Lettera aperta ai ministri Orlando e Lorenzin in occasione della loro partecipazione a Taranto al convegno organizzato dall’Arcidiocesi

Egregi Ministri, in occasione della vostra venuta a Taranto desideriamo presentarvi le nostre considerazioni e richieste in merito ai temi oggetto del convegno organizzato dall’Arcidiocesi di Taranto

Ancora ieri i giornali riportavano stralci di una relazione dei custodi giudiziari degli impianti Ilva, in cui vengono denunciate le inadempienze dell’azienda sia rispetto all’attuazione delle prescrizioni dell’AIA sia in merito alle pratiche operative da attuare per far marciare gli impianti nella maniera più corretta e, di conseguenza, meno impattante sull’ambiente. E’ l’ennesima denuncia, dopo quelle dell’Ispra e dell’Arpa Puglia, di  una gestione aziendale che non si cura delle ricadute del suo operato sull’ambiente e sulla salute dei tarantini, e continua per molti versi ad agire come se nulla fosse accaduto.

Riteniamo che ciò sia inaccettabile e pensiamo che Lei, ministro Orlando, dovrebbe pretendere che quanto prescritto dai custodi sia ottemperato senza se e senza ma.

D’altro canto siamo ancora in attesa che il faticoso iter previsto dalla Legge “Salva Ilva” bis per arrivare finalmente alla piena attuazione dell’Aia del 2012 si concluda. Ma fin da ora è evidente che in tutta questa vicenda si continuano ad accumulare ritardi inaccettabili. 10 giorni fa il riesame dell’AIA ha compiuto un anno senza che prescrizioni importanti in esso contenute siano state ottemperate. Commissario e Sub Commissario hanno più volte fatto riferimento alla necessità  di proroghe che, a loro parere, saranno probabilmente necessarie rispetto ai 3 anni previsti per gli interventi AIA. Persino nella vicenda del Commissariamento continuano ad accumularsi ritardi: Commissario e sub commissario nominati a giugno (5 e 17 giugno), esperti – che secondo la legge dovevano essere indicati contestualmente al commissario – nominati un mese dopo (15 luglio), piano che – secondo la legge – doveva essere presentato entro 60 giorni, reso noto con quasi un mese di ritardo. 

Non ci sembra accettabile che le tempistiche – anche quelle straordinarie sancite dall’emanazione dei due decreti salva Ilva – vengano regolarmente trasgredite. Visto che è già stata avviata una procedura di infrazione dalla UE, si deve dunque arrivare alla condanna e alle sanzioni conseguenti?  Serve un vero cambio di passo rispetto all’abitudine tipica dell’Ilva e della famiglia Riva di chiedere deroghe, proroghe e rinvii. Dal 2011, data della prima AIA, gli impianti avrebbero dovuto essere adeguati alla necessità di abbatterne in maniera drastica l’impatto ambientale e sanitario e non comprendiamo la necessità di ulteriori proroghe a fronte della manifestata volontà di ammodernare gli impianti secondo le Bat che entreranno in vigore nel 2016.

A Lei,  ministro Lorenzin, vogliamo oggi denunciare quella che non esitiamo a definire una drammatica beffa, ossia il decreto interministeriale sulla Valutazione del Danno Sanitario (VDS)approvato definitivamente lo scorso 23 agosto che indica criteri – peraltro fortemente contestati su un recente numero di Epidemiologia e Prevenzione in un saggio di Bianchi – Forastiere – Terracini- che consentono una valutazione delle ricadute sulla salute solo ad AIA completamente attuata. Ne consegue  quindi che se le misure attuate si rivelassero inefficaci a minimizzare entro i limiti consentiti l’impatto sanitario, la regione Puglia potrebbe chiedere la riapertura dell’AIA solo nel secondo semestre del 2016. Nella legge regionale pugliese è previsto invece che la VDS sia fatta anche sulla base di proiezioni dei risultati attesi sulla salute dall’attuazione di determinate misure di protezione ambientale, proiezioni effettuate con metodiche largamente utilizzate a livello internazionale in paesi come gli USA per esempio. Pertanto, nonostante la VDS effettuata da ARPA PUGLIA  ci consegni un quadro ad AIA attuata non ancora accettabile per la salute dei cittadini, non sarà comunque possibile per la Regione Puglia (e in generale per le Regioni interessate da impianti di interesse strategico nazionale) chiedere la riapertura dell’AIA prima del 2016 e cioè solo dopo aver contato eventuali altri morti e malati a causa dell’inquinamento prodotto dagli impianti.

Al Ministro della Salute chiediamo che provveda a modificare nel più breve tempo possibile quel decreto interministeriale.

Al Ministro dell’Ambiente chiediamo che si attivi per imporre finalmente le misure che garantiscano la tutela della salute e dell’ambiente come dovrebbe essere in un paese civile.

Lunetta Franco

Presidente Legambiente, Circolo di Taranto

 

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