AGO, FILO, RICAMO, UNCINETTO E BIGIOTTERIA FAI DATE

Moda che ritorna, colpa della crisi. Occhio al fisco, però per le novelle artigiane

Sono finiti i giorni in cui considerare come pezzi d’antichità per non dire di cattivo gusto, uncinetti, aghi, filo, gomitoli di lana e perline infilate. Pizzo, maglia e cucito, ma anche bigiotteria, stanno ritornando ad essere popolari come decine d’anni fa da parte delle donne che più che felici di riscoprire il divertimento del fai da te, sono spinte da esigenze di portafoglio. Perché la crisi è crisi e bisogna arrangiarsi, quando l’arte d’arrangiarsi è un modo d’essere tutto italico. Ma la novità non è solo il “fai da te”.

Da un’indagine fatta dallo “Sportello dei Diritti”, spiega il fondatore Giovanni D’Agata, risulta che molte donne, casalinghe, studentesse o rimaste senza lavoro l’hanno fatto diventare un piccolo business: sui social network, o su banchetti improvvisati nelle strade o nelle feste paesane è possibile incontrarne a migliaia. Non si contano più, infatti, le pubblicazioni quotidiane online sui social network, d’immagini di lavori fai da te per pubblicizzare queste nuove attività. Perché la rete, anche in questo caso è un veicolo straordinario, diretto e immediato per far conoscere le proprie produzioni.

Un vero e proprio mondo sommerso, perché poche, pochissime hanno la partita IVA con i conseguenti rischi di natura fiscale per chi ha amplificato notevolmente la propria originaria attività sino a farla divenire un vero e proprio commercio del tipo “vendita diretta”, rigorosamente in nero.

Ed allora, occhio al fisco: perché se si supera la soglia di 4.800 euro di reddito da lavoro autonomo vi è l’obbligo della dichiarazione dei redditi. Passare da un buon consulente fiscale se l’attività diventa ben remunerativa è sempre la migliore soluzione per evitare un accertamento tributario.

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