L’ILVA: UNA STORIA CHE DEVE INSEGNARE / 1

L’ILVA: UNA STORIA CHE DEVE INSEGNARE / 1

1. Il potere dell’economia

Taranto, nel popolatissimo quartiere Tamburi l’aria è irrespirabile ormai dagli anni ’60, l’Ilva in piena attività ha reso il capoluogo pugliese uno fra i più inquinati d’Europa, le emissioni altissime di diossina provocano problemi respiratori e i ricoveri e le morti aumentano incontrollatamente. Cosa avrà mai spinto una città intera a sopportare tutto questo?
Il nome Ilva, il quale ha sostituito il primario Italsider, identificava in latino l’isola d’Elba, luogo dal quale si estraeva il minerale di ferro che alimentava i primi altiforni costruiti a fine ‘800, oggi invece non può che identificare il polo siderurgico per la produzione “a caldo” dell’acciaio situato a Taranto.
Il primo altoforno fu avviato nell’ottobre del 1964 a da allora non ha mai smesso di funzionare.
A quel tempo imperava la Democrazia Cristiana, l’Italia era in piena ricrescita inoltre il piano Marshall, operativo dal 1953, ci aveva reso il settimo paese più industrializzato al Mondo.
Sta di fatto però che lo sviluppo industriale aveva appesantito il divario tra Nord e Sud così il Ministro del Bilancio e delle Finanze sotto il governo De Gasperi, Ezio Vanoni, aveva capito che per risanare la situazione del Mezzogiorno serviva un’ acciaieria che avrebbe fornito non solo numerosissimi posti di lavoro ma ci avrebbe anche reso competitivi ed economicamente forti.
Quale posto migliore di Taranto? La città che si era sempre mantenuta grazie alla pesca ed ai cantieri navali che rischiavano il fallimento, i licenziamenti e la disoccupazione dilagante avevano accreditato l’idea che il polo siderurgico avrebbe sicuramente risanato la situazione economia e sociale di una città situata nell’estremo sud che si sentiva abbandonata e sconfitta.

Anna Impedovo

viv@voce

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