Crisi e disperazione: Massimo, l’invisibile tarantino

L’appello di Massimo Dell’Orco, un tarantino senza lavoro ma con molta speranza

Si chiama Massimo Dell’Orco, 44 anni, tarantino disoccupato, padre di una ragazza alla quale vorrebbe donare il mondo, un mondo troppo grande nel quale si sente solo. E’ la storia di un uomo cresciuto senza padre, solo ed esclusivamente con il calore ed i mille sacrifici di una madre che, nonostante tutto, non è riuscita ad assicurargli un’istruzione avanzata, ragione per la quale, Massimo ha conosciuto il lavoro ed i sacrifici sin da bambino. Una vita decisa per lui da circostanze avverse. Massimo a 20 anni trova l’amore e a 26 anni diventa papà di una bambina, ragione di vita per lui, che lo spinge a cercare un’occupazione che possa offrigli più profitti per crescere la sua creatura. Arriva il lavoro tanto cercato, portiere in un condominio con alloggio per lui e la sua famiglia. Le cose sembrano andare bene per Massimo, quando dopo 15 anni di convivenza, la sua compagna decide di separarsi da lui. Inizia così una lunga serie di problemi. Depressione, sconforto, solitudine, il peso nei confronti di sua figlia, per la quale avrebbe voluto il meglio e non una vita senza padre così come è successo a lui. La forte depressione che invade Massimo, porta alla perdita del lavoro e della casa, l’unica soluzione è fuggire via e Massimo lo fa. Parte per Genova, dove incontra un’altra donna, che in un primo momento riesce in parte a colmare la sua solitudine. Genova è una città diversa, anch’essa conosce la crisi, e per Massimo non ci sono possibilità di occupazione, così ritorna a Taranto.

“Al ritorno da Genova non avevo più casa nè lavoro ma solo i soldi in banca con i quali ho continuato a pagare il prestito fatto per crearmi una nuova vita a Genova, mia madre mi propone di andare a casa sua finché non mi fossi ripreso dalla situazione, accetto, pur sapendo che con il suo convivente non ho grandi rapporti. Infatti dopo otto mesi proprio il convivente dopo mille provocazioni mi mette fuori e mia madre preferisce lui a me, mi ritrovo nella peggiore delle situazioni e comincio a dormire in auto, cosa fatta per 3 lunghi mesi distribuendo volantini che descrivono la mia pessima situazione, d’avanti ai posti più frequentati di Taranto”.

Massimo oggi è un tarantino “invisibile”. A luglio 2013 con gli ultimi soldi a disposizione è riuscito a trovare una piccola casa in affitto, semi arredata, e passa le sue notti su un divano.

“Riguardo al lavoro non ho trovato ancora nulla, i mesi passano e oggi ho quattro bollette da pagare, un mese di casa da pagare, il condominio e il prestito ormai in mano all’ufficio recupero crediti. Rischio di perdere anche questo tetto e di tornare a dormire per strada. Queste saranno le peggiori festività della mia vita, sono solo in un grande mondo, ma ci saranno tempi migliori, in questo momento, mentre vi racconto, non ho un centesimo e non ho da mangiare, ma sono sicuro che tutto cambierà nel futuro. SPERO SEMPRE”.

Ottimismo e una speranza senza fine quella di Massimo, che nonostante la tempesta che vive, spera in un futuro migliore. La crisi ha devastato migliaia di famiglie, imprese piccole e grandi sono fallite, anni ed anni di sacrifici svaniti nel nulla, alcuni si sono tolti la vita, altri oltre la loro hanno spezzato quella dei loro cari, in preda alla disperazione, al sentirsi inutili e “invisibili”. Credo che Massimo sia un esempio a fronte di tutto ciò; un esempio ed un messaggio forte. Taranto non sta bene come sembra, Massimo ne è una parte che può testimoniare. Alle porte del 2014, c’è ancora purtroppo gente che non può mangiare. Massimo ha bisogno che la sua città faccia qualcosa per lui.

Elena Ricci

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