SAVA. SINGOLARE FORMA DI “COMUNICAZIONE” TRA FRATELLI – COLTELLI

SAVA. SINGOLARE  FORMA  DI   “COMUNICAZIONE”   TRA FRATELLI – COLTELLI

I vetri di una finestra, di una vecchia abitazione, “ospitano”  ingiurie e offese tra fratelli  … coltelli!

Tanti decenni fa le uniche forme di comunicazione viaggiavano attraverso il postino. Le poste ci portavano qualche  saluto caro di un nostro parente sparso in Italia o all’estero e le fidanzatine, che avevano i loro amorosi altrove, erano ansiose alla sola idea di vedere il postino che recapitava la posta alle loro case. Spesso, anche qui, c’era l’amica complice, la quale faceva da copertura e si scambiavano le cortesie! Andiamo a “spasso nel tempo”: il telefono esisteva ma il costo della telefonia era altissimo e quindi non permettibile. I telefonini erano dei perfetti sconosciuti, tanto per intenderci!

I miglioramenti economici ci hanno portato ad affacciarci alle nuove frontiere della comunicazione: il computer, internet, i social network, i telefonini, hanno facilitato i nostri rapporti interpersonali e quindi messo a contatto diretto con chi vive, magari, dall’altra parte del mondo. Alcune volte, però, le persone non vogliono rapportarsi con le nuove tecnologie e restano legati ad un modo arcaio e, per alcuni aspetti legati alla mentalità contadina. L’articolo in questione riguarda, per certi versi, il grottesco: fratelli titolati (laureati e inseriti nel contesto economico del nostro paese, ndr) che si danno il classico botta e risposta sui vetri di una porta di loro, comune, proprietà!

Quindi il classico “i panni sporchi si lavano in casa” qui non esiste. Esiste tutt’altro, della serie “Savesi? Fatevi i cazzi nostri”! Se non fosse per la singolarità del caso, francamente, non lo avremmo neanche menzionato questo. L’intelligenza, credo, sia un bene comune a tutti noi. E spesso, si diceva che i laureati ne avessero più degli altri in quanto avevano “studiato”. Forse è il caso che, i nostri, li rimandiamo a studiare? Si, ma dove? Ai banchi delle scuole elementari. Ma certo!

Giovanni Caforio

viv@voce

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