TARANTO. FERMATA D’AUTOBUS

Diverse decine di minuti ad attendere l’arrivo …

Il noto film con Marilyn Monroe è un pretesto piacevole per sottolineare invece, le lunghe attese dei tarantini e non, alle fermate dei bus.  In media, rispetto agli orari stabiliti, si attende almeno  20 minuti per i veicoli più comuni, come la linea ½ oppure la 3 o la linea 8, se tutto va bene. Nell’ultimo periodo infatti,  anche in questi casi, vi sono stati dei disservizi enormi.

Ma l’attesa può diventare tragica quando la gente deve necessariamente salire su linee che percorrono le nuove periferie, ineluttabilmente distanti dalla parte centrale della città, in cui spesso accade di dover attendere anche  un’ora.  Esistono percorsi che partendo dal Porto Mercantile, più vicino alla stazione di Taranto,  passano  per San Vito, Lama, Pezzavilla o Talsano.  Un tragitto così lungo non consente, in alcun modo, di rimediare all’attesa, decidendo di trasformarsi in un impavido podista.

Ed è allora che può accadere di vedere gente, sulle prime, molto paziente e rassegnata al ritardo tollerabile dei 15 minuti, per poi divenire ansiosa ed intraprendere una gara alle supposizioni relative al ritardo, del tipo “salto di corsa o traffico o avaria macchina”. Il gruppo della vana attesa diviene sempre più numeroso e si stanzia giù dai marciapiedi, cercando di guardare verso l’infinito, per scorgere un barlume che assomigli ad un autobus. Tutti i volti sono protesi  verso  una stessa direzione ed allora, anche un camion o un bus della provincia, ti coprono di speranza almeno per un po’, sino a quando il veicolo si avvicina, quanto basta, per sfiduciare l’aspettativa, rendendo miraggio ciò che invece è diritto.  Poi d’improvviso non c’è più spazio per le supposizioni e per il dialogo, tutto si trasforma in rabbia: la rabbia dell’impotenza e del diritto violato.

Esistono  orari in cui molta gente anziana si reca a Piazza Fadini, luogo di mercato dell’ortofrutta che consente a tutti di poter acquistare beni primari a prezzi accessibili, soprattutto a chi non potrebbe, in alternativa, acquistare altrove. Dunque parlo di persone in età avanzata che, cariche di buste e carrelli con la spesa, attendono autobus che a volte arrivano e molte altre diventano fantasmi per troppo tempo, mentre le loro mani sono livide per il peso delle borse.

Ma vi è un momento particolare, il sabato del tardo pomeriggio, in cui le fermate d’autobus sono piene di ragazzi e adolescenti, vivacemente felici ed ansiosi di raggiungere la propria comitiva verso il centro. Sono tutti vestiti e pettinati all’ultima moda, con i loro iPod o altra tecnologia avanzata, con le loro risate e conversazioni effervescenti  ed, accecati dall’esuberanza e  dalla gioia della condivisione del weekend,  non si rendono conto, immediatamente, del sopruso in atto sulla propria pelle. I bus, proprio il sabato pomeriggio o sera, scarseggiano e costringono questi ragazzi ad attese interminabili alle fermate di periferia o, ad essere condotti,  in vetture stracolme di persone che aumentano man mano che si procede nel percorso.

Vedere dei ragazzi, trepidanti nell’ebbrezza per la serata,  subire  una limitazione così grave su una tutela, su un diritto del minore ad usufruire di servizi pubblici, ci deve dare la dimensione di quanto la nostra civiltà sia ferita. Da interviste raccolte, i ragazzi, non hanno l’autobus in tempi giusti  neanche quando la scuola, il lunedì, impone il suo orario. Allora l’adolescente, spesso con zaini strapieni di libri, deve recarsi a piedi per  evitare  ritardi.

MARIA LASAPONARA