NTg0NzcyMjg1ODc3ODMBc0NtX3YwRnRXbkVKATAuMS4xAQF2Mg

Hanno firmato oggi in tantissimi per vivere in salute domani!

Quando è in ballo la salute pubblica non ci sono luminari di nessuna disciplina, o pifferai vari, o “stupendi” brevetti, o ricerche poco confermate all’ultimo grido, né politici la cui voce abbia davvero peso, conta solo il buon senso che passa da un “NO Grazie” motivatissimo come in questo caso, da un metaforico “foglio di via” nel verso della totale cassazione di simili idee progettuali, e che va nel verso della conservazione dell’ integrità del territorio, della PRUDENZA, della RESPONSABILITA’, della SAGGEZZA!

Se prima si fosse prestata attenzione alla realtà territoriale e si fosse soggiornato magari nelle stupende strutture ricettive agrituristiche della zona, godendo della bellezza e salubrità dei luoghi, nessuno avrebbe più pensato davvero di presentare o sostenere lì una simile idea industriale, lontana lì da ogni possibile pur minimo buon senso!

Non vediamo ingiustizia peggiore, visitando oggi quei luoghi ameni, pensando che lì stesso potremmo avere paura non solo di viverci, ma persino di respirare domani, nella malaugurata ipotesi ovviamente da scongiurare !

Vedi Foto in allegato:

Pineta ”de lu Pumu”, paesaggio Maglie-Melpignano a rischio

Da quando è stato presentato quest’estate un progetto industriale preoccupante per fare arrivare lì tonnellate di amianto, da trattare in loco, per un progetto industriale, dunque grande, ma definito “sperimentale”(?), l’ interrogativo è stato: cosa vuol dire? Cosa c’entra il latte, RIFIUTI di olivicoltura e viticoltura con l’amianto? Chi saranno le cavie?! Un esperimento può andare bene, ma può anche fallire, e in caso di fallimento chi sarà a pagare le conseguenze!?
Sempre il territorio e la gente! NO GRAZIE!

Già il territorio si sta mobilitando, le criticità ovviamente innumerevoli!

SAGGEZZA ed INDIGNAZIONE nelle parole dei cittadini che in queste osservazioni, come state vedendo, di tanto in tanto ricopiamo perché è giusto che il calore e la preoccupazione viva espressa verbalmente giunga alle orecchie e sotto gli occhi dei decisori responsabili:

siamo già al massimo con i tumori qua nel basso Salento, l’amianto non provoca solo il mesotelioma, ma intacca pure altri organi vitali, perciò bisogna mettercela tutta, siamo stati per tantissimi anni una discarica di altissimo livello, è ora di finirla con il nostro martoriato territorio. Le serie problematiche che provoca l’amianto sono a conoscenza sin dal 1918 mai prese in considerazione dagli organi competenti. DOBBIAMO USCIRE DA QUESTO COMA INDOTTO….. grazie al Forum per la competenza, il supporto e l’impegno morale che ci date!”

Non facciamoci più prendere in giro con le speranzose “sperimentazioni” … che mal celano mega interessi industriali, legittimissimi, possiamo accettare, per le ditte proponenti, ma inaccettabili dalla politica che ha altro compito democratico: difendere i cittadini, e conservare l’ integrità del territori!

Già i nostri mali e dolori son il frutto di passate “sperimentazioni” pure quelle, e pure quelle industriali! PRIMA LA PUREZZA DEI TERRITORI VERGINI DA PRESERVARE (O DA RIVERGINIZZARE! Per i territori si può e si deve agire in tal senso! La Natura aiuta chi l’aiuta!) … poi tutto il resto!

GIUSTO DOBBIAMO USCIRE DA QUESTO COMA INDOTTO

“NON SI PUO’ STARE UN ATTIMO IN PACE!

Rischio SERIO Camion carichi di AMIANTO da trattare alle porte di Maglie!”

 

“AMIANTO GRAVISSIMO RISCHIO tra MAGLIE e MELPIGNANO, nell’ entroterra di Otranto! Rischio serio, pesante e preoccupante!

PARLIAMONE, INFORMIAMOCI ED INFORMIAMO PERCHE’ IN QUESTI GIORNI I CITTADINI DEVONO PRESENTARE CON URGENZA SALVIFICHE OSSERVAZIONI AVVERSE A QUESTO SCENARIO FOLLE NEGLI UFFICI DELLA PROVINCIA DI LECCE E FAR DELIBERARE CONTRO I LORO COMUNI!


