SAVA. GAETANO ANTONUCCI, BARBIERE SAVESE, SE NE VA … CIAO GAETANO (mestru Catanu)!

SAVA. GAETANO ANTONUCCI, BARBIERE SAVESE, SE NE VA … CIAO GAETANO  (mestru Catanu)!

Era la fine degli anni ’60 con gli inizi degli anni ’70: i cento colpi di spazzola ai nostri capelli …

Nel nostro paese ci sono delle figure mitiche che, nonostante diventiamo “grandi”, ci rimangono sempre in mente in virtù di quello che hanno rappresentanto per la nostra adolescenza. Erano anni quelli che i giovani savesi cominciavano ad avere cura dei loro capelli, spesso trascurati e senza nessun indirizzo. Capelli che cominciavano ad avere una lunghezza “proibitiva” per i nostri genitori i quali amavano i capelli cortissini che, secondo loro, era sinonimo di “pulizia”.

Ed era difficile svincolarsi da questo dettato familiare. Ma i tempi erano quelli: la contestazione stava nell’aria, a Sava cominciavano a uscire i primi complessini rock (i Jewels ’68, ad esempio) ed è pronta l’apertura di case abbandonate trasformate in club. I ritrovi cominciavano a trovare una nuova dimora, le ragazze indossavano per la prima volta le minigonne, scuscitando l’ilarità e il disprezzo delle più grandi di loro. Ma allora era così: la morale dettava le regole alla nostra ignoranza. Giovanissimi cominciavamo ad amare i primi jeans e lasciavamo i colori classici dei nostri pantaloni che battevano, inesorabilmente, o sul grigio o sul marrone.

C’era aria di cambiamento radicale nel nostro paese, l’influenza mondiale arrivava anche a Sava. La musica rock e quella underground cominciava a farsi strada. I cantanti blasonati portavano i capelli lunghi, i Beatles aprivano il nuovo solco nel campo musicale. Insomma, era tutto uno stravolgimento di un modo di vivere arcaico che stavamo lasciando alle nostre spalle. E i capelli, i nostri capelli che c’entrano in tutto questo? C’entravano, eccome se c’entravano! Facevamo, in quelli anni, la fila nei barbieri new age di Sava: Archangelo Di maggio e Gaetano Antonucci erano quelli che prestavano le loro forbici, e la loro pazienza, alle teste dei giovani savesi.

La fila che si faceva fuori dalle loro barberie era immensa. I primi phon comparivano e spesso la resistenza elettrica, dei phon, saltava in quanto l’usura era sempre imminente. Ed ecco Gaetano Antonucci (mestru Catanu) su Via Vittorio Emanuele con la fila di tanti di noi ad attendere il nostro turno. Capelli “mpumati” (gonfi) grazie alle prime spazzole, dopo aver fatto lo shampoo, che con l’ausilio del phon davano una forma diversa ai nostri capelli.

E’ sempre rimasto lì Mestru Catanu, nella sua barberia. Non si è mai spostato. Quei locali, da grandi, li abbiamo rivisti e ci sembravano piccoli ma, da piccoli, ci sembravano immensi. Savese simpaticissimo, spesso riflessivo e a volte misurava anche la parole. Gaetano Antonucci se ne va … va via un pezzo della nostra adolescenza.

Chi sa, per i credenti, se arrivando alle porte dell’Eden San Pietro non gli dica: “E tu che lavoro facevi quando eri in vita?” E lui, magari, risponde così: “San Piè? Lu barbieri facìa”. E pronta la risposta dell’apostolo: “A postu. Aggià cchiatu cinca mi faci la barba. Jeni cu me, scjià!”

CIAO GAETANO.

Giovanni Caforio

viv@voce

Lascia un commento