Violenza psicologica e false accuse strumentali

La violenza psicologica è sicuramente una delle tante facce della violenza femminile

Se uno studio sulla violenza fisica femminile è difficile per la scarsa tendenza maschile a denunciare le violenze subite, a maggior ragione lo è prendere in esame una forma sottile e a volte quasi invisibile di violenza quale è, appunto, la violenza psicologica, la cui gravità, per contro, può essere a volte devastante.
Un tipico caso di violenza psicologica femminile è la falsa accusa strumentale di molestia o di abuso.

La gravità di questo tipo di violenza è facilmente intuibile, come facilmente intuibili sono gli effetti devastanti su chi questa violenza la subisce.

Un esempio tipico è quello dei casi di separazione tra coniugi, soprattutto nei casi di disputa sulla custodia dei figli. A un’accusa di violenza o abuso di uno dei due genitori (più tipicamente della moglie) su di sè o sui figli corrisponde l’immediata interruzione dei rapporti con i figli da parte del presunto abusatore e spesso un degradamento dei rapporto con gli stessi, visti i tempi lunghi della giustizia ad accertare la verità.

Anche quando l’innocenza del coniuge viene poi accertata spesso i rapporti con i figli, bruscamente interrotti (paradossalmente nel loro interesse), sono irrimediabilmente compromessi.

Da anni le associazioni di genitori e gli studi sulle problematiche della separazione denunciano un uso strumentale della carta bollata: l’utilizzo della denuncia per maltrattamenti, pianificata per raggiungere un obiettivo diverso dalla punizione del presunto soggetto abusante, l’orco.

Può essere un’arma di ricatto per ottenere vantaggi economici, uno strumento per allontanare il “nemico” dai figli con accuse costruite ad arte, una rivalsa per il piacere di vedere l’ex in rovina.

Quale che sia lo scopo occulto, è ben lontano dall’essere una reale tutela per l’incolumità di chi denuncia.

Anche se non esiste una concreta situazione di rischio, è utile costruirla: garantisce ottimi risultati, da 30 anni, invariabilmente. Gli approfondimenti sulle false accuse in ambito separativo dicono che l’orco, nella maggior parte dei casi, non esiste affatto. Oggi cominciano a riconoscerlo sempre più magistrati.

Una doverosa precisazione: nessuno ha intenzione di sottovalutare la gravità delle ignobili violenze fisiche e sessuali delle quali sono vittime le donne. Quando sono vere.

Chi invece le inventa e le utilizza in tribunale per ottenere 200 Euro in più, non nuoce solo all’ex marito: la falsa denuncia insulta in primis chi la violenza l’ha subita davvero.
Non possono essere messe sullo stesso piano della donna che si morde le labbra da sola e corre in ospedale a denunciare l’ignaro ed incolpevole ex partner.

Magari con l’avallo di avvocati senza scrupoli e magistrati dalla vista corta, che hanno costruito un muro di indifferenza sul dramma delle false accuse.

Gianfranco D’alessio

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