NON C’ E’ TEMPO DA PERDERE!” 
(Questo un altro dei tanti appelli condivisi dai cittadini sui social network che abbiamo raccolto e che proprio a documentazione vi ricopiamo)

<<E’ una spada di Damocle sul nostro futuro da scongiurare!

E’ un EMERGENZA MASSIMA!

“ASBESTO = AMIANTO = per la salute ASBESTOSI”  questo non va mai dimenticato! >> 

(E così quest’ appello)

 

UNA CENTRALE PER IL TRATTAMENTO DELL’ AMIANTO ! Ne danno l’annuncio in questo comunicato gli attenti cittadini del M5S di Maglie:

ll Movimento 5 stelle magliese fermamente contrario all’ipotesi del megaimpianto di compostaggio in agro melpignanese, aggiunge (data 5 agosto 2014): C’è di più! Nell’agro melpignanese, qualcuno vorrebbe impiantare un’industria dedicata al trattamento dell’amianto. Un impianto che già aveva fatto la sua comparsa nei progetti della zona industriale di Scorrano e che poi era stato bocciato, ma che oggi ritorna di soppiatto in Melpignano [nei pressi di Maglie, Cutrofiano, Scorrano e Corigliano d’Otranto, nonché del centro abitato di Melpignano]. Il progetto presentato appena il 30 luglio, è in attesa di parere VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) presso la Provincia. Il Movimento 5 Stelle, attraverso il meetup Maglie 5 Stelle, conferma il suo impegno a vigilare affinché nessun’altra attività inquinante e fortemente impattante per l’ambiente sia permessa nel nostro territorio e non solo.” (estratto da: http://www.lecceprima.it/politica/ll-movimento-5-stelle-magliese-fermamente-contrario-all-ipotesi-del-megaimpianto-di-compostaggio-in-agro-melpignanese-2200735.html )

Dunque anche inquinamento da pressione veicolare sulle strade che circondano i nostri centri ed emissioni di gas di scarico veicolare. Per non parlare dei rischi di incidente vari connessi ai continui trasporti speciali di materiali iper-pericolosi su strade.

Per anni vigeva l’ interrogativo nero dei camion carichi di nefandezze da bruciare che giungevano in Copersalento! Incubo debellato finalmente, ma dopo tanti danni alla salute che la gente ancora paga nell’ hinterland di Maglie! E quello dei camion carichi di rifiuti speciali che son finiti in discariche abusive o meno nel nostro territorio, fenomeno criminale oggi indagato finalmente dalla Magistratura.

Non vogliamo più essere la pattumiera di nessuno!

Ora ci sarebbe invece la certezza dell’arrivo di autorizzati camion carichi di amianto, (“ah si, ma certo ben imballato”: non vuol dire nulla!!!!). E c’è materiale più temibile dell’amianto?!

Dopo la diossina nel territorio, ci mancava ora il rischio amianto! Non sappiamo se ridere o altro!

PERO’ SAPPIAMO SOLO CHE VA FERMATO QUESTO PROGETTO SUBITO!

E se “sperimentale” va persino fermato di più! “Sperimentale” vuol dire anche, implicitamente, che non si conoscono bene pro e contro, gli impatti possibili ed imprevedibili se non con l’attività industriale in corso, vuol dire che le CAVIE saremo NOI tutti ed il nostro territorio! NO GRAZIE!

Ma che scenario orrendo e industriale che si è anche solo lontanamente pensato di dipingere in un luogo che è nei fatti un Parco Naturale!

 

Non basta già il degrado dell’ ILVA al sud della Puglia, vogliamo compromettere le ultime zone sane rimaste integre!?

Una discarica, non va dimenticato, emette invivibili odori per i contenuti di materiale organico in putrefazione, e per nostra evoluzione olfattiva: CATTIVO ODORE=ARIA NOCIVA per la sopravvivenza da cui tenersi lontano! Non lo si dimentichi mai quando si parla di impianti come questo che voglion trattare tonnellate di rifiuti organici nel trattamento dell’amianto e non solo!

