“NON E’ GIUSTO CHE, CHI SCRIVE, DEVE TENERSI TUTTO NEL CASSETTO”

“NON E’ GIUSTO CHE, CHI SCRIVE, DEVE TENERSI TUTTO NEL CASSETTO”

Siddharta-Asia Lomartire, 25 anni, giovane artista. Siddharta, cos’è l’arte per te?

Essenzialmente, per quanto mi riguarda, l’arte è una delle forme di comunicazione, poi con i vari rami e ranghi, quindi che sia la pittura, la poesia, qualsiasi forma musicale. Effettivamente l’arte è comunicare, quindi comunicazione, essenzialmente.

L’artista si esprime sempre tramite i suoi lavori, nel caso tuo particolare sono quelli letterari che fanno banco. Tu come hai iniziato?

Io scrivo da quando sono piccola per necessità, è un bisogno mio. Quindi non ho avuto una data di inizio, ho sempre scritto, essenzialmente. La mia vita artistica, o chiamiamola così carriera, ha avuto luogo nel 2010 quando, grazie a delle persone, sono stata resa pubblica esponendo le mie poesie in una serata in onore di Alda Merini. Di lì a poco sono stata contattata dalla casa editrice Rupe Nutevole, e ho dato atto a quello che era il … chiamiamolo dono.

Quindi oltre alla passione e alla dedizione verso l’arte, era subito pronto il primo lavoro letterario, ovvero “La tara dell’Atma”. Cosa ti ha spinto a fare questo lavoro?

Non mi ha spinto nulla, essenzialmente è stata una richiesta che mi è arrivata in brevissimo tempo da quando mi sono resa edita, non l’ho presa né come una sfida, né come null’altro. Mi è arrivata questa richiesta e ho pensato che fosse giusto per una persona che scrive non tenersi tutto nel cassetto, così come siamo abituati a fare noi scrittori, ma quantomeno iniziare a lanciare messaggi a questo mondo ostile nei confronti di noi giovani, dell’arte, della comuncazione.

Le tue poesie a senso unico nel tuo libro lanciano un messaggio. Qual’è?

La mia poesia essenzialmente è poesia, non sono io poeta a dover spiegare quindi cos’è la poesia, se no neanche esisterei, non esisterebbe neanche la poesia di conseguenza. Sicuramente voglio mandare dei messaggi e sono dei messaggi che dovrebbero portare l’uomo, quindi la coscienza dell’uomo, e in definitiva l’interiore dell’uomo a fermarsi e a pensare sopratutto, a rendersi conto di quello che abbiamo di fronte, di quello che ci circonda, perché spesso e volentieri viviamo tutto freneticamente, non abbiamo neanche il tempo di pensare a noi stessi o a quello che elabora il nostro pensiero stesso. Siamo come degli uomini che guardano ma non vedono.

Dopo il tuo primo lavoro in campo produttivo, cioè dopo l’uscita del primo libro, in così breve tempo, hai portato alla luce il secondo libro, ovvero “Tra anime e coscienza, Om mani patme um”. In cosa si discosta questo secondo lavoro letterario rispetto al primo? E’ una fotocopia o è un prosieguo di un certo itinerario?

Tra la prima e la seconda pubblicazione, quindi nell’arco di due anni, sicuramente c’è una crescita a livello interiore molto più ampia del progetto che è la poesia per me, per quanto mi riguarda personalmente. Sicuramente c’è una crescita molto più consapevole della parola pronunciata, e quindi scritta, e che quindi poi rimane e permane. E sicuramente c’è stato un cammino dalla “Tara dell’Atman” e al libro “Tra anima e coscienza” che va a sottolineare una crescita interiore di colui che sta creando, anche se il messaggio resta e permane, ed è quello.

L’artista è sempre colui che vede il suo percorso lungo e irto, oltretutto tortuoso. Questa giovane artista Siddharta-Asia Lomartire, sa che cosa l’aspetta in questo percorso?

Sì, effettivamente quando ho iniziato a rendere pubbliche le mie poesie ero consapevole che non avrei ricevuto solo applausi e benevolenze, ma anche critiche, ed è giusto che sia così come nell’arte in tutti i propri campi. Per quanto riguarda il campo artistico che mi riguarda, devo dire che la strada è tortuosa. Sicuramente noi giovani nel terzo millennio non abbiamo grandi alternative perché siam troppi, con troppa creatività, e spesso questa creatività viene sottoposta, viene denunciata quasi da coloro che dovrebbero invece tutelarci effettivamente. Quindi, siam troppi, siam tanti, abbiamo tante idee e nessuno le prende in considerazione.

L’ultima domanda. Come vorresti congedarti da questa intervista con i nostri lettori?

Diceva Nietzesche: “Bisogna fare di sé dei capolavori”, credo che dai vecchi del passato dovremmo iniziare non solo a leggere e citare, ma a mettere in atto, semplicemente.

Giada Passanisi

viv@voce

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