UN 2012 ALL’ADDIACCIO. UN 2013 CHE SI APRE CON UNA CERTEZZA: SARA’ PEGGIO DEL 2012

Non abbiamo il coraggio, cari lettori e amici di facebook, di dirvi BUON ANNO …

Spesso un pò tutti si sbilanciano, quando sta per aprirsi un nuovo anno  mentre si lasciano alle spalle quello vecchio, con tanti buoni propositi e speranza su tutto. Speranze che servono a dare una boccata d’ossigeno a chi, e sono tantissimi e anche milioni di italiani, vive tutti i problemi di un paese, o di una nazione, addosso. Certo, la bacchetta magica non esiste, nel caso in cui fosse esistita chi fesso non l’avrebbe manovrata e portato alla risoluzioni i mille problemi che attanagliano la società italiana? In questa fase, gli studiosi la chiamano “transizione”, siamo stati tutti con le spalle al muro e siamo stati nelle mani di chi dovrebbe, o avrebbe dovuto, anteporre i problemi di una Nazione ai suoi. Così non è stato. Affatto. Abbiamo avuto governanti che hanno risolto i loro problemi economici grazie al consenso elettorale, i quali hanno cercato di ostacolare la Giustizia italiana per evitare condanne ben nitide da Codice penale, avvenute e che altre ne arriveranno.

Il paese Italia è stato nelle mani, per quasi un paio di decenni, di chi ha saputo sfruttare la sua faccia smagliante per catturare la simpatia elettorale. E ci è riuscito e alla grande pure. Con il consenso elettorale e la manovra politica personalistica abbiamo assistito ad un Parlamento che avrebbe dovuto legiferare per la nostra comunità nazionale, invece abbiamo trovato eletti del popolo italiano che hanno fatto di tutto, in svariati modi, per modificare la Costituzione in modo da rendere larghe le maglie dell’impunità. Questo è successo. E non poco. Assolutamente. Abbiamo avuto i massimi organi dello Stato impelagati in funzioni che non gli si addicevano. Lo Stato è diventato terra di conquista, la quale conquista avrebbe dovuto eleggere il massimo rais o il supremo imperatore, il quale tutto può e tutto gli è consentito. La società civile sdegnata da così tanta spregiudicatezza è stata considerata come voce da non ascoltare. Per nulla! Il consenso numerico, in democrazia, determina la gestione dello Stato, innegabile questo.

E quindi, in questi passati decenni, abbiamo anche noi tutti le resposabilità sull’andazzo delle cose. Direttamente o indirettamente. Non siamo chiamati fuori da questo. Assolutamente. In quest’anno passato abbiamo visto di tutto: parlamentari indagati, sindaci sul banco degli imputati, assessori condannati per vari reati contro la Pubblica amministrazione e tutto è passato quasi come se fosse una cosa normale. Normalissima. Ma la normalità credo che sia mettersi da parte quando un’inchiesta riguarda un eletto del popolo in attesa che il Magistrato, in tempi celerissimi, valuti la sua colpevolezza o meno.  Abbiamo assistito a delle forme aberranti di strafottenza, di mancanza di dignità politica e morale. Il classico saccheggio alla diligenza che si chiama Stato. L’odore dei soldi, pubblici, ha fatto sì che questi spregiudicati (o pregiudicati?) politici usassero la ricchezza prodotta dal contribuente, in modo diretto o indiretto, per i loro usi solo personali. Altro che soldi per i loro partiti o movimenti vari. Soldi che si sono messi in tasca loro direttamente, migliorando alla grande il loro tenore di vita incluse le loro fortune immobiliari, quando questo avrebbe dovuto essere il contrario. O meglio, migliorare la vita di chi lì ha designati a farsi rappresentare. Potremmo continuare all’infinito, tanto il materiale da scrivere ce ne è così tanto, e forse risulteremmo laconici. La realtà è questa. E da questa realtà non si scappa. Per nulla.

L’anno che va via ci ha insegnato una cosa: è la politica che deve indirizzare un paese, una nazione, una comunità e non un tecnico chiamato dalla politica in quanto lei stessa non è stata in grado di affrontare i problemi della collettività. Ecco questo ci deve portare all’automatico pensiero. Il tecnico sistema, addrizza (se può, ma è  discutibile anche il modo come lo fa) un fase conclamata ed allarmante ma oltre questo non è designato. Assolutamente. Altrimenti non ci sarebbe motivo di ricorrere alle consultazioni elettorali, in quanto in democrazia il voto è la massima espressione per la partecipazione attiva della vita di uno Stato. Oggi la nostra nazione ha un debito pubblico spaventoso, in questa situazione il primo che è chiamato a “ricapitalizzare” il debito nazionale è il contribuente! Oggi la nostra nazione vive una situazione disperata, disperatissima: crolla l’occupazione, migliaia di piccole aziende chiudono i battenti, è stato demolito il Welfare il quale almeno proteggeva le fasce più deboli. La cosa più strana di queste ultime settimane raccontata da chi ha gestito il paese che si chiama Italia, per quasi un ventennio, è questa: generazioni che hanno divorato tutto a scapito delle future generazioni.

Domanda, a questi signori: chi ha permesso questo? E se questo è stato permesso, secondo loro, chi ne ha tratto beneficio? Loro stessi, in quanto hanno avuto il consenso con questa elargizione della ricchezza, seppur con la erre minuscola, verso i beneficiari. Le colpe non vanno date del tutto, anche se non sono escluse le loro responsabilità, a chi ne ha tratto vantaggio da simili scelte politiche. Le colpe vanno date a chi, con l’uso della politica, ha fatto in modo di far permanere il consenso nelle sue mani. Consenso che, spesso e volentieri, ha stravolto le regole della nostra democrazia … oggi ci troviamo con l’apertura di un nuovo anno che sarà nuovo solo nel numero progressivo, per il resto prepariamoci. Sarà un anno duro, durissimo. Con la speranza che l’esito elettorale del prossimo febbraio ci porti facce decise e volenterose a lavorare per la casa che si chiama Italia …

Giovanni Caforio

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