Tutto questo in un sol luogo, “montagne”, di materiale appunto, proprio di rifiuto organico, e anche liquido, con gravi rischi di percolato e contaminazione delle falde e suoli!

L’esperienza, balzata agli onori della cronaca, di Ariccia non lontano da Roma, in questi mesi, dove i cittadini son costretti a viver segregati in casa a causa di un impianto prossimo, proprio di gestione di tonnellate di rifiuti organici, costituendo un comitato in loro difesa “contro i miasmi” e definendo la loro terra una nuova “terra dei fuochi, la mobilitazione di tanti cittadini, con al seguito schiere di medici, contro questi mega impianti, (come contro quelli di combustione delle biomasse e biogas, e di stoccaggio e trattamento di grandi volumi di materiale organico), rappresentano precedenti che non possono essere ignorati oggi che una simile idea di attività industriale insalubre di trattamento dell’Amianto mette a serio rischio la vivibilità e la fruibilità di un vasto territorio!

Inoltre la città di Maglie ha già conosciuto i mali vissuti dagli abitanti di Ariccia con cui solidarizziamo, prima della chiusura e abbattimento dell’impianto di trattamento dei rifiuti e biomasse tramite combustione di Copersalento, (per la produzione di energia falso-verde da immettere in rete, speculativi surplus di energia iper-incentivata grazie alle bollette elettriche iper-maggiorate a tal fine dei cittadini – inganno e beffa! – incentivi legati alla bolla speculativa della dannosissima Green Economy Industriale), che tanta mobilitazione popolare ha sollevato in Maglie e nel circondario, e tanti danni, mali e sofferenze ha prodotto per anni; la stessa mobilitazione risollevatasi, fino a pochi giorni fa, contro l’ipotesi di un impianto, oggi scongiurato fortunatamente, per il trattamento dei rifiuti organici, e in quel caso combustione anche dello sporco biogas in loco, progettato sui suoli di Copersalento! Così i cittadini di Maglie già devono impegnarsi per la risoluzione dei problemi connessi ai miasmi provenienti dal mega depuratore consortile di San Sidero, male di mala politica dei decenni passati, da cui hanno imparato a loro spese che ogni idea impattante ai danni del territorio deve essere combattuta sul nascere e cassata subito, unendo le forze, senza cadere nel gioco mistificatorio dei controlli del funzionamento dell’impianto e dei miglioramenti o riduzioni … tutte trovate sedative e di presa in giro delle masse!

Fermare questo impianto vuol dire salvare anche la filosofia della buona amministrazione del territorio e delle risorse pubbliche, nonché quella della buona gestione dei rifiuti dove sono prodotti, senza accentramenti e veicolazione, sempre pericolosa ed impattante per l’ambiente, in luoghi distanti, come in questo caso, tutto il contrario della filosofia buona, adottata pubblicizzata e fortemente promossa dai “Comuni Virtuosi”, del “chilometro zero”!

I finanziamenti regionali, nazionali ed europei non devono andare nel verso della creazione di nuovi impianti in aree vergini da simili impatti, come vergine l’area in questione, ma essere utilizzati, al più, per migliorare i mega-impianti per il trattamento dei rifiuti già esistenti e già collegati al ciclo dell’ amianto!

Agire diversamente da parte della Regione e della Provincia sarebbe FOLLE! PUNTO!

E pertanto più che inammissibile ed intollerabile!

Un impianto in cui come se già non bastasse il rischio amianto si aggiungerebbero i potenziali miasmi di putrefazione della materia organica stoccata lì nei magazzini prima di essere utilizzata nel previsto processo!

Il  nuovo “Piano Rifiuti” sull’amianto regionale deve impedire una simile oscenità programmatica, impedire la BOMBA ECOLOGICA rappresentata da attività di trattamento dell’amianto in territori così vergini, in siti così lindi sani e vergini, come nel caso di contrada Cortidroso in Melpignano, ma nei fatti in Maglie!

E’ chiaro che stiamo parlando di un’idea industriale da abortire e aborrire subito!

Il territorio sta dicendo ormai con voce sempre più grossa No all’arrivo dei rifiuti da altre aree extra-locali, come anche No all’uso degli scarti di agricoltura, o del prodotto di intere colture asservite alla pericolosa e chimico-industriale produzione di biomassa, a danno dell’agricoltura salentina privata così di fertilizzante materia organica da lasciar nei campi, evitando così poi l’assurdo ricorso ai fertilizzanti chimici!

