INVERNO 1998: INCONTRO CON L’EX SINDACO PAOLO MILIZIA

INVERNO 1998: INCONTRO CON L’EX SINDACO PAOLO MILIZIA

Paolo Milizia: “Vorrei essere ricordato dai savesi più come medico perché sono innamorato del mio lavoro, mentre invece la mia dedizione politica la intendo secondaria rispetto alla professione”

Paolo Milizia lo incontravo spesso per strada e, a volte, ci fermavamo a parlare del più e del meno, chiesi se era disposto a darmi la sua testimonianza sulla Sava politica degli anni ’60 e degli anno ’70 e mi invitò a casa sua un giorno del Gennaio 1998. Armato di fogli volanti e penna mi ricevette in un grande sala che alcuni decenni prima era il suo ambulatorio medico, allora sempre pieno di savesi che chiedevano la cura per i loro acciacchi, spesso artrosi o reumatismi vari. Seduti ad un grande tavolo eravamo in tre, oltre noi due vi era una donna maestosa, di bell’aspetto e portamento, che non avevo visto mai prima e non ci misi molto a capire che era la moglie, già Sindaco di noi savesi nella metà del secondo passato decennio: la prof.ssa Lucia Fasano.

La prima domanda che rivolesi all’ex Sindaco Paolo Milizia fu: “Un sindaco, anche  medico, avrebbe potuto curare un malato di nome “Sava”? La risposta fu talmente tranquilla, che pacatamente mi mi disse: “Il nostro paese, caro Giovanni, è stato sempre allo stesso modo e con le stesse abitudini” e rivolto ai paesi limitrofi “questi paesi vicini erano dei centri attivi, dinamici, più operativi del nostro paese, Sava risultava sempre privo di volontà e di voglia di fare”.

Alla domanda successiva: ”Che aspetto aveva allora il nostro paese?” la sua risposta fu molto analitica, storica senz’altro. ”Non scordiamo che si veniva fuori da un conflitto mondiale, dall’esito del referendum tra la Monarchia e la Repubblica, dove la depressione era tanta e la povertà era evidente e le strutture che dovevano servire per la crescita del nostro paese mancavano del tutto. A quei tempi iniziava il fenomeno dell’emigrazione nei primissimi anni ‘50 per poi toccare punte altissime negli anni ‘60″.

In questa fase storica Sava inzia a spopolarsi, i centri economici del Nord Europa diventano le prime mete dei savesi. La terza domanda cercava di vedere in un protagonista politico di quell’epoca il rapporto tra i politici e lui pose l’accento subito: “Il rispetto umano era grande, e quando ognuno di noi poarlava dei diversi avversari politici si aveva  molta considerazione di quello che rappresentavano, tenuto conto della loro diversità politica”.

Dopo aver parlato in modo sommario del rapporto tra partiti politici dell’arco costituzionale savese, iniziai a porre l’attenzione sui personaggi politici savesi, chiedendogli quale era il personaggio dell’epoca che più lo affascinava.

“Senza dubbio Olindo Camassa. Le sue capacità oratorie le invidiavano tutti, è stato un brillante personaggio politico,credo che gli sia mancata la decisione per percorrere un indirizzo politico”.

Sindaco dei savesi per ben oltre 5 anni, lei ha contribuito senz’altro ad alcuni cambiamenti. Ma come erano questi cambiamenti?.

“I grandi cambiamenti non li ho mai notati, come Sindaco ho accompagnato cambiamenti lenti, molto lenti, quasi impercettibili”. Veniva naturale chiedere di chi o cosa fosse la colpa. “I partiti politici di allora toglievano tutto lo spazio necessario per realizzare le diverse iniziative che si proponevano”.

In questa risposta sembrava che ci fosse tutta una forma ostruzionistica e “ai miei tempi qualunque cosa doveva passare all’esame dei partiti politici per poi ottenere l’approvazione o la bocciatura. Le perdite di tempo erano notevoli, la burocrazia faceva il resto” rilevando poi che “il cambiamento veniva determinato dal partito e non dagli uomini che lo proponevano”.

