ALDROVANDI: UN GRAZIE ENORME VA A QUESTA MADRE CHE CONTINUA A PORTARE AVANTI, CON CORAGGIO, LA SFIDA A CHI SI PONE CONTRO

ALDROVANDI: UN GRAZIE ENORME VA A QUESTA MADRE CHE CONTINUA A PORTARE AVANTI, CON CORAGGIO, LA SFIDA A CHI SI PONE CONTRO

Patrizia Moretti: ““L’importante è agire, parlare raccontare. Pretendere giustizia e pace e sfidare così la disinformazione”

Tutti siamo esseri umani, tutti possiamo sbagliare ma la cosa che più ci caratterizza, penso la più bella, è la capacità di capire gli errori fatti e chiedere scusa. Chiedere il perdono a chi si è fatto del male. Forse si pensa che chi porta una divisa sia superiore agli altri: lo crede l’opinione pubblica, lo pensa chi porta la divisa, ma ci si sbaglia. Anche loro fanno errori, errori gravissimi in questo caso. Far parte delle forze dell’ordine non fornisce un’autorizzazione all’agire indiscriminato, non rende invincibili come dei supereroi, soprattutto, dovrebbe garantire la sicurezza dei cittadini e non la loro morte.

Cosa rende un poliziotto o un carabiniere diverso da un altro? Forse la maturità di capire come e quando agire, ma questo lo porta solo l’esperienza. Il mondo è pieno di casi di abuso di potere, il mondo è pieno di errori e purtroppo chi è capitato in questo ciclone è stato un povero ragazzo di appena 18 anni, nel fiore dell’età, quando ancora c’è tutta una vita davanti. Mi risulta difficile capire il motivo di un tale accanimento verso un giovane che forse aveva come unica colpa quella di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato e, soprattutto, con le persone sbagliate.

Non esiste un modo per tornare indietro per recuperare il male fatto ma almeno un semplice messaggio di scuse sarebbe stato utile ad una famiglia che, con tutta la dignità di questo mondo, ancora piange la morte di un figlio innocente. Non c’è un modo per dare una risposta alle mille domande che si creano nella nostra mente quando sentiamo casi del genere. Semplice errore umano o qualcosa di molto più grande portato dalla convinzione che tutto quello che si fa lo si fa proprio in nome di uno Stato che forse oltre a corsi di addestramento dovrebbe istituire dei corsi in cui far capire l’importanza di un simile mestiere con tutti i suoi rischi, pericoli e limiti.

La mia speranza è che da questi fatti si possa capire che questo lavoro, oltre a fornire a chi lo esercita una sussistenza economica, ha un ruolo molto importante e cioè la protezione dei cittadini, di persone come loro, di ragazzi che potrebbero essere i loro stessi figli. Come giornale, e come giornalisti, siamo rimasti profondamente colpiti dall’infinita disponibilità dei genitori di Federico che dopo quattro anni continuano a rispondere alle domande che gli vengono poste da chi, come noi, ha il dovere di “rompere le scatole”. Io personalmente mi sono domandato come fosse possibile che una mamma che ha sopportato una tale sofferenza come la perdita di un figlio potesse essere così disponibile verso l’ennesimo giornalista che la cerca per chiedere ulteriori informazioni sul caso di suo figlio, sulle sue sensazioni ed emozioni, sulle sue speranze.

La risposta non tardò ad arrivare e ce la fornì lei stessa: “L’importante è agire, parlare raccontare. Pretendere giustizia e pace e sfidare così la disinformazione”. Con grande semplicità la mamma di Federico ha tolto una nube di dubbi che confondeva i miei pensieri. Con grande semplicità la mamma di Federico ci ha spiegato perché vale ancora la pena combattere. Un grazie enorme va a questa madre, a questa famiglia che, come tante altre, continua a portare avanti con coraggio la propria verità e a sfidare chi si pone contro.

Giovanni Caforio

viv@voce

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