Agricoltura da orientare, invece, virtuosamente nel verso del biologico e dell’agro-alimentare di qualità e tradizione, come celebrato a Maglie nel bel e famoso  “Mercatino del Gusto” che si tiene nei giorni estivi.

Bisogna uscire dal gioco e giogo dell’emergenzialismo con cui si cerca ancora di far passare questi grandi impianti altamente impattanti, che una volta realizzati, si sa bene, diventano impossibili da controllare!

Si deve salvare le genti dei territori dall’estenuante schiavitù dei controlli degli inquinanti e della mobilitazione perenne, rovinando così le loro esistenze, salute e qualità di vita!

 

Queste riflessioni rivolgiamo alla politica delle maggioranze e delle opposizioni dei paesi coinvolti, e a tutti i cittadini, anche ovviamente di Melpignano, riconosciuto ad oggi sempre “Comune Virtuoso” d’Italia,

 

una virtù ovviamente che la presenza di un simile impianto privato, purtroppo azzererebbe, se non fermato, come VIRTUOSAMENTE già fatto dal Comune di Scorrano, che lo ha allontanato dai suoi territori subito ed in silenzio!

Ma ovviamente sappiamo che Melpignano saprà anche in questa vicenda essere virtuoso, come lo è stato, nel grande riconoscimento di suoi cittadini, Scorrano in merito alla medesima vicenda, solo poche settimane or sono!

 

Urge già evitare il procedere dell’ iter autorizzativo dell’idea industraile in oggetto, anche per gli interessi legittimi degli stessi proponenti, che crediamo hanno già compreso, è nostro augurio, la cattiva scelta ubicativa fatta, come ogni volta è sbagliata una simile scelta ubicativa in aree prive di grandi tonnellaggi di amianto-cemento già presenti e da eventualmente trattare in loco!

 

Chiudiamo questo brutto pensiero di questa idea progettuale inconcepibile ed inammissibile sotto ogni punto di vista, in contrasto con TUTTO, e riprocediamo tutti compatti nel verso della salvaguardia del paesaggio, della sua salubrità e piacevolezza!

 

Un percorso che oggi passa dal ritiro che auspichiamo e chiediamo del progetto e comunque dalla negazione ad esso subito di qualsiasi autorizzazione, senza neppure promesse future di una riconsiderazione, alla luce di altri elaborati, e rassicurazioni che nulla potrebbero nella catastrofica sistemica inaccettabilità ed indiscutibilità della questione in oggetto!

Così a tutti gli enti responsabili chiamati in causa, Regione Puglia, e suoi assessorati all’Ambiente e alla Qualità ed Assetto del Territorio, ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’ Ambiente), Asl (Aziende Sanitarie Locali), Sindaci (che son istituzionalmente le massime autorità sanitarie locali) e loro amministrazioni di Melpignano, Maglie, Cutrofiano, Corigliano, e Scorrano, Provincia di Lecce e uffici coinvolti, Difensore Civico della Provincia di Lecce, (Senatore Giorgio De Giuseppe, grande alfiere della difesa del territorio che ringraziamo), Soprintendenza ai Beni Culturali e Paesaggistici,

chiediamo anche alla luce dei recenti iper-preoccupanti dati epidemiologici, diffusi dal Dottore oncologo Giuseppe Serravezza dell’Ospedale di Casarano e presidente della LILT (Lega Italiana perla Lotta ai Tumori), e riguardanti proprio Maglie ed il suo circondario, di far ritirare e cassare del tutto ogni ipotesi ubicativa dell’impianto in questione nel territorio in oggetto!

Ricordiamo le giuste parole pronunciate recentemente del Direttore di Arpa Puglia, il Dottor Giorgio Assennato, che ha pubblicamente affermato, per delle aree salentine già sovraccariche di fonti industriali inquinanti e con quadri epidemiologici allarmanti: “non è tollerabile far accendere in aggiunta neppure un cerino!”, motivo per cui dobbiamo operare nell’area del sud Salento, tra Otranto, Maglie, Galatina e Gallipoli, nel verso dello spegnimento e chiusura di attività industriali insalubri, quali quelle connesse al trattamento accentrato di rifiuti, e non operare nel verso dell’aggiunta di altre attività e collegati opifici sempre con nocive fisiologiche emissioni in natura!     