Ai giorni nostri, con il nostro sistema maggioritario, il Sindaco è eletto direttamente dall’elettorato grazie alla nuova legge elettorale. Ieri come si diventava Sindaci? ”L’esito delle elezioni era sempre l’indicatore principale: subito dopo vi erano i primi contatti tra i diversi partiti, si trattava prima di tutto delle cosiddette poltrone, si attuavano diversi compromessi e alla fine il risultato soddisfaceva tutti. Il Sindaco, oltre alle sue funzioni istituzionali, era il garante di questi accordi”.

Tra la generazione di Paolo Milizia e quella più recente vi era un bel pò di differenza, almeno nel tempo, e su questo argomento mi rispsoe così: “La differenza tra la mia generazione e quella nuova sta tutta nella diversa preparazione. La generazione politica cui appartenevo era più preparata politicamente, ma al tempo stesso era la burocrazia che distruggeva questa preparazione. La generazione politica attuale è meno preparata politicamente ma ha dalla sua una burocrazia più snella. Sono delle fasi politiche – storiche molto diverse tra di loro. Un esempio per tutti: basta guardare le sedi dei partiti oggi, non vi è quasi più nessuno, sembrano strutture destinate a scomparire nel tempo, in passato erano dei veri e propri centri di potere”.

Rispolverai i suoi vecchi “amici” politici della sua epoca e su di loro mi disse: “Il primo che ricordo volentieri è Gregorio Miccoli, un vero politico di razza, un uomo da un cuore grande grande, generosissimo, un validissimo professionista, credo che i savesi lo ricordano così. Il politico comunista Cosimo Mancino era un uomo preparato molto politicamente, mi stupiva la sua convinzione, che superava la normalità. Di Antonio Ariano, oltre alla sua preparazione, ricordo la difesa delle sue convinzioni fino raggiungere la testardaggine. Del compagno di partito Salvatore Buccoliero, posso affermare che ha dedicato 30 anni della sua vita al nostro paese: sicuramente merita riconoscenza, ha trascurato la sua vita privata per il nostro paese, a mio parere avrebbe dovuto dare più apertura agli altri”.

Dopo questo spolvero sulla classe politica della classe politica degli anni ‘60 e ‘70, chiesi come sembravano i due politici Bruno D’Oria e Ninì De Cataldo, che all’epoca iniziavano ad entrare nella scena poltica savese. “Di Bruno D’Oria posso dire che è un politico vero, molto attaccato al suo elettorato e al nostro paese. Ninì De Cataldo, a differenza degli altri politici savesi, per me è stato il personaggio politico che avrebbe potuto calcare benissimo la scena della politica nazionale. Mi lasci anche ricordare Lillino Ariano politico matematico, politico del 2 più 2 che fa sempre 4”.

Eravamo alla fine dell’incontro sospeso solo per un buon caffè e la richiesta al figlio maggiore, che stava per uscire, se doveva rientrare a casa per cena o meno. Mi fermai alle ultime due domande e la prima chiedeva questo: “Passando ai giorni nostri (era il 1998, ndr) che dice del sindaco Aldo Maggi?” “Aldo Maggi è un uomo politico che sa ciò che vuole, è preparato, l’elettorato savese lo ha premiato nelle due successive tornate elettorali, meriterebbe sicuramente un cammino politico più lungo. L’augurio che gli faccio è che raggiunga questo risultato”.

Eravamo arrivati agli sgoccioli della conversazione, con sempre presente la prof. Lucia Fasano e l’ultima domanda che feci fu alquanto provocatoria, ma Paolo Milizia in stile quasi inglese riuscì a darmi anche questa risposta. “Da tutte le sue risposte non viene un cenno critico verso questi personaggi politici che hanno guidato Sava. Lei ha sempre risposto di fioretto e mai di spada. Le chiedo: che dire di colui o di coloro che autorizzarono la costruzione di un palazzo di sette piani in pieno centro storico?”

Tranquillamente mi disse: “Quella autorizzazione secondo me, fu un grande errore”. Sembrava quasi finita la conversazione, o meglio l’intervista, mi sembrava che mancasse una domanda che rivolsi prima di uscire: “Come vuole essere ricordato dai savesi Paolo Milizia? Come il sindaco Paolo Milizia o come il medico Paolo Milizia?”

Senza esitazione disse: “Vorrei essere ricordato dai savesi più come medico perché sono innamorato del mio lavoro, mentre invece la mia dedizione politica la intendo secondaria rispetto alla professione”

Giovanni Caforio

viv@voce

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