ERA IL 15 GIUGNO DEL 2007. DA OLTRE 6 ANNI IL NOSTRO GIORNALE SI INTERESSA AL CASO DEI FRATELLI DESIATO.

ERA IL 15 GIUGNO DEL 2007. DA OLTRE 6 ANNI IL NOSTRO GIORNALE SI INTERESSA AL CASO DEI FRATELLI DESIATO.

Antonio e Bruno Desiato: perdono il lavoro, gli, scippano la loro casa e vengono espulsi dalla Germania. Una storia assurda che rischia di far esplodere un incidente diplomatico tra l’Italia e la Germania. Questo è il nostro primo articolo fatto su questo caso, era il giugno del 2007 …

Nell’aprile 2003, i fratelli savesi Bruno e Cosimo Desiato, residenti in Germania da 20 anni, si recarono presso l’Arbeitsamt (che corrisponde al nostro ufficio di collocamento), situata nel paese di Jugheseim, provincia di Offenbach, Rodgau, via Ludwigstr, 32, 63110. I due fratelli si presentarono per chiedere il motivo per cui la loro disoccupazione era stata bloccata, precisando che avevano in corso un mutuo per la casa e per l’auto. A riceverli furono due dipendenti dell’ufficio di collocamento: la signora Krischanitz, la quale lavorava nella stanza 113, al primo piano e il signor Petzold, nella 112, sempre al primo piano. L’incontro non diede alcun risultato, in quanto entrambi non diedero alcuna risposta sull’indennizzo della disoccupazione. Dopo questo inspiegabile atteggiamento dei due funzionari dell’ufficio di collocamento, i due fratelli Desiato, non soddisfatti di come si stavano mettendo le cose, si rivolsero a Giovanni Manicone, di Francoforte, loro avvocato di fiducia. Subito Manicone si mise in contatto con l’ ufficio di collocamento in questione (Arbeitsamt). Dopo il primo contatto, i due fratelli Desiato furono chiamati a ripresentarsi presso lo stesso ufficio di collocamento per compilare alcuni documenti, i quali documenti sarebbero stati testimoni della loro richiesta di lavoro presso una ditta che l’ ufficio di collocamento aveva trovato, ditta che poi non era a conoscenza della decisione e che la stessa avrebbe dovuto firmare e timbrare. Questa, però, si rifiutò. Nel maggio 2003, l’ Arbeitsamt ricominciò a pagare loro la disoccupazione, ma solo per un mese; nel giugno successivo infatti non ricevettero più nulla. Fu così che si rivolsero nuovamente all’avvocato Manicone e l’Arbeitsamt li richiamò ulteriormente. Il 31 giugno l’incontro non fu quello sperato, in quanto ad accoglierli si presentò la già conosciuta signora Krischanitz che si rivolse loro con le testuali parole: ” Maledetti italiani bastardi! Per voi la Germania è andata in bancarotta! Andate in chiesa a chiedere l’elemosina!” A questo punto i fratelli Desiato, per tutelarsi da simili atteggiamenti, denunciarono il fatto all’ambasciata. Dall’inizio di questa triste vicenda, si presentò davanti ai fratelli Desiato una problematica strettamente familiare: la questione riguardante la separazione dei genitori, in quanto era avvenuta la morte del padre. Si recarono dalla signora Krischanitz per chiedere un periodo di ferie in virtù di questa emergenza familiare. I fratelli Desiato, in questo regime di disoccupazione, come tutti gli altri lavoratori tedeschi d’altronde, per legge disponevano di 3 settimane all’anno di ferie, ma la loro richiesta non fu accettata, anzi, si oppose loro anche il direttore dell’Arbeitsamt, Carl Hainz Funk (che lavora nella stanza 206, al secondo piano). Alla luce di questo diniego, i due fratelli notificarono all’ambasciata questo nuovo accaduto e presentarono tutta la documentazione in loro possesso presso l’ufficio di insolvenza. Costretti a tornare all’ Arbeitsamt, il 23-11-2004, perché ricevuta il 19.11.2004 la tassa dei rifiuti e non essendo in possesso di denaro per poter effettuare il pagamento, i due fratelli Desiato esplicarono il loro problema ad un nuovo dipendente, sui 27-28 anni, che lavorava nella stanza 114, che firmò loro l’assegno di 400 euro ma minacciò pesantemente uno dei due fratelli Desiato dicendogli che non avrebbero dovuto più presentarsi. Subito dopo questo ennesimo accaduto, entrambi i fratelli Desiato andarono dal loro avvocato e denunciarono tutto all’ambasciata di Francoforte, Berlino e allo Stato Italiano. Il dicembre 2004 giunse loro una lettera di presentazione di scuse ufficiali dall’Arbeitsamt, scuse queste, che per quanto avevano amareggiato i nostri due savesi, non furono assolutamente accettate. Da quel momento non ricevettero più alcuna notizia sul loro denaro, finché il 29.11.05 furono espulsi dalla Germania e rimpatriati contro la loro volontà, senza aver commesso alcun reato (i passaporti sono puliti), senza alcuna spiegazione, ma solo basandosi su quanto il Consolato di Francoforte e la signora Tommaselli, dello stesso consolato, decisero. La loro casa fu messa all’asta e venduta per 39.000 euro, quando in realtà costò loro 207.000 marchi (80.000 euro). La polizza della casa era di 45.000 euro, le assicurazioni della vita da 16.200 euro cadauno e tutto questo denaro avrebbero dovuto recepirlo nel gennaio 2006, ma ancora oggi sono all’oscuro di tutto, nonostante I’ avvocato, ambasciata di Berlino e Roma siano in possesso di tutti i documenti riguardanti la loro situazione. Ad entrambi, inoltre, è stato anche chiuso il conto bancario in modo da non poter prelevare denaro: la carta in loro possesso risulta annullata e non sono più in grado di prelevare, né di sapere se ci sono ancora dei soldi sui loro conti. I due fratelli Desiato chiedono alle istituzioni di essere risarciti dall’Arbeitsamt perché derubati ingiustamente e inspiegabilmente e, chiamati continuamente ” ausilender” in terra tedesca, ossia “stranieri”, chiedono allo Stato italiano se esiste davvero una giustizia europea, alla luce di quanto illustrato, che può risolvere il loro drammatico e disperato caso.

 

viv@voce

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