Vedi foto: 

Area bucolica a rischio! Da una foto di Giovanni Enriquez, contrada Luca Giovanni

 

CONLUSIONI IN MERITO A QUESTE

Osservazioni URGENTI volte alla bocciatura immediata del progetto per la realizzazione di una CENTRALE DI TRATTAMENTO DELL’ AMIANTO alimentata da sottoprodotti provenienti da attività agricole, zootecniche e agroindustriali (con produzione di alghe),  in feudo di Melpignano!

Alla lontananza della sedi Baresi della Regione Puglia, rimediamo con questa urgente lettera di osservazioni.

Le comunità locali non sono state messe adeguatamente a conoscenza della gravità di quanto in oggetto, dagli organi competenti, in merito ai gravissimi rischi sanitari connessi. Fondamentale pertanto il tam tam internet scoppiato negli ultimi giorni e la consulenza di medici militanti nelle associazioni territoriali volte alla lotta ai tumori, alla prevenzione e difesa di salute e territorio tutto!

Il territorio e i cittadini non devono soccombere a interessi alieni e in contrasto con il loro benessere.

Siamo certi pertanto che, procederete, saggiamente, già dalla prima Conferenza dei Servizi, alla bocciatura delle ipotesi industriale in oggetto. Il tutto al fine anche di non  vessare i territori e le comunità, già tanto provate, costringendole in ulteriori sfiancanti battaglie civico-ambientaliste volte alla difesa dei loro inalienabili diritti!

Battaglie a cui i cittadini non si sottrarranno per spirito di civiltà, istinto di sopravvivenza, e per il grande Amore che sempre più stanno manifestando per la loro terra e le future generazioni!

È inutile tergiversare nei distinguo quando già il titolo dell’impianto eloquentemente evocatore della parola AMIANTO=ASBESTO parla dei rischi di immissione nell’ambiente di sostanze nocive in atmosfera, suoli e acque di falda.

Riteniamo pertanto quasi superfluo ribadire con stucchevole copia-incolla un know-how di conoscenze di negatività che invece riteniamo essere divenuto bagaglio culturale e tecnico assodato per gli uffici regionali coinvolti, poiché anche si è nutrito in questi ultimi anni e mesi importanti pareri negativi emessi dalla stessa ARPA Puglia (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente) e dalle ASL(Aziende Sanitarie Locali) per casi similari, ed emessi anche a seguito dell’importante sollevazione popolare nutrita di scienza, professionalità tecnica e saggezza, e che ha visto al suo fianco la LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) con il suo presidente il famoso medico oncologo dr. Giuseppe Serravezza, primario dell’ Ospedale di Casarano.

-) La vicinanza ai centri urbani, non solo di Melpignano, nel caso specifico;

-) la sovrapposizione ad altre fonti inquinanti già presenti nei territori in questione e che si devono ancora abbattere;

-) il quadro epidemiologico della zona a dir poco spaventoso, denunciato dallo stesso Ministero dell’Ambiente e che vede l’incremento dell’incidenza di malattie anche prima sconosciute imputata scientificamente all’inquinamento industriale e agro-chimico-industriale;

-) il degrado paesaggistico che implica il NO a ogni ulteriore cementificazione a MASSIMA TUTELA DEL SUOLO;

già devono portare da soli all’immediata cancellazione e diniego di ogni autorizzazione per questi nuovi impianti industriali!

La salute pubblica e l’integrità del territorio son valori che vanno al di là delle aspirazioni  imprenditoriali, pur legittime, di privati locali come anche stranieri al territorio!

 

Al di là di sottigliezze numerologiche mistificatorie volte a quantificare inquinanti emessi e danni prodotti, essi son sempre e comunque intollerabili indipendentemente dalla loro entità nel grave quadro di contorno che vi abbiamo qui brevemente rappresentato, sebbene a voi tutti già noto!

La definizione di “fattore di rischio diverso di zero”, come diverso da zero sarebbe in questo caso, sappiamo purtroppo in cosa si traduce, quando si calcola statisticamente sulla popolazione, e quale sia la sua triste e nera falcidiante unità di misura!!!

La Vita è Sacra ed è il bene più prezioso dell’ Umanità:  ERGO nessun FATTORE DI RISCHIO DIVERSO DA ZERO SI PUO’ PIU’ AMMETTERE!

-) Nel territorio salentino, ARPA, Asl, e LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori), in numerosi studi e dichiarazioni hanno sottolineato in Puglia e nel Salento in particolare l’aumento abnorme di malattie alle vie respiratorie, e tumorali, soprattutto a carico dei polmoni e delle altre vie respiratorie che si stanno riscontrando nei territori del basso Salento, dove si vorrebbe proprio ubicare questo ennesimo opificio di categoria ovviamente “insalubre”, come tutto ciò, per definizione, che riguarda il trattamento del nocivo amianto. 

Mentre si deve operare per eliminare le cause di neoplasie, qui invece si rischia vedere moltiplicato il loro numero!

-) il Principio di Prevenzione e Precauzione, sancito nella Costituzione Europea, come anche l’ articolo 32 della Costituzione Italiana, (che impone tra i doveri della Repubblica Italiana quello di tutelare e prendersi cura della Salute delle persone), implicano il totale diniego di ogni autorizzazione all’impianto in questione, nel sito in discussione come in ogni altra località basso Salentina.

-) Il tipo di impianto poi più in generale comporterebbe, per le sue caratteristiche di trattamento, l’arrivo di rifiuti, amianto, e biomasse provocanti maleodoranti emissioni e percolato, per questo si deve dire un No categorico a questa ipotesi impiantistica; l’amianto è notoriamente ipervolatile soprattutto se frantumato, e nei processi industriali previsti occorre proprio che sia il più frantumato possibile per velocizzare i medesimi (come si legge negli elaborati tecnici)! Se poi si aggiunge il discorso dei collegati fumi, (CO2 e altri prodotti chimici liberati in atmosfera, a rischio veicolazione anche di particelle di amianto!), e delle tonnellate di liquidi sporchi di scarto, (a rischio di contaminazione da amianto da eventuali inefficienze di funzionamento occasionali o sistematiche), la gravità della situazione, già grave, si moltiplica a dismisura superando ogni vetta di intollerabilità ed inammissibilità.

Ma su tutto basti la parola che non meriterebbe purtroppo altre aggiunte: ASBESTO=AMIANTO!

-) Il territorio Salentino è stato caratterizzato nei recenti mesi trascorsi da una forte mobilitazione civica volta ad impedire in centri prossimi proprio la realizzazione di nuovi impianti industriali, e volta anche alla chiusura degli esistenti inquinanti ed impattanti. Mobilitazioni accesissime anche per impedire l’arrivo nel territorio di carichi di amianto esterno da trattare nel territorio! 

-) Mobilitazioni anche volte alla tutela delle acque di falde dal “percolato”, l’ essudato liquido nocivo  prodotto dal trattamento di rifiuti organici; falda ipersensibile nell’area, che è quella del bacino carsico di Corigliano d’Otranto. Da quel bacino sotterraneo emunge in gran copia l’ Acquedotto Pugliese per abbeverare e rifornire d’acqua l’intero Salento! E lì per i suoli carsici a calcari fessurati iper-permeabili presenti, insistono, non a caso, vincoli di tutela per l’integrità della qualità delle acque sotterranee al fine di garantire la potabilità del prezioso liquido.

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Certi che ci invierete presto buone nuove comunicanti il vostro operato nel verso esatto auspicato, ovvero di rigetto dell’ipotesi di progetto in questione, rigetto fortemente motivato ed enunciato in questa lettera di osservazioni urgenti, sì da comunicarle ai cittadini in tanta apprensione perché possano tornare con ritrovata serenità, alla loro, già carica di problemi e rischi, quotidianità!

CHIEDIAMO PERTANTO: che nessuna autorizzazione di nessun  tipo sia concessa a questa ipotesi impiantistica, per la intrinseca altissima pericolosità, rischio sanitario, e per l’alto impatto ambientale connesso all’attività correlata. Un ‘No’ categorico da affermare pertanto indipendentemente da discorsi di quantitativi di materiale trattato giornalmente. E questo sia che lo si voglia da taluni ubicare in feudo di Melpignano, come nel caso specifico, sia nel resto del territori del basso Salento svincolato dalla filiera dell’amianto e del suo trattamento e stoccaggio. 

 

 

viv@voce

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